Litek: l’arte dell’illuminazione

La combinazione di innovazione tecnologica, prodotta soprattutto dalle grandi firme mondiali  dell’elettronica, necessità di risparmiare e di rinnovare vetusti impianti di illuminazione pubblica, che spesso sono un monumento allo spreco, sta facendo da sfondo alla crescita di un nuovo mercato dell’illuminazione, in cui una giovane impresa locale, la Litek di Poggio Torriana (località Camerano), si sta inserendo con successo.

L’azienda non è grande e con i due soci, il fondatore, nel 2007, Fabio Facchini e Francesco Blandamura, che si è aggiunto qualche anno dopo,  avendo maturato una esperienza da dirigente in una multinazionale del settore,  e con cui abbiamo avuto una lunga conversazione in sede, sono in tutto sei persone che lavorano. Ma il lavoro per ottenere  un corpo illuminate completo non si esaurisce tutto in azienda, dove il prodotto viene progettato, disegnato e assemblato, perché intorno ruotano tutta una serie fornitori, come fonderie, verniciatori, piegatori di lamiere, ecc.

Al pari di una start up, sono proprio le aziende giovani  a scoprire nuovi mercati ed offrire il prodotto giusto. In questo caso il prodotto è costituito da sistemi illuminanti (lampioni, fari, lanterne,candelabri, ecc.) che utilizzano la tecnologia LED (sigla inglese che sta per Light Emitting Diode o diodo ad emissione luminosa), che ha il vantaggio di combinare un  forte risparmio sui consumi, fino all’80 per cento, con una buona qualità della luce.

Ci spiega Francesco Blandamura, in realtà loro sono “specializzati in illuminazione funzionale, per spazi pubblici (piazze, viali, gallerie, ecc.), ambiti industriali e terziario, che si distingue da quella architetturale  e decorativa, più adatta per gli interni”.

La cosa curiosa è che l’atto di nascita della Litek (2007) coincide proprio con l’inizio della peggiore e più lunga crisi economica del dopoguerra. Certamente una sfida, visti i tempi, audace e impegnativa. Ovviamente niente è accaduto per caso, perché entrambi i soci avevano alle spalle una lunga esperienza maturata nel mondo dell’illuminotecnica. Esperienza che ha consentito loro di conoscere in anticipo le innovazioni verso cui si stava andando e  il potenziale mercato di riferimento. Anzi, la crisi, che impone a tutti di risparmiare, può dare una mano. A conferma che anche le situazioni peggiori possono offrire delle opportunità.

Un mercato che all’epoca era però più una promessa che una realtà.  Tanto che nel Comune di Venezia, un fiore all’occhiello delle soluzioni Litek, ci sono voluti quattro anni, dal 2008 al 2012, perché gli amministratori si convincessero della bontà della soluzione proposta e la adottassero, dopo alcune sperimentazioni, nelle zone centrali della città.  Poi, nel curriculum delle soluzioni Litek sono entrati interventi nella Repubblica di San Marino, la Fiera di Rimini, lo stadio Olimpico di Roma, aeroporti, gallerie stradali, quartieri tipici come il Borgo San Giuliano di Rimini, i Comuni di Talamello e Poggio Torriana, che avevano aderito al progetto “La Valmarecchia illumina l’Europa” promosso qualche anno fa dalla Provincia di Rimini.

Un mercato, quello dell’illuminazione funzionale, che alla Litek ritengono in significativa crescita (tra le ultime città ad aver deciso di passare all’illuminazione LED c’è il Comune di Milano e Roma) e su cui ripongono molte speranze per i prossimi anni. L’azienda è ottimista ed ha tutte le potenzialità per crescere, in fatturato e occupazione.  Rischiando di incontrare qualche difficoltà nel  reperimento di personale esperto, perché l’illuminotecnica, ci spiega Blandamura “ è poco studiata e ancora meno praticata nella nostre scuole di formazione, compreso l’Università, dove l’unica a formare competenze nel ramo è il Politecnico di Milano”.

Successi in Italia ma anche all’estero, dove la Litek ha i sui agenti di rappresentanza, come in Germania e Portogallo. Mentre è impegnata in una fornitura per il rifacimento dell’illuminazione del centro storico di Copenaghen (Danimarca), sul tipo dell’intervento fatto a Venezia. In tutto l’export, al momento, non conta più del 10-15 per cento del fatturato, ma l’aspettativa è che anche questo segmento di mercato possa crescere, come  quello nazionale.