La rivoluzione dei “dati aperti”

di Fabio Parri

Rendere i dati della pubblica amministrazione fruibili in maniera sistematica a imprese e cittadini rendendo la Pubblica Amministrazione più trasparente ed efficiente. Questo l’ambizioso obiettivo delle azioni intraprese, nelle settimane passate, dalla Regione Emilia Romagna, che ha scelto di iniziare a ‘aprire’ a tutti alcuni dei dati in suo possesso relativi a popolazione, cartografia, uso e diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sul proprio portale internet dati.emilia-romagna.it.

La Pubblica Amministrazione produce, raccoglie, elabora e diffonde una grande quantità di informazioni che testimoniano la presenza delle istituzioni pubbliche nella società: gran parte dei documenti citati nei giornali, nelle pagine economiche e politiche, la gestione del territorio e dell’ambiente, molti rapporti tra privati e molte attività economiche si basano su tali informazioni.

Quello degli open data è un approccio secondo cui questi dati andrebbero resi pubblici in maniera gratuita, in un formato leggibile e processabile da un calcolatore, e senza restrizioni legate al diritto d’autore, a brevetti o ad altri meccanismi di controllo. In tal modo “sviluppatori” di soluzioni informatiche e altri soggetti interessati (imprese, associazioni, privati cittadini) potranno accedervi liberamente e ri-utilizzarli in modalità nuove ed innovative, per i più svariati fini (commerciali, personali, didattici, divulgativi, scientifici, ecc.).

Il portale Emiliano Romagnolo è stato messo online a metà ottobre, un giorno prima di quello generale italiano (www.dati.gov.it/) e i dati presenti, su entrambi, appartengono a una miriade di ambiti, settori ed aree differenti: si passa così dal turismo, con informazioni più vicine alla realtà riminese, quali gli indici di pressione turistica, la capacità degli esercizi ricettivi e, ahinoi, le stime del carico inquinante delle acque reflue urbane, ad altri dati più generali, quali quelli relativi alle politiche sociali, la cartografia regionale, l’elenco delle partecipazioni a consorzi/società/fondazioni per comparto e regione, e molto, davvero molto, altro ancora.

L’accesso a tutti questi dati, una volta che essi cominceranno ad essere ri-utilizzati in maniera sistematica e a divenire sempre di più, consentirà, come già avviene in altri paesi (in primis gli Stati Uniti) di poter usufruire di tutta una serie di servizi utilissimi. Qualche esempio: a New York è possibile fotografare con il proprio smartphone un’affissione per lavori pubblici e sapere tutto dell’appalto (tempi, costo, ditta appaltatrice, ecc.); oppure, è possibile fotografare, sempre con il telefonino, che pare sia lo strumento principe attraverso cui accedere agli open data, l’ingresso di un pubblico esercizio e sapere quale è la sua classificazione da parte dell’autorità per l’igiene sanitaria ed alimentare, quando è stato effettuato l’ultimo controllo, che esito ha avuto, ecc. Le possibilità sono infinite, tant’è che a New York, per fare un esempio, è già il terzo anno consecutivo che viene realizzato un grosso concorso per la realizzazione di applicazioni che sfruttino le informazioni messe a disposizione dagli enti pubblici, chiamato, forse con un po’ di megalomania, NYC Big Apps: (www.nycbigapps.com), con premi di decine di migliaia di dollari da parte dell’amministrazione della Grande Mela.

Non ci resta che attendere che anche in Italia, e soprattutto nella nostra provincia, comincino a fare la loro comparsa servizi e applicazioni utili e capaci di rendere la vita più semplice, magari realizzati anche qua sotto l’egida di concorsi o premi incentivati da fondi e finanziamenti europei quali quelli concessi a chi voglia lanciare una nuova startup da progetti come Spinner 2013, da poco attivo anche a Rimini (http://www.spinner.it/).