Primarie PD per i parlamentari: una partita interna

Recita il Regolamento per le candidature al parlamento per le elezioni politiche 2013 approvato dalla Direzione Nazionale del PD del 17 dicembre 2012:  “Ai fini della più ampia partecipazione e del rinnovamento della politica, il Partito democratico promuove primarie aperte per la selezione delle candidature al Parlamento nazionale …..Attraverso lo strumento delle primarie il Partito democratico intende selezionare i propri candidati in coerenza con i suoi principi statutari e con la vocazione di partito di governo, aperto alla società, ……..Possono essere candidati/e alle primarie gli/le iscritti/e al PD e i/le cittadini/e che si dichiarino elettori/ici del PD”.

Detto in altri termini, il Regolamento afferma  che nelle “primarie aperte” del PD si possono candidare gli  iscritti ma anche semplici “elettori/trici” non iscritti.   Un Regolamento ragionevole che prende atto di una realtà piuttosto evidente: i voti si prendono dagli iscritti, pochi in tutti i Partiti, ma soprattutto nella società, sempre meno rappresentata nei luoghi della politica, anche per effetto di una legge elettorale che affida la compilazione delle liste a pochi capi partito.  Una lontananza ben evidenziata dall’esito delle ultime elezioni siciliane dove ha votato meno della metà degli aventi diritto.

Quindi ci si sarebbe aspettato, anche per coerenza con i  propositi enunciati, che tra i candidati alle primarie locali avesse trovato posto almeno qualche “elettore/trice” esterno, proveniente appunto dalla società civile.  Invece a sorpresa, ma non tanto, tutti e cinque i candidati alle primarie del PD riminese sono iscritti e ben organici, per ruoli ricoperti o che ricoprono, al Partito.

L’apertura alla società, com’era già capitato per le precedenti primarie del dicembre 2010 in occasione della scelta del candidato Sindaco di Rimini, è di nuovo rimandata a data da destinarsi.

Legittimo, niente da dire. Però se il Partito Democratico pensa di riservare sempre ai suoi membri più prossimi tutte le candidature tanto vale dichiararlo esplicitamente, senza infingimenti e annunci di aperture improbabili. Mettendo in conto le conseguenze: la prossima volta saranno ancora meno a crederci.

Perché della società civile che fa riferimento al centro sinistra, che pure ha partecipato numerosa alle primarie per la scelta del candidato a premier (la scelta Bersani-Renzi per intenderci), non si è fatto avanti nessuno ?

Probabilmente gli sforzi, se ci sono stati, per cercare nella società sono stati insufficienti, oppure i tempi e le procedure sono sembrati più adatti a chi poteva già contare con qualche gruppo di sostenitori alle spalle.  Perché metodi e procedure, è noto, non sono mai neutrali.

Comunque sia, il risultato è un Partito che dice di aprirsi ma poi finisce per  chiudersi in se stesso, scegliendo d’impoverire l’offerta delle candidature e  la contendibilità del risultato piuttosto che accettare la sfida di aprirsi alla società.  E’ un vero peccato, perché questa scelta, non si sa quanto consapevole, sminuisce il ricorso alle primarie, ovviamente senza nulla togliere al lavoro appassionato e gratuito di tanti volontari.