Pini, il deputato leghista, Gnassi, il candidato del PD e il Palacongressi

Dichiarazione di Andrea Grassi del 2 aprile 2011: “Tutti sanno che Pini voleva segare sia l’Aeroporto di Rimini che il Palacongressi. Noi lavoriamo per aprirlo. Lui per tenerlo chiuso. Secondo uno studio dell’Università di Bologna, Rimini per la chiusura del Palacongressi ha già perso 12 milioni di euro. Bisognerebbe chiedere il risarcimento per questo danno alle imprese, ai lavoratori e al territorio di Rimini al signor Pini. Perché non li da lui – conclude Gnassi – 12 milioni di euro?” 

Si fa polemica in tempi normali, figurarsi in periodo elettorale. Però, per essere seri, bisogna mantenere una certa misura e soprattutto non dimenticare il buon senso. Se i lavori del Palancongressi non sono stati fatti bene (ricordiamo che le violazioni ravvisate nel cantiere del Palas dai periti della Procura riguardano le staffe di rinforzo dei pilastri che non rispettano le norme antisismiche. Non un pilastro, ma ben sei su dieci non sono a norma)  la colpa non è del deputato Pini, che ha solo fatto la denuncia, ma probabilmente della ditta che li ha eseguiti e del committente, cioè la Fiera, che avrebbe dovuto controllare e non lo ha fatto.  E’ vero invece che i danni di questa mancanza di controlli ricadranno  su tutti i contribuenti riminesi, gli unici a non avere avuto nessuna colpa.  Questo per ristabilire l’equilibrio delle cose. 

(ricordiamo che le violazioni ravvisate nel cantiere del Palas dai periti della Procura riguardano le 

staffe di rinforzo dei pilastri che non rispettano le norme antisismiche. Non un pilastro, ma ben sei su dieci non sono a norma)