Liberi professionisti in “ordine”

La difesa di interessi propri si potrebbe definire anche  normale, ma questo atteggiamento non dovrebbe far perdere di vista l’interesse generale, cioè di tutti.   Qual’è l’interesse generale ? Disporre, all’occorrenza, di buoni servizi a prezzi accessibili e trasparenti. Capita, ma non sempre,  e spesso il conto arriva solo alla fine, senza che il cliente ne comprenda  il calcolo.  Chiaramente le professioni autonome sono tante, i campi di attività distinti ed è difficile generalizzare troppo.

In provincia di Rimini, sommando tutti gli iscritti agli ordini professionali più numerosi e rappresentativi si arriva ad un totale, compreso gli infermieri che in maggioranza sono però dipendenti, di circa 13 mila unità,  equivalente al dieci per cento di tutti gli occupati.

Infermieri, farmacisti, pediatri, medici chirurghi, consulenti del lavoro e avvocati  sono le professioni dove la  presenza femminile è più consistente, quando non maggioritaria. Per la prima volta una donna è stata di recente eletta presidente del nuovo Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Rimini,  e pare che in Italia non siano tante.

Qualche anno indietro erano meno numerosi e questo vuol dire che le professioni liberali continuano ad esercitare una certa attrazione:  per esempio, gli ingegneri erano 750 a metà del duemila,  oggi sono diventati più di mille; gli architetti da meno di 600  hanno superato quota 700; gli avvocati e praticanti da 1.200 sono saliti a 1.400 circa; i commercialisti e praticanti da 500 a più di 800; gli agenti di commercio da 1.200 a 1.700.   Sono, invece, leggermente diminuiti i ragionieri: da 278 a 260.   La crisi delle costruzioni probabilmente non farà bene nemmeno ai circa mille tra geometri e praticanti.

Tredicimila professionisti iscritti agli Ordini e ai Collegi professionali (due milioni in Italia) sono tanti o pochi ?   C’è spazio per i giovani ?  E’ una domanda importante, a cui è però difficile dare una risposta, salvo per gli avvocati e pochi altri, perché i confronti con gli altri Paesi d’Europa non sono sempre agevoli.

Per gli avvocati sappiamo che in Italia (nel 2011)  ce n’è uno ogni 272 abitanti, a Rimini (praticanti compresi) addirittura ogni 236 residenti,  quando in Germania lo stesso rapporto è di700, inGran Bretagna di 500 e in Francia di 1.400.  Quindi è indubbio che la professione di avvocato mostra un certo affollamento.

Non sono pochi nemmeno gli architetti. Secondo dati Cresme, in Italia ci sono 146 mila architetti, contro i 90 mila tedeschi, i 32 mila spagnoli, i 30 mila inglesi e i 27 mila francesi. In Europa, quasi un terzo di tutti gli architetti è italiano. In sostanza, da noi c’ è un architetto ogni 410 abitanti, a Rimini uno ogni 431,  mentre in Gran Bretagna ce n’ è uno ogni 7400 abitanti; in Francia uno ogni 3200 e in Olanda uno ogni 2040.

Non va meglio, per numerosità, nemmeno agli ingegneri. Ogni mille italiani ci sono  3,6 ingegneri, di cui il  dieci  per cento donne. Per Rimini è solo leggermente inferiore: 3,3 ingegneri ogni mille residenti e le donne sono il 14 per cento.  Da tenere presente che per ogni mille newyorkesi c’ è un solo ingegnere e mezzo.

I medici attivi, che secondo alcune previsioni mancheranno nei prossimi anni, sono in Italia 3,7 per mille abitanti, contro una media europea di 3,1 quando a Rimini raggiungono, mettendo insieme chirurghi e medici di famiglia, il numero di 6 ogni mille residenti.

