Rimini: il reddito e la spesa

 In Italia, alcuni comuni con una capacità fiscale nettamente inferiore alla media del Paese presentano una spesa procapite molto superiore. Questi comuni cicala, perché spendono troppo senza averne le possibilità, sono localizzati soprattutto in Sardegna, Sicilia e Molise. I comuni formica, invece, si trovano in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. Questo è quanto emerge dal confronto tra la capacità fiscale (imponibile Irpef procapite) e la dimensione della spesa corrente dei comuni italiani realizzata dal Centro Studi Sintesi.

Il quale scende anche nel dettaglio comunale,  da cui emerge una Rimini  in versione piuttosto  mesta, dove cioè si guadagna un 13 per cento in meno in meno della media nazionale (fatta uguale a cento) e si spende di conseguenza anche meno. I numeri sono coerenti, reddito basso e spesa bassa, ma tutti sanno che questa, almeno per la componente redditi, non è la realtà.   Perché se così fosse vorrebbe dire trovarsi sullo stesso livello della maggioranza dei comuni del Sud, notoriamente più poveri.

Nel 2009, gli oltre 82 mila contribuenti del comune di Rimini hanno denunciato un reddito medio di poco inferiore a 22 mila euro, a fronte della produzione di un valore aggiunto per abitante (che misura la produzione di ricchezza)  di circa 30 mila euro, ben  superiore quindi al valore nazionale, che non arriva a 24 mila euro.

Nella differenza si annida l’evasione (occultare reddito al fisco)  o l’elusione (quando si cercano cavilli per occultare). Qual è la conseguenza ?  Che mentre il reddito sarebbe da rivalutare, la spesa è quella reale, come risulta dai bilanci pubblici. Ed è bassa, sotto la media nazionale, perché probabilmente non viene alimentata dalle tasse dei contribuenti. Parma, Modena e Bologna possono spendere di più, perché hanno più entrate.  Ecco quindi un caso lampante di cosa succede quando si evadono le tasse: ci sono meno risorse pubbliche, quindi sarà più difficile approntare tutta una serie di servizi al cittadino, dagli asili ai centri per gli anziani, tanto per fare qualche esempio. Ma senza servizi, compreso quelli dedicati alle imprese, anche lo sviluppo economico ne risente e cresce anche la disuguaglianza sociale, perché è noto che a venire penalizzati saranno quei cittadini che non potranno comprarsi, pagando,  servizi essenziali.