La spiaggia all’asta

Com’è capitato in passato quando qualche Governo o Ministro ha cercato di aprire qualche settore chiuso e protetto ad una maggiore concorrenza, che è l’unica possibilità per i cittadini di avere servizi migliori al giusto prezzo, anche per le concessioni balneari e l’accorpamento delle Province non stiamo assistendo a niente di nuovo.  Chi si ritiene colpito resiste, al di la di ogni ragionevole considerazione.

Allora facciamoci una semplice domanda: se voi foste proprietari di una casa, un terreno o qualche chilometro di spiaggia, ma non siete in condizione di gestirli direttamente,  a chi l’affidereste ?  Sicuramente a chi vi offre il corrispettivo maggiore, magari considerando l’affidabilità e, se proprio non badate solo al denaro, ai precedenti professionali.

Allora, se un normale cittadino adotterebbe, con beni di sua proprietà,  questo comportamento, ritenendolo il più vantaggioso, perché il Comune o lo Stato, che deve curare l’interesse pubblico, cioè di tutti, dovrebbe fare diversamente ? Tanto più in un periodo di scarsità di risorse, di tagli ai  servizi e con un debito pubblico arrivato al massimo storico di duemila miliardi di euro, cioè più di trenta mila euro per italiano, neonati compresi.

E’ evidente, quindi, che non c’è nessuna ragione perché il Pubblico debba gestire i suoi beni (se per un lungo periodo lo ha fatto, non è un buon motivo per continuare) diversamente da quello che l’interesse che rappresenta, ma anche il buon senso, consiglierebbe.  Se poi c’è anche una direttiva europea (la direttiva Bolkesteinsulla liberalizzazione e la concorrenza nei servizi) da applicare, tanto meglio.  Ma non dovrebbe essere l’argomento decisivo.

Aprire alla concorrenza, che in questo caso vuol dire mettere all’asta le concessioni, oltre ad essere economicamente il sistema più vantaggioso, non vuol dire punire nessuno, ma semplicemente aprire i servizi di spiaggia alle migliori energie, progetti e idee.  Che non è detto che siano monopolio di quelli che attendono fuori, perché potrebbero venire anche dall’interno, che già partono col vantaggio dell’esperienza.  Una condizione però deve essere chiara: tutti devono presentarsi uguali ai blocchi di partenza. Le spiagge della Riviera, uguali a se stesse da oltre mezzo secolo,  hanno bisogno di un profondo cambiamento e tanta innovazione, e questa potrebbe essere l’occasione per fare un passo avanti, dopo tante parole pronunciate e scritte.