Rimini Fiera: scalando posizioni

Il punto di partenza

 La nascita di Italian Exhibition Group SpA (IEG)  la società sorta, ufficialmente il 1° novembre 2016,  dall’integrazione di Rimini Fiera e  Fiera di Vicenza, che secondo le prime stime nel 2016  ha totalizzato un fatturato complessivo di 123 milioni di euro, ospitando 15 mila espositori e 2,5 milioni di visitatori, tra fiere, congressi ed eventi, offre certamente l’immagine di una realtà fieristico-congressuale dinamica che, inutile negarlo, da una mano a ri-costruire quel clima di fiducia verso il futuro, che da troppo tempo si è rarefatto.

Perché la crisi, scoppiata nel 2008, ha colpito anche il settore fieristico-congressuale, come dimostra l’andamento dei ricavi (fatturato) del Gruppo Rimini Fiera (che attraverso la capogruppo Rimini Fiera Spa controlla o partecipa altre 14 società) passato da  95 milioni di euro del 2008, 70 milioni per attività fieristiche,  l’ultimo anno di un periodo di crescita iniziato nel 2001,  a 75 milioni di euro nel 2015, di cui 58 milioni di euro da attività fieristiche (Bilanci 2010 pag.12 e 2015 pag. 18).

L’ultimo accordo, siglato ad inizio 2017, con le fiere dell’oro di Arezzo (Oro Arezzo e Gold Italy)  rafforza ulteriormente la IEG e la propensione all’internazionalizzazione del sistema fieristico locale  nazionale, uno degli obiettivi strategici della nuova società.

Potenziamento e internazionalizzazione che fa bene anche all’occupazione che è salita, solo quella della capogruppo Rimini Fiera Spa, da 113 unità del 2009  a 167 (tempo pieno equivalente) di  fine 2015 (Bilanci 2010 pag.51 e  2015 pag 173).

 Il posizionamento

Quando una impresa locale, come in questo caso, si rafforza e si volge alla conquista di mercati internazionali, alla inevitabile soddisfazione  si accompagna la curiosità di capire con quali concorrenti si troverà a competere. In altri termini, quale verrà ad essere il posizionamento della nuova società nel contesto europeo e mondiale.

In termini di superficie espositiva coperta, Rimini Fiera può attualmente contare con 118  mila metri quadrati (che diverranno 129 mila nel 2018), che la posiziona al 37° posto, quasi a pari merito con Fiera Roma,  tra i 55 maggiori Centri fieristici mondiali con disponibilità di superficie superiore a cento mila mq., di cui 18 si trovano in Europa e 7 solo in Germania. Una posizione che migliora ulteriormente aggiungendo, a quelli di Rimini Fiera, i 71 mila metri quadrati della Fiera di Vicenza.  Con un totale, sommando le due  superfici, di 189 mila metri quadrati,  la IEG  sale al 3° posto in Italia e al 20° nella graduatoria mondiale per capacità espositiva,  poco sotto Bologna Fiere, Fiera di Madrid e Valencia.

Certamente Hannover, il più grande spazio fieristico mondiale con 463 mila metri quadrati, è lontano, ma avvicinandosi a 200 mila metri quadrati di superficie la IEG  entra nel gruppo dei grandi contenitori fieristici.

Disporre dello spazio è una condizione necessaria ma non sufficiente per attrarre espositori e visitatori. Il resto dipende dalla capacità di organizzare manifestazione leader, di respiro internazionale e che coinvolgano intere filiere di settore.

Considerando solo le fiere di carattere internazionale che si sono tenute nel 2015, e classificandole per numero di visitatori,  il primo posto, in Europa, con oltre 5 milioni, di cui il 13 per cento costituito da stranieri, spetta a Parigi, seguito, in seconda posizione, ma poco distante, da Fiera Milano.

Hannover, che primeggia per capacità espositiva è solo terzo per visitatori (1,8 milioni), di cui stranieri, però, il 23 per cento.  Pubblico straniero che affolla ancora più numeroso, sino a coprire il 47 per cento del totale dei visitatori, le fiere di Francoforte, confermando, se ce ne fosse stato bisogno, il grado di internazionalità delle manifestazioni fieristiche tedesche, specchio piuttosto fedele del grado di apertura al mondo dell’economia di quel Paese.

Venendo al sistema fieristico dell’Emilia Romagna, e classificandolo sempre per numerosità dei visitatori, Bologna, con poco più di mezzo milione, precede di poche lunghezze Rimini che, a parità di eventi internazionali organizzati, totalizza solo qualche migliaia di  visitatori in meno (i visitatori di Rimini Fiera salgono però a 1,8 milioni considerando tutti gli altri aventi organizzati).  Ma ricordando che  la capacità espositiva della Fiera di Bologna (200 mila mq) è maggiore di quella di Rimini, vuol dire che le manifestazioni organizzate a Rimini, anche se mobilitano meno espositori ed occupano uno spazio minore, hanno una capacità di richiamo, in termini di pubblico ed operatori specializzati, maggiore.

Con questi numeri Rimini Fiera si conferma, nel 2015, al quarto posto in Italia per organizzazione di eventi internazionali, dopo Milano,Verona e Bologna.  Posizione che potrebbe migliorar nel 2016, in virtù degli accordi siglati.

In Emilia Romagna, tolto Parma che fa circa 240 mila visitatori, il resto ha movimenti che non arrivano alle cento mila unità, di cui appena un due per cento provenienti dall’estero.

Altri numeri che contano, e forse sono i più pesanti, riguardano i fatturati, 2015, della maggiori società fieristiche internazionali: secondo calcoli dell’Associazione AUMA, in testa a tutti, con 1.183 milioni di euro c’è’ l’inglese Reed Exhibitions, segue un’altra società inglese, la UBM pic, con 855 milioni, quindi Messe Frankfurt (Germania), con 648 milioni. Fiera Milano è settima con 337 milioni di euro, BolognaFiere 26ma con 119 milioni di euro, più in basso il Gruppo Rimini Fiere con 75 milioni di euro, di cui 58 milioni provenienti dalla capogruppo.

Da notare che, in termini di fatturato,  cinque delle maggiori società fieristiche mondiali sono tedesche.

Se, come è stato anticipato, Italian Exhibition Group Spa chiuderà  il 2016 con un fatturato di 123 milioni, potrebbe superare BolognaFiere ed entrare nel panteon delle società mondiali che hanno superato i cento milioni di fatturato.

Un risultato di cui questo territorio può andare orgoglioso, che deve però costituire un punto di passaggio e non di arrivo, perché anche nel settore fieristico la competitività non si ferma.