Maiolo: un comune sparso

Si legge, nel sito del Comune, che le prime notizie di Maiolo risalgono al 1181. Prima era terra della Chiesa, poi nel tempo infeudata ai Montefeltro, nel 1400 passata alla Signoria dei Malatesta
e successivamente ai Duchi di Urbino.

Maiolo, 800 abitanti circa, il secondo comune più piccolo, dopo Casteldelci, della provincia di Rimini, non ha un centro vero e proprio  e la popolazione, che non ha subito grosse perdite, nonostante le 3-4 nascite annuali, vive in quello che il sindaco Marcello Fattori, al suo terzo mandato, previsto per i comuni fino a tre mila abitanti, definisce un territorio sparso.

Un comune che prova a resistere alla forte attrattività esercitata, per opportunità d’impiego e presenza di servizi, dalla vicina Novafeltria. Ma forse è anche grazie a questa vicinanza, Maiolo dista da quest’ultimo comune meno di 5 chilometri, che la popolazione, nemmeno troppo anziana (gli ultrasessantacinquenni sono un quarto  dei residenti, grosso modo come il comune di Rimini) non l’abbandona.

Trovando anche comodo, per esempio, accompagnare i figli al nido, che a Maiolo non c’è, mentre è presente un asilo e una scuola elementare per circa 40 ragazzi/e, quando si recano al lavoro in qualche impresa della valle.

Ma anche la resistenza rischia di essere messa a dura prova, prosegue il Sindaco, dal venire meno di servizi essenziali, come sono un alimentare dove rifornirsi, e un bar dove poter incontrarsi, che di recente hanno chiuso, entrambi, per volumi di affari troppo esigui. Vuol dire che anche per comprare il pane bisogna scendere a Novafeltria, quindi ci vuole un mezzo, che magari non tutti, in particolare i più anziani, hanno.

Per chi non dispone di una macchina, l’unica possibilità  per spostarsi rimane il servizio di trasporto a chiamata, gestito dai volontari della Croce Rossa, oppure approfittare del bus scolastico che, la mattina, scende da Carpegna, passa per Maiolo, per finire la corsa a Novafeltria. Con ritorno il primo pomeriggio, dopo la chiusura delle scuole. Una intera mattinata, magari per poche commesse.

Tutte queste difficoltà pratiche e quotidiane da affrontare, per chi vive in piccoli comuni rurali, fa dire a Marcello Fattori che i residenti di questi luoghi meriterebbero, anche per convincerli a rimanere, una fiscalità di vantaggio, perché i costi in ordine di tempo e denaro sono diversi e in tanti casi maggiori (escluso, forse, il costo degli immobili). Avere un negozio all’angolo di casa, e dover prendere un mezzo e fare qualche chilometro, non è la stessa cosa. Costatazione assolutamente vera.

Per rimediare alla chiusura di queste attività, che impoverisce ulteriormente la vita sociale del paese, il sindaco sta pensando di offrire in gestione, gratuitamente, un immobile, ricevuto in dono e ristrutturato con fondi del Piano di Sviluppo Regionale (PSR), da adibire a Centro pluriuso dove ospitare con bar, un negozio di alimentari, un ristorante, offrire quattro posti letto per ospiti e altre attività socio-culturali.

 L’economia del territorio, come dimostrano le 56 imprese agricole presenti, su un totale di 84 attive nel 2021, è prevalentemente agricola. Sono solo 3 le imprese manifatturiere, per lo più artigianali.

Una agricoltura piuttosto tradizionale, dove i terreni sono meno remunerativi della costa, e le uniche specializzazioni possibili riguardano la silvicoltura (produzione di legname) e la zootecnia (allevamenti di polli e mucche). Qualcuno, oltre al proprio terreno, disponendo di macchinari si dedica anche a lavori per conto terzi, trattenendo, come forma di pagamento, parte del raccolto.

I residenti occupati, nelle imprese del comune e fuori, si aggirano sulle 350 unità. Circa il doppio delle persone pensionate, che sono 162 (nel 2019).

La tradizione agricola è alla base, anche se oggi i forni sono tutti chiusi e riaprono, una decina, dei cinquanta originari, solo in occasione della festa dedicata, l’ultima domenica di giugno, del Museo del Pane. Un museo non fisico, ma diffuso sul territorio.

Per ricordare quando ogni famiglia, o frazione, aveva un forno a legna e la panificazione era un rito collettivo ed occasione di incontro e di festa. Anche per i bambini, che ricevevano dei biscottini, magari plasmati da loro stessi, come paghetta in cambio della conduzione al pascolo degli animali.

Ultima questione, spinosissima, riguarda l’accesso, dei piccoli comuni, ai fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza): impossibile, a giudizio di Fattori, perché, dopo anni di blocco delle assunzioni, nessuno dispone del personale tecnico (il Comune di Maiolo, che in tutto ha quattro addetti a tempo pieno, di cui due operai, ha un solo geometra che deve occuparsi di tutto) per affrontare la complessità di questi bandi. Il risultato, paradossale, è che un Fondo, pensato per accorciare le distante socio-economiche territoriali, rischia, alla fine di ingigantirle.

Ci sarebbe voluto, è sempre il Sindaco che parla, una struttura di supporto, almeno per i piccoli comuni, provinciale. Che purtroppo non c’è. Ma da qui al 2026, quando scade il Fondo, si potrebbe ancora costituire. Se ce ne fosse la volontà.