Montecopiolo: come trattenere i giovani

In genere un comune, anche piccolo, ha il suo borgo centrale, cui da il nome, ed intorno ruotano, a distanza variabili, le frazioni. Montecopiolo, che è entrato, con Sassofeltrio, a far parte della provincia di Rimini nel giugno 2021, dopo un referendum che si è tenuto nel 2007, è l’unico dell’alta Valmarecchia  in cui il Municipio si trova nella sua frazione più popolosa, che è Villagrande.

A Montecopiolo, 915 metri sul livello del mare, meta di turismo invernale e luogo da cui nascono, a sud, il fiume Conca, e a nord il torrente Mazzocco, affluente del Marecchia, è stata di recente conferita, dal Presidente della Repubblica, la Medaglia d’Argento al merito civile per avere “Con generoso altruismo e coraggio, gli abitanti del Comune di Montecopiolo dato supporto, durante la seconda guerra mondiale, a molti ebrei che si allontanavano dalla Jugoslavia per sfuggire alle truppe tedesche”.

Una solidarietà tra le persone che, sottolinea il giovane sindaco Pietro Rossi, è ancora molto forte e tuttora consente di superare tante difficoltà connesse alla vita in un comune un po’ isolato.

Storicamente Montecopiolo fu feudo della famiglia dei Carpegna (1140), cui si deve l’erezione del castello, sul monte che sovrasta Villagrande. Il feudo passò poi ai conti di Montefeltro, quindi ai duchi di Urbino, che Pandolfo Malatesta di Rimini non riuscì mai a conquistare, nonostante un lungo assedio (1448). Il castello fu definitivamente abbandonato nel XVIII secolo e nell’ultimo dopoguerra, quello che rimaneva, fu spogliato per edificare le case alle pendici del monte (un po’ quello che capitò al Kursaal di Rimini). Così si è persa la memoria, anche visiva, della sua presenza. Che oggi si sta cercando di recuperare (www.dueminutidistoria.it).

Rievocazione storica a parte, una visita a Montecopiolo agli inizi di dicembre, in un orizzonte di nuvole basse che avvolgono le cime delle colline circostanti, è come compiere un viaggio tra i colori e le tonalità dell’autunno.

Con 1.033 abitanti, di cui un terzo con più di 65 anni, Montecopiolo è tra i piccoli comuni dell’entroterra, che a stento cerca di non perdere popolazione.

I vecchi montanari resistono, ci dice il Sindaco, ma per i giovani il discorso è diverso. Tanti, resistendo alla sirena della grande città, continuano a rimanere attaccati alla loro terra, come dimostra il raddoppio, da 5 a 10 nel 2022, delle nascite, ma non è facile. Per la solita mancanza di servizi, a volte essenziali.

L’ultimo anno ha chiuso l’unico sportello bancario presente e per fortuna ha lasciato il bancomat, perché l’ufficio postale non ne dispone. Il medico di famiglia ha lo studio aperto due volte a settimana e se capita qualche malanno negli altri giorni non c’è che l’ospedale di Novafeltria, a  mezz’ora di macchina.

Non senza fatica sono riusciti ad ottenere che una ambulanza stazionasse a Villagrande, perché altrimenti i tempi di percorrenza sarebbero troppo lunghi, tutti i fine settimane e nelle festività, quando c’è più gente, per almeno 60 giorni a semestre.

A Villagrande, che come abbiamo visto è il centro del comune, c’è un piccolo polo scolastico con una materna, una elementare e una media, per circa 90 alunni, che il Sindaco fa di tutto per preservare, perché chi (nelle alte sfere!) ragiona in modo troppo ragionieristico (quanti alunni e quanto costa) mal comprende che la scuola è il primo servizio per trattenere le giovani coppie.

In mancanza aumenterebbero i disagi, che si aggiungerebbero ai maggiori costi che chi vive in montagna deve già sostenere: per esempio, oltre alla neve d’inverno, le spese di riscaldamento, con bollette ben più salate della costa.

Lo spopolamento, che vuol dire abbandono del territorio, compresa la sua manutenzione, avrebbe costi ben superiori, come l’esperienza italica dimostra.

Anche le attività commerciali, quasi sempre familiari, quando devono pagare imposte calcolate in base alla superficie, ne escono svantaggiate, se non viene considerato il luogo e il periodo di attività.

Argomenti che ricorrono nei piccoli comuni e fa dire ai sindaci che per compensare tanti svantaggi, soprattutto in termini di servizi, sarebbe da proporre una fiscalità di vantaggio, per chi opera e vive in luoghi a rischio abbandono. Altrimenti non ci sono strategie e finanziamenti per aree interne, per definizione temporanei, che tengono.

I residenti di Montecopiolo che lavorano, molti nelle aziende come Salcavi e Indel B, vicino Novafeltria, sono 423 e i pensionati 318 (dati 2019). Un rapporto (1,3 occupati per pensionato) inferiore alla media provinciale di due occupati per pensionato.

Su poco più di mille abitanti i contribuenti Irpef 2020 sono 833, per un reddito medio dichiarato di poco sotto i 14 mila euro, 5 mila meno del capoluogo provinciale.

Ma anche nei piccoli comuni non manca la ricerca di soluzioni innovative. E’ il caso di Montecopiolo, che si gestisce in proprio acquedotto, rete idrica e fognaria, captando l’acqua delle sorgenti e distribuendola a prezzi molto convenienti.

Non finisce qui: perché il Sindaco ha in progetto di sfruttare la caduta dell’acqua per installare una mini centrale idroelettrica, da cui ricavare energia per alimentare l’intero territorio e diventare autosufficienti. Solo il Comune risparmierebbe, per l’illuminazione pubblica, la cui bolletta è diventata piuttosto onerosa (da 1.300 € di luglio 2021 a 5.500 € di luglio 2022), diverse migliaia di euro.

Sui finanziamenti del PNRR ci sono le stesse lamentele già ascoltate: i bandi sono pensati per i grandi e non i piccoli comuni, sono complicati, troppa documentazione e burocrazia, il personale tecnico, quasi sempre limitato ad una persona, ha tante altre incombenze da svolgere e seguirli non è agevole.

Poi si scopre anche che tanti finanziamenti non sono risorse fresche ma vecchi contributi, già assegnati su altri bandi, fatti confluire nel PNRR, rendendone solo più complicata la gestione.

Per avere una persona dedicata ai bandi PNRR, perché i finanziamenti fanno comunque comodo, il Comune è anche disposto ad assumere, con un contratto temporaneo, una persona esperta, ma dalle liste dei tecnici accreditati non ci sono disponibilità. Soprattutto quando a richiederli è un piccolo comune montano. L’ideale sarebbe qualche esperto che vive in zona, ma al momento la ricerca, aperta, non ha dato frutti.

Tra i progetti in ballo, con l’obiettivo di rilanciare il turismo, che negli ultimi anni ha subito una stasi come testimonia il calo della capacità ricettiva alberghiera ed extra del Comune, scesa da 369 posti letto del 2013 a 262 del 2021, a suo tempo già finanziato dalla Regione Marche, poi sospeso dopo il passaggio all’Emilia Romagna, c’è la realizzazione, all’Eremo, sfruttando una struttura già esistente ma che lavora pochi mesi invernali, di un impianto di risalita per biciclette, con una sentieristica ad hoc per la discesa. Sono in attesa di risposta per un  finanziamento dalla Regione Emilia Romagna. E’ una opportunità, vista che di neve ce n’è sempre meno.