Lavoro 2014: previsioni ancora negative

Dopo un 2013 che per il lavoro si è rivelato pessimo,  la speranza che per quello in corso  le cose potessero migliorare era ampiamente attesa.  Purtroppo la realtà non sembra andare in questa direzione. Secondo le previsioni 2014 dell’indagine Excelsior (frutto di un sondaggio tra un campione  di imprese private)  è vero che c’è una ripresa delle assunzioni, ma anche delle uscite, tanto che il saldo finale continua, per il sesto anno consecutivo, ad essere negativo per 1.630 unità (assunzioni 11.320 – licenziamenti 12.950). Questo vuol dire che alla fine dell’anno saranno più quelli che dovranno abbandonare il lavoro di  quelli che lo hanno trovato. Il risultato netto (saldo) sarà, ancora una volta,  una ulteriore perdita di posti di lavoro.

E’ vero che c’è più movimento, perché il numero delle entrate e delle uscite aumenta, ma si tratta di contratti brevi, che durano poco: l’86 per cento sono assunzioni a termine e solo il 7 per cento a tempo indeterminato. Queste ultime erano il doppio l’anno prima.

I dati del secondo trimestre 2014 sembrano volgere al meglio e il saldo risultava positivo. Pesava l’effetto turismo e le assunzioni stagionali.  Riportate le previsioni su un anno intero, la situazione è ancora di segno negativo. Non stanno meglio l’Emilia Romagna e l’Italia, dove prevale sempre il segno meno,  ma Rimini fa ancora peggio.

A perdere occupati nel 2014 sono tutti i settori, in particolare costruzioni, turismo e ristorazione e servizi operativi. Per nessun comparto di attività è previsto un saldo (differenza tra assunti e licenziati) positivo.

A prevedere assunzioni, in provincia di Rimini, è solo un’azienda su cinque. L’elevato costo del lavoro viene indicato come l’ostacolo principale. Canali privilegiati per chi assume: conoscenza diretta e banche dati aziendali. Sono invece poco seguiti: Internet, stampa specializzata e Centri per l’impiego.

Sfatato anche il mito, spesso avanzato da qualche imprenditore, delle assunzioni difficili da reperire: solo il cinque per cento ricade in questa casistica, la più bassa della regione.  Difficoltà che riguardano soprattutto le costruzioni, i servizi avanzati alle imprese e le industrie metalmeccaniche ed elettroniche.

In calo anche le opportunità per i giovani con meno di trent’anni, le donne e i lavoratori immigrati.

In questa situazione già non troppo brillante si stagliano altre due caratteristiche negative per il mercato del lavoro di questo territorio, presenti già prima della crisi: la bassissima richiesta di alti profili professionali (dirigenti, specialisti e tecnici), appena il 5 per cento delle richieste di assunzione, contro il 15 per cento dell’Emilia Romagna e dell’Italia; la identica bassa domanda di laureati ferma al 4 per cento (circa 400 assunzioni, di cui la metà di indirizzo economico), a fronte dell’11 per cento regionale e nazionale.   Minore, nei confronti della media regionale, di cinque-sei punti percentuali, attualmente è del 36 per cento, anche la richiesta di diplomati.

Questi numeri denotano una carenza strutturale dell’economia locale che non riesce a generare una domanda di lavoro professionalmente elevata, ancora troppo lontana dai giovani che ogni anno ritirano un diploma o una laurea.