Periferie: Rimini nord a motori spenti

Il Quartiere 5 di Rimini, che si estende da Santa Giustina a San Vito, per finire alle Celle, compreso tutta la zona mare da Torre Pedrera a Viserbella, dove risiedono oltre 33 mila persone, è il più popoloso del comune di Rimini. Non solo. E’ anche quello che, dall’anno 2000, quando gli abitanti non arrivavano a 26 mila, è cresciuto di più. Praticamente il doppio della media comunale: più 30 per cento il Quartiere 5, più 14 per cento il comune di Rimini.

E’ probabile che l’aumento della popolazione, visto che la zona mare è da tempo quasi interamente costruita, sia da addebitare alle aree interne, urbanizzate di recente.  

Il più popolato ma non il quartiere, che si estende su una superficie di 35,3 kmq, con la maggiore densità, che è di 945 abitanti per kmq, molto lontana dai circa 6 mila abitanti dei Quartieri 1 (Centro storico) e 2 (Borgo San Giovanni-Lagomaggio). La densità sicuramente è più elevata se consideriamo solo la fascia mare, a valle della ferrovia.

Per aver un confronto, si consideri che la popolazione di Santarcangelo di Romagna, non troppo distante, si ferma a 22 mila abitanti e quella di Riccione, il secondo centro abitato della provincia, è di 35 mila.

Insomma, con questi numeri il Quartiere 5 figura tra i maggiori centri urbani della costa. Se questo è vero, una domanda sorge quasi spontanea: gli abitanti hanno a disposizione gli stessi servizi delle città comparabili ?  Certo, un quartiere di una città è parte di un insieme più grande (il comune cui appartiene)  e non è una entità autonoma, ma l’accesso ai servizi, a distanze ragionevoli, non può essere troppo diverso.

Il rifacimento e la ciclo-pedonalizzazione dei sei chilometri del lungomare, da Torre Pedrera a Rivabella, ribattezzato Parco Mare Nord, il cui termine di lavori è previsto entro la prossima estate, è certamente un intervento di riqualificazione urbana, anche in termini turistici, che andava fatto.

Sperando che serva anche da stimolo alla riqualificazione delle strutture ricettive, diverse chiuse, altre piuttosto obsolete, se quel pezzo di costa vuole salire nella scala della competitività.

Perché se i prezzi possono essere un indicatore della qualità dei servizi, qualche hotel lascia molto a desiderare. Utilizzando una delle piattaforme di prenotazioni più in voga, abbiamo fatto una simulazione, fingendoci una coppia di vacanzieri per il periodo 14-20 giugno prossimo, quindi sei notti, in un hotel di tre stelle. Per l’intero periodo, colazione inclusa, abbiamo trovato offerte da 304 euro, con un addensamento intorno ai 400-500 euro, fino a più di mille euro (pochi).

Un importo che diviso per sei notti vuol dire una spesa media giornaliera, per due persone, che va da 50 a 75 euro, fino ad un massimo di 170 euro circa. Tariffe, le prime, che non consentono molti margini. Ragione, spesso, per cui non si fanno investimenti. E si continuano a pagare gli artigiani (elettricisti, idraulici, ecc) a fine stagione, per lavori eseguiti in primavera, quando non addirittura a Natale.

Problemi, quelli dell’ammodernamento e della competitività delle strutture di accoglienza, che la pandemia ha certamente reso più difficile, ma che preesistevano.  E non da poco.

Ma se il turismo è una attività prevalentemente estiva, anche se qualche hotel, grazie al miglioramento di alcuni collegamenti viari con la Fiera, ha potuto prolungare la sua attività  catturando segmenti di clientela fieristica, i residenti usufruiscono del territorio tutto l’anno.

E qui le voci ascoltate sono piuttosto concordi: l’area è andata spegnendosi negli anni. Certo adesso c’è il Polo scolastico, col movimento giornaliero di qualche migliaio di studenti, ma il rapporto scuola-territorio, inteso come scambio socio-culturale, non esiste.

I più “anziani” ricordano gli anni ottanta quando Viserba  contava con diversi locali da ballo, alcuni di tendenza come lo Slego, ma anche di altri generi, compreso il liscio.

Addirittura si racconta che il fenomeno Slego uscì dall’Italia, conquistando fama estera, con recensioni sul Times e Melody Maker, il più antico settimanale musicale del mondo, che lo definì “The most exciting Rock Club of Italy!”. Da Viserba al mondo.

Spazi che più tardi sarebbero stati  trasformati, quasi tutti, in assai meno eccitanti condomini.

Per il cinema d’inverno c’era il Rivoli, che richiamava pubblico anche da Rimini, e l’offerta era ancora più abbondante d’estate, in genere con proiezioni all’aperto (Arena Imperiale, Arena Roma, Arena Italia).

Del passato che fu, “alla riscoperta della propria identità territoriale”, ci pensa la pagina facebook dell’Associazione l’Ippocampo, che raccoglie foto, filmati e testimonianze d’epoca, e qualche volta organizza serate a tema.

Ma oggi tutto questo non esiste più. I luoghi di aggregazione dei giovani sono cambiati e nemmeno i bar, quelli che resistono (in Piazza Pascoli da 4 ne è rimasto uno), fanno al caso loro.

Resiste la biblioteca di quartiere, aperta però solo due volte a settimana, per non più di un paio d’ore. Troppo poco.

Ad organizzare occasioni di incontro, ricreativi ma anche culturali, per anziani e giovani, anche on line, è rimasta la Parrocchia, che ha anche un sito web e una pagina facebook. Ed è già al lavoro per organizzare  i prossimi “lunedì di Viserba”: ciclo di conferenze all’aperto per la prossima estate.

In questi giorni si discute se la nuova piscina, che il Comune vuole costruire, deve occupare un pezzo del parco pubblico al lato del Centro sociale Viserba 2000 o andare altrove. I pareri sono discordi, dipendendo dalle valutazioni dei pro e dei contro.

Ma pochi pensano che questa contribuirà a rendere più vivace e stimolante la vita del quartiere.