In genere, visti i numeri,  una sana concorrenza può contribuire ad ottimizzare i costi ed abbassare le tariffe. Ma l’Italia su questo versante non brilla se è vero che siamo il Paese con la regolamentazione delle professioni contabili, legali, di architetti, ingegneri e farmacisti più alta (Coop Consumatori maggio 2006). Regolamentazioni che in genere tutelano il professionista fornitore del servizio più del cliente che lo richiede e lo paga. Tra l’altro in Italia non c’è nessuno che difende i clienti, al contrario della Gran Bretagna che ha istituito un organo indipendente che va sotto il nome di Legal Services Board.  Insomma, una asimmetria che non può continuare. Per cui rimane poco comprensibile e giustificabile l’opposizione di alcune categorie, a cominciare dagli avvocati, all’introduzione di misure minime come l’obbligo di fornire un preventivo (c’è qualcuno disposto a farsi fare una casa o cambiare una finestra senza sapere quanto sarà la spesa?), oppure l’eliminazione delle tariffe minime. Si dice, a difesa, che queste ultime servirebbero a garantire la “qualità della prestazione professionale”. A parte la difficoltà di dimostrare questa relazione positiva, è ovvio che lo stesso ragionamento dovrebbe allora valere per tutti: dal contadino che produce il grano (un grano di qualità non è l’ingrediente indispensabile per un buon pane ?), alla collaboratrice familiare che assiste i nostri anziani (non ci interessa che il loro lavoro sia di qualità?).  Insomma, l’argomento sembra piuttosto debole. I gruppi di pressione, le cosiddette lobby, presenti in Parlamento, spesso rappresentate da senatori e deputati provenienti dalle stesse fila delle categorie interessate, possono anche provare ad ostacolare un ragionevole cammino verso una maggiore liberalizzazione, ma questo non migliora la qualità degli argomenti e soprattutto non aiuteranno l’Italia ad essere più aperta ai giovani e più competitiva nel mondo.

All’inizio del 2012 inprovincia di Rimini ci sono 86 farmacie, una ogni 3800 abitanti. Se passasse la proposta del Governo di abbassare il rapporto cittadini/farmacia a 3000, ce ne potrebbero essere 110, cioè 24 in più, migliorando opportunità d’impiego e concorrenza. I consumatori sicuramente apprezzerebbero.  Ricordiamo che nella classifica della libertà economica l’Italia figura al 92° posto (nei primi tre ci sono Hong Kong, Singapore e Australia), preceduta persino da Macao e Cipro (Heritage Foundation 2012).

Va meglio invece, anche se i criteri applicati sono diversi,  per Rimini,  che nella graduatoria sulla libertà economica provinciale, che segnala la facilità e le opportunità di intraprendere, stilata dal Centro Studio Sintesi  nel gennaio scorso,  figura al sesto posto in Italia, preceduta  da Trento (al primo posto), Belluno, Bolzano, Ravenna e Forlì-Cesena.

Qualche opportunità in più dovrebbe venire anche dal campo dei notai, il cui numero di4.723 alivello nazionale è  fermo da quasi mezzo secolo,  mentre in provincia di Rimini sono25 intutto (387 inEmilia Romagna), di cui 7 donne.

Sperando sempre che a prendere i nuovi posti non siano solo i “figli di..” visto che in Italia la metà circa di padri laureati in legge, farmacia o ingegneria ha figli che conseguono la stessa laurea e spesso ereditano il posto del padre, contribuendo a quell’immobilismo sociale che è un altro limite ad una società più aperta.

BOX

Le corporazioni in Parlamento 2012

                                   Camera                      Senato

Avvocati                     87                               46

Giornalisti                   62                               28

Medici                         30                               23

Commercialisti          7                                  6

Ingegneri                   10                               10

Architetti                    8                                 5

Farmacisti                   2                                 2

Notai                             2                                 2

 

Post scriptum

Alcuni lavori di ricerca recenti hanno fatto luce sulla relazione tra inefficienze del sistema giudiziario e i comportamenti di coloro che svolgono la professione di avvocato. Hanno dimostrato come il numero di avvocati presenti sul territorio abbia un impatto causale, ampio e statisticamente significativo, sul numero di procedimenti giudiziari dell’area. I legali, cioè, sarebbero in grado di indurre una domanda per i propri servizi in eccesso rispetto all’interesse del cliente. La circostanza comporta rilevanti effetti negativi, oltre che per coloro che hanno necessità di usufruire di servizi legali, anche sul funzionamento degli uffici giudiziari, che devono smaltire carichi di lavoro più elevati.