Lavoratori stagionali

di Domenico Chiericozzi

Il lavoro nero. Per qualcuno un fiume in piena, per altri un rigagnolo in un contesto di legalità e rispetto delle regole. Il fatto è che se si confermasse la tendenza  dell’anno scorso nei prossimi due mesi si aprirebbero, purtroppo, alcune centinaia di vertenze sindacali. Gli stagionali che nei mesi scorsi hanno lavorato nel settore del turismo in provincia di Rimini (alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari, ecc.) e che si sono sentiti lesi nei propri diritti, tramite i sindacati locali metteranno il proprio datore nel mirino. TRE seguirà da vicino l’argomento anche perché, dietro al lavoro nero, ci sono tanti aspetti. A maggior ragione per questo settore che a livello locale realizza il primato in termini occupazionali. Oltre la metà dei nuovi rapporti di lavoro attivati in provincia di Rimini nei primi sei mesi del 2011, infatti, è stata realizzata proprio da alberghi, ristoranti e pubblici esercizi. Parliamo di oltre 36mila avviamenti, il 52,7% del totale. Ma un’analisi seria sul lavoro stagionale non può essere fatta a prescindere dal contesto in cui si sviluppa. Rimini può e deve ambire a diventare a tutti gli effetti un vero e proprio distretto turistico e, se possibile, anche “certificato”. Riscrivendo, se necessario, le regole del gioco sulla questione del lavoro. Da poco più di un anno c’è anche un Tavolo tecnico con a capo la Provincia. Ma, al momento, è stato definito “ingessato”. Dati alla mano, c’è ancora una certa distanza tra la struttura dell’offerta e quella della domanda di lavoro, il cosiddetto mismatch. Un fenomeno che non va ingigantito oltre il dovuto ma che pesa, e non poco, anche sul lavoro stagionale.

“Improvvise cessazioni e poca professionalità”

Parte proprio da questa riflessione il presidente dell’Associazione Albergatori di Rimini, Patrizia Rinaldis. “Purtroppo il lavoro stagionale è vissuto come un passaggio, qualcosa di temporaneo, non professionalizzante. Tre mesi sono pochi per formare le persone con le competenze di cui abbiamo bisogno. La conoscenza delle lingue straniere – specifica Rinaldis – manca quasi completamente. Stiamo cercando di rimediare. Da anni tramite il nostro sito raccogliamo curriculum e informazioni, ora vogliamo mettere a regime questo lavoro a favore dei nostri associati. Non è facile ma questo ci permetterebbe di avere contatti utili per far fronte a improvvise cessazioni di lavoro. Occorre trovare in tempi brevi nuovo personale anche con la stagione in corso. Le vertenze? Vedremo quanti e di che natura saranno i verbali nei prossimi mesi. Quello che possiamo dire, al momento (la dichiarazione è stata raccolta il 17 agosto, ndr) riteniamo possa esserci un calo importante rispetto all’anno scorso”.

Competenze specifiche cercansi

“Dai dati contenuti nel bollettino del lavoro disponibile sul nostro sito www.riminimpiego.itdichiara la responsabile provinciale dei Centri per l’Impiego, Tatiana Giorgetti – emerge che anche nel settore turistico sono svantaggiati coloro che si presentano con un profilo generico. Cresce quindi la domanda di personale con competenze specifiche. Inoltre è calato il numero delle imprese che si è rivolto a noi. Questo può voler dire che molti lavoratori assunti nella stagione precedente sono stati riconfermati e che quindi il turnover è stato più contenuto rispetto all’anno scorso. I profili più richiesti? Quelli tradizionali: camerieri di sala, cuochi, cameriere ai piani, aiuto cucina, baristi, personale di ricevimento e di segreteria”.

La richiesta dei sindacati: un marchio di qualità per le strutture ricettive

Sulle vertenze e i rimedi tra le due sigle sindacali ci sono punti di convergenza. “Rispetto all’anno scorso – dichiara Mauro Rossi di Filcams Cgil – ci attendiamo un numero di vertenze superiori rispetto al 2010 che furono già tante, 250. La situazione relativa al rispetto delle regole è sicuramente negativa, in particolare per quello che riguarda le donne extracomunitarie. Le organizzazioni datoriali continuano a minimizzare il fenomeno. L’idea che abbiamo è che gli imprenditori del settore si attivino in percorsi di certificazione di qualità volontari sul tema del rispetto delle regole, con atti formali e riconoscibili dal pubblico. Purtroppo anche i più recenti provvedimenti ci lasciano perplessi. La tassa di soggiorno, ad esempio, a carico del turista, rischia di diventare un ulteriore pretesto per modificare la data di arrivo  in albergo, per risparmiare, modificando gli importi riguardanti le ricevute fiscali”.

