“Noi non abbiamo chiuso nessun rubinetto”

di Alessandra Leardini

Le imprese continuano a lamentarsi. Su tutti i fronti: grande e piccola industria, artigianato, commercio, turistico-alberghiero. Il credito non basta. Come ha ricordato il presidente di Confindustria Rimini, Maurizio Focchi, nel suo tradizionale discorso di fine anno, a febbraio gli imprenditori intervistati nelle indagini campionarie dell’associazione, che dichiaravano una restrizione del credito erano il 75,86%, a dicembre sono l’83%. Il tema è una priorità anche del Protocollo per lo sviluppo 2012-2013, varato dalla Provincia di Rimini che, a gennaio, istituirà un tavolo di lavoro con gli istituti di credito.

Interpellate sul tema, le banche riminesi, pur confermando le difficoltà del periodo, non ci stanno ad essere “accusate”. “Siamo consapevoli del difficile momento che attraversano l’economia e la finanza ma le banche si trovano oggi costrette ad affrontare serie difficoltà” osserva la presidente di Banca Malatestiana Enrica Cavalli. “Dal lato della raccolta diventa sempre più arduo reperire fondi e reperirli a costi contenuti, dal lato dei finanziamenti la crisi economica porta con sé un serio deterioramento degli impieghi. La nostra banca opera in questo problematico contesto, eppure nel 2011 ha aumentato gli impieghi, preferendo sostenere un maggiore costo della raccolta e operazioni di rifinanziamento pur di continuare ad investire sul territorio e a sostenerlo”. Dall’altra parte, aggiunge Cavalli, “sono stati rafforzati i presidi a garanzia di una corretta valutazione, di un attento monitoraggio, di una tempestiva gestione del rischio di credito, traducendo ciò in quella maggiore selettività tale da garantire crescita sana ed equilibrata e protezione del risparmio”.

Si eroga meno credito, a detta del direttore di Banca di Rimini Giancarlo Morelli, “perché i depositi non sono sufficienti o perché da parte delle imprese non vengono presentati progetti finanziabili. Le banche, poi – aggiunge Morelli – non sono in grado di sostenere le continue richieste di credito a causa delle difficoltà insorte nel reperire nuova raccolta. La raccolta a sua volta è calata per più motivi: la crisi economica che ha inciso fortemente sulla capacità delle famiglie di accantonare somme da destinare al risparmio, il rallentamento della circolazione monetaria e la difficoltà a reperire liquidità sui mercati finanziari internazionali”. In questo contesto Banca di Rimini ha aumentato gli impieghi, nel 2011, “di oltre il 2,50%”. Ma con una maggiore selettività: “La scarsità di liquidità induce certamente le banche ad indirizzare il credito verso le imprese più virtuose ed in grado di superare questo difficile periodo di crisi economica”.

Noi siamo diventati più selettivi – afferma il direttore generale di Banca Popolare Valconca Luigi Sartoninel settore immobiliare (sulle nuove iniziative) e nel settore mutui casa (con un importo massimo del finanziamento del 70% del valore di forzato realizzo, anziché l’80%)”. Anche questa banca locale ha aumentato gli impieghi, passati “dai 956,5 milioni di dicembre 2010 a 1.008,7 di fine novembre 2011” per un incremento di 52,2 milioni di euro, +5,45% in un anno. “In generale – prosegue Sartoni – abbiamo notato minori richieste da parte delle imprese legate a nuovi investimenti (es. macchinari, scorte, ricerca, ecc.) a causa della crisi economica”.

Impieghi pressoché stabili per il Gruppo BPER. Come ricorda il responsabile Relazioni esterne Sebastiano Simonini, dal 30 settembre a 31 ottobre 2011 gli impieghi sono saliti da 48.351 a 48.956 milioni. “Purtroppo le prospettive per il 2012 non sono brillanti. E’ ormai confermato per l’Italia un periodo di recessione, con un conseguente declino del PIL. Questo potrebbe impattare negativamente sulla crescita degli impieghi e mantenere ancora elevato il costo del credito per il 2012. Inoltre occorre tener presente che i mercati hanno oggi riconosciuto l’esistenza di uno stretto rapporto tra il rischio emittente pubblico e il rischio delle banche di quel determinato Paese, pertanto esiste la concreta possibilità che una certa carenza di liquidità del sistema possa perdurare, con impatti sulla contrazione del credito”.