Istruzione : l’Italia e gli altri

Quante volte sentiamo dire che le nostre scuole, di ogni ordine e grado, non formano i profili giusti per le aziende. Che cioè tra necessità delle imprese e formazione non sempre c’è raccordo.  Capita in Italia, ma succede anche in Romagna, dove all’incirca una assunzione su cinque è di difficile reperimento.  A volte effettivamente manca il profilo richiesto,  anche perché il lavoro cambia, però spesso sono anche le aziende ad essere poco attrattive, economicamente e contrattualmente (vedi la prevalenza, nelle assunzioni,  di contratti a termine e di salari non entusiasmanti).

Non è nemmeno vero che in Italia ci sono troppi laureati, che pretenderebbero troppo: anzi il contrario. Infatti solo 18 adulti (tra 25-64 anni)  su cento possiedono una laurea, la seconda percentuale (dopo il Messico)  più bassa in area Ocse (Paesi sviluppati), dove la media è del 37 per cento.  Praticamente il doppio.

La mancanza di laureati non spinge in alto i salari, come ci si potrebbe attendere, perché anche in questo caso l’Italia ottiene un secondo primato negativo: retribuzioni relativamente basse per le persone che hanno un livello d’istruzione terziario.

Si conferma, invece,  che i campi di studio preferiti dai giovani italiani  sono le belle arti,  le discipline umanistiche, le scienze sociali, il giornalismo e l’informazione, dove conseguono il titolo il 30 per cento dei laureati, in questo caso il dato più tra i Paesi Ocse.

All’opposto, sono sotto la media dei paesi sviluppati i laureati in materie tecno-scientifiche (24 per cento del totale) come: scienze naturali, tecnologia, ingegneria, matematica, statistica, ecc.

Per genere, le donne sono più rappresentative tra i laureati in discipline umanistiche, gli uomini in quelle tecnico-scientifiche.

Dove si consegue meglio lavoro ?  Sempre secondo l’ultimo rapporto Ocse  sull’educazione, i tassi di occupazione (quante persone lavorano ogni cento) dei laureati in Italia variano dal 71 per cento per gli adulti che hanno studiato nel campo delle belle arti,  all’84 per cento per i laureati nelle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni e all’85 per cento per i laureati in ingegneria, produzione industriale e edilizia, e nel campo della sanità e dei servizi sociali.

In sintesi: gli studi tecnico-scientifici premiano un pò di più, in termini occupazionali, di quelli umanistici.

Però si può lavorare anche con un diploma. In questo caso un diploma professionale serve più di un uno ad indirizzo generalista: infatti, 68 su cento trovano lavoro nel primo caso, 49 nel secondo.

Infine non si può nemmeno dimenticare che l’Italia è uno dei due Paesi Ocse  in cui le prospettive di occupazione per i giovani adulti con un’istruzione secondaria superiore a indirizzo generale non sono superiori a quelle di chi ha un livello d’istruzione inferiore al ciclo secondario superiore.