Rimini risale la china in Europa

La provincia di Rimini, con l’arrivo dei sette comuni dell’Alta Valmarecchia,  marcia spedita verso i trecentocinquanta mila residenti, l’Emilia Romagna si sta avvicinando ai quattro milioni e mezzo, mentre l’Unione Europea a 27 Paesi  ha superato i settecentotrenta milioni di persone.  Questo è l’universo in cui una provincia europea, con i suoi abitanti, si trova oggi a dover agire. Come si vede dai numeri i contesti sono estremamente diversi. Locale (provinciale)  è veramente piccolo, se confrontato col regionale, ma lo diventa ancora di più nello spazio europeo, anche solo quello della moneta unica (17 Paesi).     

Per una impresa trovare clienti in un mercato locale non è la stessa cosa che guardare all’Europa. Centinaia di milioni di potenziali consumatori, geograficamente non troppo distanti,  sono una opportunità, ma anche una sfida, perché raggiungerli non è facile, anche se le nuove tecnologie di internet possono dare una mano. E per molte nostre piccole imprese la sfida, da sole, è piuttosto ardua. Ma per crescere, o magari solo sopravvivere, non ci sono molte alternative.

Così anche un territorio, tutto sommato piccolo, tanto più se la sua economia non marcia proprio a ritmi da campione, è quasi obbligato a guardare e pensare in grande. L’Europa offre spazi e mercati da conquistare, ma consente anche confronti, dove ciascuno può misurarsi col vicino, appena oltre il confine nazionale.  E’ quello che abbiamo fatto con la provincia di Rimini, mettendo a confronto la crescita di un decennio (1998-2008), in termini di produzione di ricchezza (il cosiddetto Pil), con realtà europee paragonabili.

Il risultato premia, anche nella classifica europea delle province, il periodo di crescita che l’economia riminese ha avuto almeno fino al 2007 e che gli ha consentito di risalire dalla 574ma posizione del 1998, alla 380ma nel 2008 (da tenere presente che nel 2004 sono entrati nell’Unione Europea 12 nuovi Paesi, soprattutto dell’Est, con le loro regioni, generalmente più povere).  Un balzo in avanti di quasi duecento posizioni guadagnato con un modesto incremento del Pil per abitante, se confrontato con la media europea: da 117 (fatta la media UE uguale a cento) del 1998 a 123 del 2008 (in cifra da 19.900 euro a 30.900 euro). Vuol dire che se Rimini è cresciuta gli altri non sono stati fermi, infatti il Pil medio per abitante in Europa è passato da 17 a 25 mila euro.

Comunque un passo avanti,  che però lascia  inalterata la distanza con le prime province super star (Inner London, Pirkanmaa, Arnhem e Paris)   munite di una ricchezza per abitante quasi tripla rispetto a  Rimini. Vertice che però ha assistito, con l’arrivo negli ultimi dieci anni di nuove province a contendersi la scena, ad un rimescolamento di posizioni (sono scese Frankfurt, Munchen e Wolfsburg).

Rimini risale nella graduatoria europea delle province, ma ne restano sempre più di trecento davanti: una distanza che marca  lo spazio di miglioramento da percorrere (sempre che la crisi in corso non stia compromettendo i risultati raggiunti).

Anche se il confronto è stato fatto tra la ricchezza provinciale  per abitante, un dato quindi omogeneo,  è però risaputo che le grandi città-province, spesso capitali nazionali, dove si concentrano produzioni e servizi di particolare pregio, hanno una marcia in più in termini sia di opportunità che di produzione di ricchezza. Valga per tutti il ruolo finanziario di Londra.

Infatti le distanze relative tra le province d’Europa si ridimensionano quando sono messi a confronto realtà territoriali con una popolazione paragonabile (intorno ai 350 mila abitanti). Rimini, con l’arrivo dei nuovi comuni  ci si avvicina.

In questa nuova graduatoria, fatta per l’anno 2008, dopo Salisburgo e Offenbach, con un Pil per abitante di 39 e 33 mila euro, viene Rimini, che si  lascia dietro province olandesi (Friesland), francesi (Yonne e Allier), spagnole (Salamanca),  portoghesi (Baixo Mondego) e italiane (Lecco e Livorno).

Un diverso confronto non cambia la necessità di guardare alle situazioni più dinamiche e ricche, per opportunità e reddito, ma  perlomeno lo rende un compito meno arduo. Un compito da cui Rimini non può comunque distrarsi viste le criticità dell’occupazione e delle deboli previsioni di crescita per i prossimi anni.