Sui percorsi verso la legalità c’è anche altro. “Pensiamo – dice Gianluca Bagnolini di Fisascat Cisl – che siano necessarie la ricerca e l’applicazione dei processi per destagionalizzare. Fare quindi in modo che tra turismo balneare, dell’entroterra e congressuale la stagione del turismo duri tutto l’anno. Poi ricercare un marchio di qualità. Una sorta di concorrenza verso l’alto per cui gli imprenditori, singoli o associati, intraprendano volontariamente percorsi di certificazione. Infine, su una materia strettamente sindacale, attivare la contrattazione provinciale di secondo livello differenziata a seconda dell’attività perché ogni comparto nel settore del turismo ha le proprie specificità. Di sicuro occorre cercare accordi specifici sugli orari di lavoro. Perché ci risultano superiori alle 40 ore settimanali: si arriva anche a 70. E poi è da terzo mondo che non ci sia il giorno di riposo infrasettimanale”.

In conclusione: il modello di una “Borsa del lavoro”

Un passo fondamentale da fare sulla qualità del lavoro stagionale sarebbe la creazione di una vera e propria borsa del lavoro. In alcune regioni, come Lombardia, Piemonte e Veneto ci sono esperienze già piuttosto avanzate. Tutte ancora da migliorare. Ma la Regione Emilia Romagna si presenta con un meccanismo decisamene arretrato. Il servizio, raggiungibile con il seguente link https://wwwservizi.regione.emilia-romagna.it/stagionali risulta debole, quasi nascosto nel ben più importante www.emiliaromagnalavoro.it. E difficilmente raggiungibile da utenti poco esperti alla navigazione sul web. I numeri supportano questa tesi. Nella stagione estiva 2009 (gennaio – ottobre 2009) le aziende che hanno inserito richieste, in tutta la regione, sono state 5.418 per 7.001 posti di lavoro. Sono numeri a dimensione provinciale. Un portale di nuova generazione, con la possibilità per i lavoratori di candidarsi in maniera trasparente con un curriculum strutturato “ad hoc” permetterebbe al datore di lavoro un notevole risparmio di tempo: potrebbe sapere in tempo reale chi è occupato e chi no, conoscere con pochi clic la storia del lavoratore e fare in maniera chiara e trasparente. Il candidato, viceversa, avrebbe in tempo reale un’idea più chiara di che cosa richiede il mercato del lavoro locale e, tramite schede informative, tutte le informazioni utili alla struttura versa la quale si candida: il tasso di turnover, da quanti anni il titolare la gestisce, quali sono le posizione aperte, ecc. Il costo di un sistema del genere? Una  goccia nel mare rispetto all’articolato e opaco sistema di finanziamenti pubblici della cosiddetta promo-commercializzazione.

L’identikit dello stagionale: donna immigrata a “tempo”

Gli avviamenti al lavoro dipendente nel settore ricettivo-ristorativo durante il secondo trimestre 2011 sono oltre 30.000 e hanno coinvolto circa 24.500 lavoratori.  La forma contrattuale più frequente continua ad essere quella a tempo determinato, interessando il 64% dei rapporti attivati. Il lavoro intermittente è avvenuto nel 27,8% (8.587 avviamenti) del totale. Sale anche l’incidenza delle assunzioni con la qualifica di apprendista, che crescono dal 5,9% del 2010 al 6,5% del 2011.

La stagione 2011 si conferma al femminile poiché le donne rappresentano il 61,4% delle persone avviate, con una quota che rimane pressoché invariata tra il 2011 e il 2010. Le donne prevalgono all’interno di alcune qualifiche come cameriera ai piani (il 99,5% delle assunzioni riguarda manodopera femminile), addetta alle pulizie (91,7%) e segretaria d’albergo (84,3%), mentre gli uomini si concentrano in altre mansioni, quali portiere d’albergo (98,2%), bagnino (88,4%) e cuoco (75,2%).

La presenza del personale straniero appare preponderante sia nei profili meno qualificati come lavapiatti (il 77,5% delle assunzioni coinvolge stranieri) e donna tuttofare (66,2%), sia nel ruolo di cameriera ai piani (64,9%).

Molto forte la presenza dei giovani. La maggioranza dei nuovi assunti (50,4%) ha meno di 35 anni, mentre un quarto di essi (25,5%) è composto da ultra 45enni. Rispetto a residenza e nazionalità delle persone avviate al lavoro, nei mesi di aprile, maggio e giugno 2011 i residenti in provincia di Rimini sono il 66,5% (15.593 unità) degli assunti nel settore ricettivo-ristorativo, con un aumento di 3,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Cresce anche l’incidenza della manodopera straniera avviata presso alberghi, ristoranti e pubblici esercizi della riviera, la cui percentuale passa dal 38,1% del 2010 al 39,7% del 2011. Tra i nuovi lavoratori stagionali residenti in provincia di Rimini gli immigrati stranieri sono circa la metà (48,7%), confermando l’importanza di questo segmento nel mercato del lavoro provinciale.