Quelle 28 mila case in più

Un indicatore dell’abbondanza (o della scarsità) delle abitazioni rispetto alle famiglie che le dovrebbero occupare è dato dal loro rapporto, che nella provincia di Rimini, causa anche le residente turistiche, è stato sempre superiore all’unità. In altri termini, ci sono sempre state più abitazioni che famiglie.  Il fenomeno delle abitazioni non occupate (vuote), almeno nei periodi dei censimenti che in genere si fanno ad ottobre, si mantiene su valori limitati fino al 1971 del secolo scorso (poco meno di dieci mila), per esplodere subito dopo, quando crescono ininterrottamente fino ad arrivare al numero di 26 mila nel 2001, che è l’equivalente del 20 per cento del patrimonio abitativo complessivo.  Il boom edilizio è stato anche questo.

Oggi, anche per l’esaurimento del territorio, soprattutto sulla costa, i ritmi di crescita si sono un po’ attenuati. Nondimeno la forbice tra numero delle abitazioni complessive (164 mila) e famiglie (136 mila), come mostra l’ultimo censimento 2011, continua a crescere in valore assoluto,  avendo raggiunto, la differenza,  le 28 mila unità abitative. Questi dati tengono conto dei nove comuni dall’Alta Valmarecchia entrati a far parte della provincia di Rimini, che  portano la loro dote di case non abitate, arricchendo così il patrimonio complessivo delle abitazioni.

E’ pur vero che le abitazioni non utilizzate ogni dieci famiglie residenti sta scendendo, da 2,5 del1991 a2,1 del 2011, ma rimane pur sempre un polmone consistente.    Il problema, semmai, è che non sempre le abitazioni vuote sono economicamente alla portata di chi, prima di tutto giovani coppie e famiglie immigrate, una  casa la sta cercando.  Eppure quanti vivono e lavorano stabilmente su un territorio dovrebbe però avere una specie di diritto di precedenza, rispetto a tutti gli altri. Anche perché non si fa un uso efficiente di un territorio limitato consentendo che venga occupato solo  pochi mesi l’anno. E’ un lusso che non possiamo più permetterci.