Per Rimini l’Europa è il principale mercato

Si afferma, ed è altamente auspicabile, che l’Europa non debba essere solo un mercato, ma non si può negare che per tanti, compresa la provincia di Rimini, i 505 milioni di residenti nei 28 Paesi dell’Unione Europea (Ue), di cui  333 milioni nell’area euro, sono anche un grande mercato. Tra l’altro il più vicino.

Nel 2013, con una leggera crescita dello 0,3 per cento sull’anno precedente, questo territorio ha esportato beni per 1.858 milioni di euro, di cui un buon 47 per cento sono finiti proprio in un paese dell’Ue. Aggiungendo gli altri paesi europei che non fanno parte della Ue, come la Russia o l’Ucraina per citarne alcuni, le merci che uscendo da Rimini hanno preso la strada di un paese europeo sono state più dei due terzi del totale. Considerando inoltre che dall’Europa arriva anche il 65 per cento dell’import, i legami commerciali col vecchio continente sono evidenti.

Anche se dallo scoppio della crisi, nel 2007, ad oggi qualche cambiamento c’è stato: il mercato della Ue, pur restando il più consistente, è sceso di  nove punti percentuali, compensato soprattutto dalla crescita dell’Asia.

Per Rimini i paesi  europei dove esporta di più sono, in ordine d’importanza: la Russia con 222 milioni di euro, la Francia 168 milioni, la Germania 122 milioni, il Regno Unito 75 milioni, la Spagna 66 milioni e la Polonia 50 milioni. Con meno tutti altri.

Ma per la provincia di Rimini i collegamenti con l’Europa vogliono dire anche flussi turistici in arrivo: nel 2008, su oltre 600 mila arrivi dall’estero, l’Europa ne forniva più del novanta per cento.

Cinque ani dopo, nel 2013, gli arrivi esteri sono saliti a 757 mila, il 24 per cento del totale, di cui  il 94 per cento di provenienza europea (paesi Ue e non).

Con qualche cambiamento anche su questo fronte: perché se nel 2008 erano i tedeschi i turisti stranieri  più numerosi in riviera, con 100 mila arrivi circa, nel 2013 sono diventati i russi con 206 mila arrivi, relegando i tedeschi, con 129 mila arrivi, al secondo posto.

Turismo estero che, nel 2013,  ha portato sulla costa 579 milioni di euro, cento in più dell’anno prima, ed il valore regionale più alto (Bologna è seconda con 548 milioni di euro).

In sintesi, nonostante la tanto decantata globalizzazione, che sicuramente ha allargato gli orizzonti, per  Rimini, come per l’Italia, l’Europa rimane il principale mercato di riferimento.  Ed avere un’area dove le merci e le persone possono spostarsi senza più barriere doganali (burocrazia e code alle frontiere)  e monetarie  (dover cambiare moneta ogni volta che si varca il confine nazionale, solo a vantaggio della case di cambio o delle banche) non è un vantaggio da poco.  Non risolve la competitività,  necessaria per vendere sui mercati esteri beni e servizi, ma per lo meno ne riduce i costi inutili.