Liste civiche e rinnovamento politico

di Luca Silvestri

Le recenti elezioni regionali del 28 e 29 marzo scorso hanno presentato almeno un elemento degno di nota oltre a quelli ricorrenti, quali la crescente disaffezione degli italiani per la politica e l’incapacità del PD di riguadagnare terreno nonostante la debolezza dell’avversario. Esso è un inaspettato caso politico che ci costringe a ripensare i paradigmi della politica stessa: le liste civiche del MoVimento a 5 stelle.

Un primo abbozzo dell’idea di democrazia partecipativa, intesa come superamento di quella delegativo-rappresentativa, sembrava rappresentare attraverso le primarie uno dei fattori di rinnovamento del PD, salvo poi essere ridotta alla farsa di scegliere liberamente l’inevitabile ovvero sottoscrivere i candidati proposti dalle gerarchie. Oggi quell’idea ritorna in scena con il MoVimento. Le liste civiche, ignorate dai media e con modeste risorse per una campagna elettorale svoltasi prevalentemente sul web, sono riuscite ad ottenere una media del 2% dei voti nelle 5 regioni in cui sono state presentate, con un picco del 7% (per due consiglieri regionali) in Emilia-Romagna dove più successo hanno avuto [fonte “The Guardian”].

Che cosa rappresenta tale successo? È interessante notare che dopo l’annuncio dell’esito del voto si sono subito susseguite le dichiarazioni della classe politica del tipo “è la vittoria dell’anti-politica”, “il MoVimento a 5 stelle ha rubato voti a Mercedes Bresso”, fino alle sorprendenti dichiarazioni di Di Pietro, da sempre vicino alle campagne di Beppe Grillo, secondo cui, trattandosi di un “voto di protesta”, il MoVimento doveva ora rientrare dentro le istituzioni (cioè sottomettersi alle logiche della politica tradizionalmente intesa). Ora, piuttosto che cedere alla facile tentazione di riportare il MoVimento nei ranghi della real-politik domandandosi come governeranno, con chi faranno alleanze ed in che formazione si presenteranno alle elezioni nazionali, bisogna invece avere il coraggio di riflettere sullo spostamento ideologico che esso ha determinato. Che cosa manifestano, infatti, le dichiarazioni della classe politica se non l’impotenza di coloro che le enunciano? È evidente che collocare il MoVimento nello spazio dell’anti-, ovvero di ciò che sta “di contro” non nel semplice senso di “avversario, concorrente” ma nel senso più radicale di “assolutamente altro” e quindi non commensurabile alla Cosa nostra della politica, permette alla classe politica di raggirare il nucleo intrinsecamente innovatore del MoVimento a 5 stelle. L’attaccamento appassionato all’ormai consunto paradigma della politica tradizionale che altro è se non il patetico tentativo di credere in ciò in cui nessuno crede più veramente? Non è infatti un caso che l’unico altro partito a non uscire malconcio dalle regionali sia stato proprio la Lega Nord che si costituisce in un rapporto emotivo e diretto con i propri elettori attraverso uno speciale miscuglio di campanilismo e malcelata insofferenza nei confronti della politica nazionale.

Non è comunque facile pensare al di là degli orizzonti abituali ed è così che la reazione più ovvia diventa: “D’accordo, hanno ottenuto uno o due consiglieri, e con questo? Non è certo sufficiente per portare avanti delle battaglie!”. Questa posizione manca completamente la portata dell’evento. Il MoVimento a 5 stelle strutturandosi nella e attraverso la rete non è infatti sorprendentemente vicino all’ideale democratico puro in base al quale i cittadini sorvegliano e intervengono nei processi decisionali al di là della finzione elettorale della rappresentanza? La “politica dal basso” non potrebbe essere quel quid che le stanche democrazie occidentali vanno cercando da quando è caduto il muro di Berlino e che hanno sublimato nelle battaglie altermondiste degli anni ’90 e nella lotta al terrorismo del dopo 11/09? La vera questione è dunque che la classe politica ha terribilmente ragione nel collocare il MoVimento nello spazio dell’anti-, ma per la ragione sbagliata. Il MoVimento inaugura infatti uno spazio della politica assolutamente alter-nativo, nel senso letterale del termine di “nato altrove” – il web appunto –, e che al contempo è anche altro rispetto a quegli spazi nati per mitosi delle cellule partitiche di potere. Ciononostante, si badi bene, il MoVimento è pur sempre intrinsecamente politico. Esso, da un lato, si costituisce con la qualità specifica di post-politico in quanto sancisce la fine delle consunte ideologie di destra e di sinistra, già da tempo confusamente indistinte nell’amalgama del potere. Dall’altro, poiché non sarebbe sufficiente costituirsi solo nella differenza rispetto al vecchio, inaugura il nuovo paradigma della net-politica che nasce dalla partecipazione e dal consenso discusso e informato che deriva dall’uso del web, nonché da processi decisionali trasparenti e controllabili attivamente dagli elettori.

Con il Nuovo Rinascimento, Internet, attraverso cui sono già radicalmente cambiati i processi informativi a livello globale, diventa in Italia strumento di partecipazione politica attiva e lascia presagire rinnovate forme di amministrazione del potere. Tale novità, come sempre succede, è carica di interrogativi: primo fra tutti quello relativo ai limiti del consenso informato che i cittadini possono esprimere. È proprio per rispondere a queste nuove questioni che la riformulazione degli orizzonti teorici della politica sembra adesso più che mai indispensabile.

One thought on “Liste civiche e rinnovamento politico

  1. bene. ho votato anch’io la lista 5 stelle e spero che il movimento ridia linfa vitale a questa vecchia politica

Comments are closed.