Lanciato da TRE, nasce a Rimini il primo incubatore d’impresa

Poche settimane fa è stato presentato a Rimini, nell’ultimo piano dell’edificio che ospita la Fondazione Carim, in pieno centro storico, “innovation square “ la piazza dell’innovazione, l’area in cui sorgerà (sono necessari ancora un paio di mesi per terminare i lavori di allestimento) il primo incubatore  per nuove imprese della provincia, specialmente dedicato all’innovazione nel turismo, locale e internazionale. Un luogo in cui verranno selezionati e sostenuti, con bandi internazionali, le migliori idee per beni e servizi innovativi nel turismo (ma non solo). Idee e progetti presentati, si presume, soprattutto da giovani con ottima formazione e ricchi d’inventiva, che opportunamente seguiti e sviluppati faranno da base alla nascita di nuove imprese che dovranno essere capaci di immettere sui mercati mondiali prodotti e servizi veramente originali e innovativi. La storia e i volumi  del turismo della provincia di Rimini (tre milioni di arrivi e quindici milioni di presenze l’anno)  ne fanno la candidata ideale per svolgere un ruolo di frontiera così importante. Insomma: finalmente una buona notizia.

Cosa c’entra il mensile TRE ?  E’ stato l’incubatore e il primo sostenitore dell’idea. Il luogo da cui  la proposta e i primi contatti con l’incubatore M31 di Padova, tra i più accreditati in Italia e che entrerà nella compagine societaria dell’incubatore formato riminese,  sono partiti.   Risale infatti ad un articolo di questo giornale, pubblicato  nel novembre  2010, dal titolo “Turismo: una opportunità chiamata M31” la proposta, suggerita dal Presidente Ruggero Frezza durante una nostra visita nella sede del suo incubatore, di fare della Riviera di Rimini  il luogo in cui far crescere, sviluppare e lanciare sul mercato  nuove proposte per l’innovazione nel turismo.  Sull’argomento siamo tornati più volte. L’idea si è fatta strada, prima ha conquistato il Piano Strategico di Rimini e poi la Fondazione Carim, senza i quali sarebbe stato molto difficile far decollare il progetto. Per ultimo, il contributo economico della Regione Emilia Romagna ha dato sicuramente una mano.  Ma la sede è solo l’inizio, perché il vero lavoro, di attrarre talenti e nuove  idee da tutto il mondo, comincia adesso. La selezione sarà molto dura. Negli USA la metà appena delle nuove imprese supera i quattro anni di vita e una piccolissima frazione ha la probabilità di diventare i  futuri Facebook, Twitter o Uber.

Sicuramente una iniezione di ottimismo, dopo un anno orribile, che ha visto la chiusura, in provincia di Rimini,  di quasi mille aziende e con livelli di disoccupazione record.  I tempi non sono facili, se è vero che  a livello nazionale, nonostante le misure di aiuto all’imprenditoria, soprattutto con le srl semplificate, la nascita di nuove aziende (start up) rimane, negli ultimi anni, al di sotto dei livelli raggiunti nel 2007.   Purtroppo, oltre a essere meno le start-up tendono ad essere anche più piccole.

Per le start-up, un importante fattore che favorisce una rapida crescita è rappresentato dalla presenza di finanziamenti bancari. Le statistiche dicono che l’11,2  per cento delle imprese nate con finanziamenti bancari superiori a 20mila euro raggiunge  la dimensione di Pmi nei tre anni successivi l’iscrizione; percentuale che scende al 5 per cento nel caso di piccoli prestiti (fino a 20mila euro) o in assenza di finanziamenti.  Diventa quindi un fattore determinante per la crescita delle start-up il sostegno bancario ai nuovi  progetti imprenditoriali.

In sintesi, il neonato incubatore, per avere successo,  dovrà fare rete con tutti i restanti soggetti promotori dello sviluppo locale: Università, Tecnopolo, Banche, Imprese e Amministrazioni locali. Non si vince da soli, ma unendo forze e competenze.