L’indotto dell’Aeroporto Fellini

Intendiamoci. Tutti siamo favorevoli ad avere un aeroporto che porti turisti, sposti merci e magari sia utile anche alle tante imprese che esportano del nostro territorio (argomento mai trattato). Il problema resta, come è noto, l’equilibrio tra le entrate e le uscite, perché nessuna azienda può sopravvivere a lungo se in perdita perenne. E privatizzare i profitti ma pubblicizzare le perdite  non è  né giusto, né fattibile.

Ma questo è un altro discorso. Ci vogliamo invece soffermare sulle cifre circa il valore dell’indotto dell’aeroporto, che è stato detto, ripetuto e scritto da tutti i giornali, aggirarsi intorno ai  900 milioni di euro. Una ricaduta importante per l’economia del territorio e molto utilizzata per giustificare la sopravvivenza dell’aeroporto. Un numero, quindi, non banale.

Quanti abbiamo però letto e potuto prendere visione dello studio in questione che arriva a queste conclusioni non sappiamo. Quando era in carica la vecchia gestione ho fatto richiesta  e, non senza qualche insistenza, sono riuscito ad ottenere dall’Ufficio stampa di Aeradria due pagine,  forse un riepilogo (in ogni caso avevamo chiesto lo studio completo), che si prestano a più di una osservazione, soprattutto per il metodo dei conteggi, frutto  più di deduzioni che di  dati certi e verificabili.

Per brevità, anche perché rappresenta l’importo più consistente (600 dei 900 milioni dell’impatto calcolato), ci soffermiamo sulla voce “acquisti commerciali dei russi”.

Afferma la nota, al paragrafo “Spesa commerciale”, che abbiamo ricevuto: “Per stimare l’apporto di risorse degli operatori commerciali russi sul territorio di insistenza dell’aeroporto Federico Fellini si è inizialmente considerato un dato certo e da questo se ne è direttamente derivato il secondo. Il primo sono il valore delle fatture commerciali certificate consegnate dagli operatori commerciali e confermate dalla dogana, da queste emerge essere pari a cento milioni di euro il controvalore di merce in partenza dall’aeroporto con destinazione Russia (trasporto cargo).

Statistiche di operatori di settore vogliono che il controvalore di merce che viene importata per mezzo dei voli cargo dagli operatori extra-UE,  russi in questo caso, sia pari al 15 per cento c.a. del controvalore totale delle merci acquistate. Da questo dato si presume così, il controvalore degli acquisti degli operatori commerciali russi che viaggiano su gomma pari a 500 milioni di euro”.

Insomma, la relazione dice che per ogni 15 euro che i russi spediscono via aerea, altri 85 circa viaggerebbero per terra. Quindi, sommando i due importi si ricavano i 600 milioni di euro di movimento commerciale complessivo in partenza dal territorio per la Russia e dintorni.

Ma come afferma la nota stessa, in questo calcolo l’unico dato certo sono i cento milioni delle fatture portate in dogana, mentre  tutto il resto è pura deduzione di generici “operatori di settore” di località non ben specificate (e non è indifferente, perché se questi operatori sono a Milano avranno sicuramente un volume di traffico maggiore che a Napoli, o Rimini, per fare un esempio). Ed anche sui cento milioni che partono dall’aeroporto Fellini niente dice che siano prodotti acquistati  da produttori locali (i russi potrebbero aver comprato le scarpe a Porto Sant’Elpidio e i mobili a Pesaro, ma a questo punto di riminese ci sarebbero soli i servizi dell’aeroporto).

Ed anche sulla spesa dei turisti russi, definito “indotto turistico-congressuale”, valutata in 335 milioni di euro circa, i conti  sembrano poco realistici se consideriamo che la spesa complessiva di tutti i turisti stranieri che vengono a Rimini è stata, nel 2012, di poco superiore a 480 milioni di euro (fonte Banca d’Italia), con  le presenze russe (circa 900 mila) che coprono poco più di un quinto del totale delle presenze straniere.  Vorrebbe dire che un quinto dei turisti esteri (russi) ha speso più dei due terzi del totale. E’ vero che i russi che viaggiano sono i nuovi ricchi, ma forse è un po’ troppo. La disponibilità completa dello studio forse ci avrebbe aiutato a comprendere meglio, ma stando al materiale reso disponibile le perplessità sulla bontà dei conteggi sono piuttosto motivate e tali da far ritenere che l’impatto dell’aeroporto sul territorio della provincia di Rimini sia diverso, probabilmente minore, magari maggiore.