Le praterie dell’invenzione

Nel fare l’elenco delle 25 migliori invenzioni del 2013 la rivista Time si chiede cosa faccia di una invenzione una “grande invenzione”. La risposta è stata: “quando aiuta a risolvere problemi che credevamo senza soluzione”. Qualche volta persino problemi o bisogni che voi non pensavate di avere. 

Così tra le 25 invenzioni scelte ed ordinate secondo criteri “rigorosamente obiettivi e scientifici” si possono  trovare, insieme, le cose più fantasiose e tecnologiche come le macchinine giocattolo  che  marciano da sole utilizzando sensori collegati con un IPhone o un IPad e che il giocatore può manovrare a distanza,  fino ad una bevanda alcolica al caffè, di due ricercatori, uno spagnolo e l’altro portoghese, ottenuta facendo bollire, lievitare e fermentare polvere di caffè fino a ricavarci una bevanda alcoolica della stessa gradazione di una vodka o una tequila.  Poi un croissant, fritto come una ciambella e guarnito di crema e glassa, dolce inventato da un cuoco di New York; un sistema di filtraggio e pulizia dell’acqua per  baie e fiumi (pensate a come sarebbe utile nel pantano del ponte Tiberio di Rimini) di due architetti;  la penna che stampa in 3D spruzzando in luogo dell’inchiostro fili di plastica; la “luce per gravità” pensata per i paesi poveri che produce elettricità grazie al peso esercitato da un sacco di pietre, di terra o acqua; la ricreazione, nell’Università di  Newcastle (Australia), attraverso il DNA di tessuti congelati, di rane scomparse nel 1983 che espellono i girini (figli) dalla bocca;  il robot Atlas  da utilizzare i casi di disastri e situazioni di emergenza; fino ad un apparecchio medico capace di controllare il livello dei zuccheri nei malati di diabete evitando, soprattutto di notte, il pericolo del coma.

Sono alcune, non tutte, delle principali invenzioni dell’anno appena trascorso che molto probabilmente troveremo sul mercato nei prossimi mesi, se già non sono arrivate.

Anche nell’ultima edizione locale della manifestazione Nuove Idee Nuove Imprese le proposte dei finalisti non erano meno creative (dalla valorizzazione del turismo enogastronomico, alle apps personalizzate per attività commerciali, passando per piattaforme originali di commercio elettronico, ecc.).

Cosa dice tutto questo? Che non dobbiamo mettere limiti alla creatività, ovviamente avendo sempre un occhio puntato, se non è per puro gioco, alla sua spendibilità sul mercato. Passare dall’idea o dai risultati di una ricerca all’impresa non è facile, ma con le condizioni giuste, che Governo nazionale e locale potrebbero facilitare, si può tentare.

Il mondo è sempre stato ricettivo alle novità utili e quando qualcuno lo ha percepito in anticipo (perché il mercato domanda quello che c’è, ma può avere bisogni latenti pronti ad esplodere), ha fatto la sua fortuna e quella di tanti ricercatori, design, tecnici e collaboratori. La storia del pc e dei social network insegna.

Il mondo cambia in fretta, come testimonia il fatto che otre la metà del fatturato Apple è ricavato da prodotti che hanno meno di quattro anni di vita e che nell’ultimo (2013) Global Electronics Forum di  Shanghai  sono stati presentati la bellezza di  22 mila nuovi prodotti.

Vuol dire che c’è spazio, ma come è cambiato il modo di consumare beni e servizi, tenendo conto delle differenze nazionali e continentali, non meno deve cambiare il modo di produrre e di lavorare. Questo lo devono sapere gli imprenditori, ma anche gli amministratori, le banche, i sindacati e le stesse associazioni di categoria.