Novafeltria: onori e oneri di un comune al servizio dell’Alta Valmarecchia

L’attuale Novafeltria, denominazione che risale al 1941, è la trasformazione di quello che all’inizio del Novecento si chiamava Mercatino Marecchia. Comune, diventato noto per le sue fiere di agosto, che  comprendeva, tra l’altro, le frazioni di Secchiano, Perticara, località dove ha funzionato fino al 1964 la più grande miniera di zolfo delle Marche e della Romagna, Talamello e Maiolo, diventati poi comuni autonomi nel 1945.

Con i suoi 7 mila residenti, aumentati di settecento unità negli ultimi decenni, con una popolazione anziana piuttosto elevata, il 29 per cento supera i 65 anni, dietro solo a Casteldelci, Sant’Agata Feltria e Pennabilli, oltre ad essere il comune più popoloso è anche il centro economico e dei servizi dell’Alta Valmarecchia.

La sua Città della Salute, come la definisce il sindaco di Novafeltria Stefano Zanchini, medico al suo secondo mandato, comprende: l’Ospedale Sacra Famiglia, che conta con reparti di chirurgia generale, medicina interna e lungodegenza, più il servizio di pronto intervento; una Casa della Salute, dove è sempre possibile trovare un medico; un Ospedale di Comunità, con infermieri/e disponibili per visite domiciliari, per persone che devono essere seguite, anche per più giorni, ma non sono da ricoverare. Infine, una Residenza per anziani. Tutto questo, insistendo nella stessa area dell’Ospedale, trova in Cittadella della Salute sicuramente una definizione appropriata.

Centralità non fa però rima con vicinanza. Novafeltria è un polo di richiamo, ma non è proprio vicino a tanti comuni dell’Alta Valmarecchia: da Pennabilli ci sono 11 chilometri, da San Leo 17 e da Casteldelci 21 chilometri.

Aggiungendo che ci sono medici di famiglia prossimi alla pensione come a San Leo, o già andati come Talamello, con grosse difficoltà di rimpiazzo per mancanza di candidature, il servizio sanitario deve, con urgenza, trovare altre forme di assistenza.

Ci si sta pensando, spiega il sindaco Zanchini, con l’avvio sperimentale del servizio di Telemedicina per l’assistenza a distanza. Servizio finanziato in parte dalla AUSL Romagna e in parte da un bando per le aree interne (sono comuni a forte rischio di spopolamento, soprattutto di giovani, che in Italia sono 4 mila, quasi la metà del totale) della Regione Emilia Romagna. Telemedicina che al momento parte con 4-5 pazienti, ma che potrà essere esteso sino ad arrivare, a regime, ad una trentina. Piccoli numeri che non sostituiranno il medico di famiglia, ma aiuteranno.

Polo sanitario ma anche scolastico, perché Novafeltria è l’unico comune dell’Alta Valmarecchia sede di un Istituto secondario di 2° grado (già secondaria superiore): il Tonino Guerra, con circa 900 alunni, diversi provenienti da comuni toscani vicini come Badia Tedalda.

Sommando a questi, gli alunni della scuola secondaria di 1° grado (media), primaria (elementare) e infanzia, la popolazione studentesca complessiva di Novafeltria sfiora i 1.500 alunni.

Sappiamo che, per frenare lo spopolamento, i servizi contano ma ci vuole anche il lavoro. Gli occupati, nelle oltre 600 aziende attive nel comune di Novafeltria, sono circa tre mila, cui sono però da aggiungere trecento disoccupati che lo cercano (dati 2019). La crisi  dell’Alfa Gru (per l’edilizia) del decennio scorso, che era arrivata ad occupare 160 persone, non ha certo aiutato. L’Azienda, nel 2017, è ripartita, ma solo per fornire ricambi e assistenza ai vecchi clienti.

Fortuna vuole che nel frattempo un altro storico marchio, Indel B, che ha la sede principale a Sant’Agata Feltria, abbia aperto a Secchiano, nell’agosto 2021, uno dei suoi stabilimenti per la produzione di frigo per camion. Poi raddoppiato con un secondo capannone, per fare posto a Indel Webasto Marine, joint venture tra Indel e il gruppo tedesco Webasto, inaugurato il mese scorso, per la produzione di cambuse (deposito cucina) per navi. I due investimenti danno lavoro a duecento persone. E lavorare a Indel è ora diventata un’aspirazione di molti.

Anche di quelli, una cinquantina al mese, che si rivolgono agli uffici del Centro per l’impiego (CPI) di Novafeltria, unico in tutta la zona, perché il più vicino è a Santarcangelo. CPI che, dovendo, a volte, suggerire di aggiornare le competenze delle persone in cerca di lavoro, ha scoperto che a Novafeltria non esiste una scuola o ente di formazione professionale a cui rivolgersi. Obbligando le persone a dover viaggiare fino a Rimini, a loro spese, per trovarne uno. Un tempo questo compito veniva assolto dalla Fondazione Valmarecchia, ma poi ha smesso.

Chi è senza lavoro, in genere per svolgere lavori precari di breve durata, lo può cercare, oppure iscriversi, sulla piattaforma regionale “Lavoroperte”, ma il mercato più praticato ed efficiente è il passaparola del bar o della piazza. Al CPI ci si va quando dal passaparola non emerge niente che faccia al proprio caso.

Andando sul sito dell’Agenzia Oasi Lavoro di Novafeltria, l’unica presente, tra fine ottobre e inizio novembre 2022 le professioni richieste erano: tecnico del fotovoltaico, montatore meccanico, tecnico termoidraulico, operatore lavorazioni plastiche, cucitrice, assemblaggio finestre e altri.

Questo riguarda il presente. Ma il Sindaco ha anche in mano progetti per il futuro: il primo, con la finalità di valorizzare l’agricoltura del luogo, riguarda la costituzione di un Centro per la ricerca e lo studio di funghi medicinali ed erbe officinali, in collaborazione con la ditta farmaceutica Valpharma di Pennabilli e la Fondazione Valmarecchia.

Il secondo progetto, con l’intento di recuperare e promuovere la geologia del territorio, è il Geo Parco, incentrato su quello che resta della ex miniera di Perticara. Dove verrà creato: dal vecchio dopolavoro dei minatori, un ostello; recuperati i forni dove si scioglieva lo zolfo;  attivati laboratori didattici per le scuole.

Terzo, al momento ancora allo stadio di idea progettuale, questa volta con l’obiettivo di promuovere il turismo lento (ricordiamo, che nonostante tutti gli impegni e le promozioni i pernottamenti nell’entroterra di Rimini sono fermi da un decennio a 150-160 mila) e che dovrebbe coinvolgere tutti i comuni,  prevede la costruzione di una Valle Avventura, dove promuovere visite naturalistiche, sentieristica e in definitiva un turismo attivo.

Ma, e torniamo ad una preoccupazione molto sentita da tutti i sindaci dell’Alta Valmarecchia, alla base di tutto c’è la richiesta, pressante, anche del sindaco Zanchini,  di una nuova via Marecchiese, ritenuta imprescindibile per ridurre i tempi di percorrenza con la riviera, facilitare le imprese (effettivamente, per i grossi camion, passare per l’abitato di Pietracuta e Villa Verucchio non è il massimo dell’agibilità), il turismo e per ultimo, frenare, se non invertire, lo spopolamento di questi territori.