Rimini: l’altalena della qualità della vita

Le graduatorie sono diventate una sorta di sport nazionale, ne esistono di tutti i tipi e basta cambiare un indicatore perché da un anno all’altro si possono fare salti, all’insù o all’ingiù, mortali.

Questo è capitato anche per la Qualità della vita, che cambia, spesso repentinamente, dipendendo dal metodo che è stato utilizzato per misurarla. Anche se, va ammesso, gli indicatori devono essere aggiornati per descrivere una realtà che cambia: per esempio le connessioni alla banda larga un tempo non c’èrano.

Adottate queste precauzioni,  l’indice sulla Qualità della vita stilato ogni anno dal  quotidiano Il Sole 24 Ore è comunque un termometro che può offrire  interessanti spunti di riflessione.

All’inizio, nel lontano 1997 quando fu pubblicato per la prima volta, la provincia di Rimini occupava la 55ma posizione tra le 103 province italiane.  Stava nel mezzo.  Anno dopo anno cominciò a recuperare posizioni, fino ad arrivare, nel 2001, ad essere la settima in Italia per migliore qualità della vita. Un bel risultato. In quell’anno, i comuni dell’Alta Valmarecchia non erano ancora entrati, gli occupati in tutta la provincia erano 122 mila, con un aumento di seimila sull’anno precedente.  Potremmo dire che la situazione volgeva al bello.

L’anno successivo, 2002, seguì un repentino peggioramento e Rimini ridiscese al 30mo posto.  E’ l’anno, giusto per inquadrare il cambio di rotta, che segue l’attentato alle Torri Gemelle in America avvenuto nel settembre 2001 e dell’introduzione dell’euro come moneta unica in 12 Paesi europei. In più cominciano a farsi sentire gli effetti dello scoppio, avvenuto sempre l’anno prima, della bolla dei titoli collegati ad internet (le quotazioni di borsa erano aumentate quattro volte)  e della new economy (quando molti sostenevano che le crisi economiche sarebbero state un ricordo).  Inizia una pesante recessione, che a Rimini si fa sentire.

A metà del duemila l’indice della qualità della vita recupera posizioni:  dalla 37ma  del 2003 Rimini risale all’11ma, nel 2006. In questo periodo, dal 2004 al 2005, gli occupati passano da 121 a 127 mila. Un segnale tangibile di miglioramento.

Poi scoppia, nel settembre 2008, l’ultima crisi,  collegata alle speculazioni finanziarie e immobiliari che dagli USA si diffonde  in tutto il mondo.  Questa volta, al contrario della precedente, Rimini sembra addirittura giovarsene, passando dalla 39ma posizione del 2008 alla quarta nel 2012. Il miglioramento dell’occupazione (grazie anche alla regolarizzazione, nel 2010, degli immigrati presenti) conferma questa risalita verso i vertici della qualità della vita.

Negli ultimi due anni si torna però di nuovo a perdere posizioni e i 5 posti persi nel 2014, si sommano ai 23 ceduti nel 2013, portando la perdita complessiva a 28 posizioni in soli due anni. Certamente un bel tonfo, confermato, di nuovo, dal peggioramento dell’occupazione, scesa di 6 mila unità, da 140 a 134 mila, che diventano  8 mila se il confronto si fa col 2011.

In buona sostanza, anche se gli indicatori che sono presi in considerazione per stilare la classifica sono tanti, l’andamento del lavoro sembra confermare l’andamento ciclico dell’indice di qualità della vita della provincia di Rimini. Se migliora l’uno lo fa anche l’altro e viceversa. In fondo è un elemento centrale, al cui cospetto tutto il resto diventa quasi secondario.  Che non vuol dire ininfluente.