Lavoro: la ripresa è piccola e precaria

L’ultima (di metà ottobre) indagine congiunturale di Confindustria Rimini segnala, nel  primo semestre 2010 in rapporto allo stesso periodo dell’anno precedente, un miglioramento del fatturato  delle aziende superiore al 6%,  ed un risultato ancora migliore,  più 9%,  delle imprese con meno di cinquanta addetti.

Questi segnali positivi valgono anche per l’occupazione ?  Sembrerebbe di no, almeno nelle imprese medio-grandi dove i posti di lavoro sono diminuiti tra il 3 e il 4%.   In controtendenza solo  le piccole imprese, le uniche a far registrare un leggero  aumento dell’ occupazione (+ 1,2%).      Magari le imprese non trovano le figure professionali che cercano, per questo non assumono ?   Solo una su dieci segnala questa difficoltà.  E’ proprio il lavoro a mancare.  E le previsioni  per i prossimi mesi parlano di una situazione “stazionaria”.  Non c’è da sorprendersi, anche se non è piacevole, perché da sempre dopo una pesante crisi le aziende attendono di vedere come va la ripresa, prima di tornare ad assumere. E l’attesa può essere anche lunga.

 Cosa dicono al riguardo gli ultimi dati del Centro per l’impiego (CPI) della Provincia di Rimini che ha il monitoraggio degli avviamenti al lavoro ?   Nel terzo trimestre 2010, nel periodo cioè che va da luglio a settembre, in rapporto allo stesso periodo del 2009, escludendo i nuovi comuni dall’Alta Valmarecchia entrati a far parte della Provincia di Rimini nell’agosto del 2009, c’è stato una crescita degli avviamenti (il numero degli ingressi al lavoro, anche della stessa persona) di  1.077 unità,  che complessivamente sono passati da 20.113 a 21.190. (+5,3%).

Lo stesso è capitato per gli avviati (cioè le persone avviate al lavoro) che, sempre escludendo i nuovi ingressi, sono aumentati da 17.185 a 18.316, segnando un più 6,6%.  

Nel terzo trimestre 2008, quando scoppiò la crisi, gli avviati erano poco più di 18 mila e gli avviamenti 21 mila circa. In pratica si è tornati alla situazione di partenza.

 Allunghiamo adesso lo sguardo e vediamo cosa è successo nei primi nove mesi del 2010, sempre in rapporto allo stesso periodo del 2009 (nuovi comuni esclusi). Gli avviamenti al lavoro da circa 82 mila  sono aumentati a 84 mila, ma pur registrando un miglioramento restano al di sotto degli 87 mila contabilizzati nei primi tre trimestri del 2008 (a crisi non ancora scoppiata).

La ripresa degli avviamenti coinvolge un po’ tutti i settori, escluso l’industria, l’unica col segno meno.  Spetta poi sempre al settore “alberghi e ristoranti”, in continuità con gli anni precedenti, qualcosa in più della metà degli avviamenti.

 Le persone singole avviate da 57 mila scarse del 2009 salgono a quasi 59 mila nel 2010, con un più 3,3%, tornando grosso modo sui livelli del 2008.   Come mai a parità di avviati gli avviamenti risultano di meno ?   Probabilmente perché a ciascuno sono state offerte meno opportunità di essere avviato al lavoro.

 Per nove avviati al lavoro su dieci, con poche differenza tra uomo e donna,  il contratto proposto ha la forma del lavoro a tempo determinato. Tre punti percentuali in più del 2008.

 Ma, lo avevamo già rilevato qualche mese fa, è da  porre in particolare rilievo il peso assunto dal lavoro intermittente (job on call o lavoro a chiamata), modalità contrattuale che interessa il 15,4% dei rapporti di lavoro registrati, in crescita sul primo semestre di quest’anno, ma soprattutto sull’identico periodo del 2009, quando si fermavano all’8% del totale. In pratica sono raddoppiati, mentre i contratti a tempo indeterminato sono diventati una vera rarità.

 Tra gli avviati al lavoro tengono i lavoratori stranieri, che anzi migliorano la loro partecipazione: dal 28% scarso dei primi nove mesi del 2008, ad oltre il 30% del 2010.

Infine, le persone che dichiarano di essere immediatamente disponibili per un qualsiasi lavoro: erano 8.869 nei primi nove mesi del 2009, sono diventate  9.064 nel 2010, di cui il 70% assolutamente senza lavoro.  Rappresentano il 6% delle forze lavoro delle provincia di Rimini.       

BOX

 Il lavoro precario non paga

 “Nel mercato del lavoro il dualismo si è accentuato. Rimane diffusa l’occupazione irregolare, stimata dall’Istat in circa il 12 per cento del totale delle unità di lavoro. Le riforme attuate, diffondendo l’uso di contratti a termine, hanno incoraggiato l’impiego del lavoro, portando ad aumentare l’occupazione negli anni precedenti la crisi, più che nei maggiori paesi dell’area dell’euro; ma senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, si indebolisce l’accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità” (Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, al convegno in ricordo di Giorgio Fuà “Sviluppo economico e benessere” del 5 novembre 2010)