Pro memoria per il futuro sindaco

Quando i candidati a sindaco dichiarano che per stilare un programma faranno un tour tra i cittadini per raccogliere i loro desiderata,  il sentimento prevalente, inutile negarlo, è lo scoramento. Perché il normale elettore si immagina che chi si candida al governo di un comune una idea dei problemi sul tappeto dovrebbe averla. Poi si può aggiustare, discutere le modalità, ma i temi fondamentali da affrontare dovrebbero essere già acquisiti. 

Così, per venire in soccorso all’agenda del futuro sindaco di Rimini ci permettiamo, seguendo l’economia e lo sviluppo locale da una quindicina di anni, di suggerire alcuni temi prioritari.

Al primo posto quello del lavoro: dopo aver perso, negli ultimi due anni, undici mila posti, prevalentemente femminili, ed avere all’estero, emigrati, ventisei mila riminesi, soprattutto giovani e laureati, costituirebbe una disattenzione grave non inserire questo tema dall’ordine delle priorità.

Rimini ha bisogno di più lavoro, ma non un lavoro qualsiasi, che fa guadagnare un terzo meno di un capoluogo emiliano. Ci vuole un buon lavoro.  Che c’è, ma in misura insufficiente.

Questo vuol dire mettere mano alla struttura economia del territorio. Il turismo, occupa molto, ma per periodi brevi e paga poco. La ragione per cui le migliori professionalità si tengono a distanza. 

Bisogna avviare una nuova fase di destagionalizzazione,  attivando nuovi prodotti e servizi turistici con la mira a raddoppiare, nel tempo di un decennio, le attuali presenze non stagionali (fiere e congressi hanno elevato la quota extra stagionale da zero al 16 per cento di oggi). Perché solo aggiungendo mesi all’apertura di tanti hotel, lavorare nel turismo, settore a prevalenza presenza femminile, diverrà appetibile.      

Ma ancora non basta. Perché anche a parità di contratti di lavoro a tempo indeterminato, il turismo, per sua caratteristica, non solo riminese, continuerà a pagare meno (attualmente la retribuzione annuale è la metà della manifattura). 

Un gap che si può riequilibrare solo incentivando e trovando spazio, nel territorio, ad altre attività tecnologiche molto innovative. Dove si pagano buoni stipendi e si offrono nuove opportunità a tanti giovani, senza che si vedano costretti ad emigrare all’estero.     

Quali azioni mettere in campo per raggiungere questi obiettivi è compito della programmazione e della politica.  In nessun caso sarà il mercato, da solo, come non è stato fin qui, a rimediare a queste criticità.

Può invece essere il mercato, in collaborazione col pubblico, offrire più posti negli asili, in particolare per la prima infanzia, dove Rimini sconta un ritardo rispetto alle altre realtà regionali.  Faciliterebbe il lavoro di tante donne, che spesso sono costrette a lasciare il lavoro dopo la nascita del primo figlio.