Installare un impianto fotovoltaico ? Un’impresa

di Domenico Chiericozzi

Nove mesi e sedici incontri per sapere dove protocollare dei documenti ci sembra davvero troppo. E’ successo a un’impresa della provincia di Rimini che, decisa a realizzare un impianto fotovoltaico da più di 20 chilowattora (kW) per il proprio approvvigionamento di energia elettrica, avvia l’iter burocratico autorizzativo presso i competenti uffici di Provincia e Comune di Rimini. Però c’è il lieto fine. Almeno così sembrerebbe dalle ultime telefonate intercorse tra i soggetti interessati. Vale la pena ricordare che stiamo parlando di un settore in fortissima crescita, con grosse potenzialità per l’economia reale locale e per l’occupazione. Per dare un’idea, nella specifica vicenda, è coinvolta un’azienda pronta a investire 300 mila euro e offrire lavoro, solo per questo progetto, a tre persone per sei mesi a tempo pieno.

 Sembra facile ..

La legge nazionale dice abbastanza chiaramente come si dovrebbe procedere. Ma lo spartiacque, concretamente, lo crea la Regione. Con impianti e potenze fino a 20kW la competenza è provinciale. Sotto tale limite l’ente di riferimento è il Comune. Se non ci sono vincoli sulle aree (ad esempio Sovraintendenza, vincoli paesaggistici ecc.) in 60 giorni, con il “silenzio assenso” e una Dia (Dichiarazione di inizio attività), si può procedere con l’installazione dell’impianto. In teoria l’azienda, in questo caso, avrebbe dovuto presentare una “autorizzazione unica” in Provincia. La lenta procedura prevede una risposta entro massimo 180 giorni.

 Ma come sono andate effettivamente le cose?

Partiamo dall’inizio. Nell’agosto scorso l’impresa, per prima cosa, si attiva nei confronti di Enel. Nel giro di pochi giorni iniziano i contatti con l’Ufficio Energia della Provincia di Rimini. Prima telefonicamente poi via posta elettronica con l’invio dei documenti concordati. Contestualmente partono anche contatti con il Comune di Rimini. Ma dopo circa una settimana il referente del Comune informa l’impresa che da quel momento in poi l’unico referente dovrà essere la Provincia. E va bene. Dopo venti giorni circa, Enel effettua un sopralluogo dando “specifiche” per le opere da realizzare. Ventuno giorni dopo il primo contatto, l’imprenditore s’incontra il responsabile dell’Ufficio Energia della Provincia. Nel frattempo, dopo undici giorni dal sopralluogo Enel, arriva il preventivo di connessione, che l’impresa accetta pagando in anticipo il trenta per cento dell’importo totale. Il giorno dopo, considerato l’esito positivo da parte di Enel, il titolare l’impresa richiede, pagando ottanta euro, il Certificato di destinazione urbanistica (Cdu) al Comune di Rimini, un documento necessario che fornisce varie informazioni (tra cui i dati del fabbricato o del terreno e la relativa destinazione urbanistica) e serve appunto per verificare la presenza di vincoli. Quindici giorni dopo, tutta la documentazione è pronta e occorre incontrare nuovamente la Provincia per presentare la richiesta di “autorizzazione unica”. Ma dalla Provincia, telefonicamente, si suggerisce di non proseguire con tale modalità (cioè con la richiesta di autorizzazione unica) bensì di avvalersi dell’art.5 comma 7 del Decreto dello Sviluppo economico del 19 febbraio 2007 che specifica come “per la costruzione e l’esercizio di impianti fotovoltaici per i quali non è necessaria alcuna autorizzazione, come risultante dalla legislazione nazionale o regionale vigente in relazione alle caratteristiche e all’ubicazione dell’impianto, non si dà luogo al procedimento unico (…) ed è sufficiente per gli stessi impianti la dichiarazione di inizio attività. Qualora sia necessaria l’acquisizione di un solo provvedimento autorizzativo comunque denominato, l’acquisizione del predetto provvedimento sostituisce il procedimento unico (…). In poche parole, la Provincia suggerisce di rivolgersi al Comune. Quindi, sulla base di accordi preventivi, l’azienda inoltra a Comune e Provincia una raccomandata con la quale si comunica di avvalersi della sopra citata facoltà e di procedere con la sola autorizzazione del Comune. A questo punto non rimane che tornare a Palazzo Garampi. L’imprenditore incontra il responsabile dell’Ufficio Energia del Comune, che concorda la decisione. Ma per il Comune serve il permesso di costruire, la Dia non sarebbe sufficiente. Nel frattempo sono passati sette mesi. Il resto è accaduto negli ultimi giorni di aprile. Il lieto fine pare sia questo. Tutta la documentazione dovrà essere inoltrata allo Sportello per le Attività Produttive che dovrà rilasciare, entro 60 giorni, il permesso di costruire …  un impianto fotovoltaico! Se tutto va bene, alla fine di giugno questa vicenda sarà conclusa.

 In conclusione

I treni passano solo una volta, le aziende lo sanno. Tra l’altro il sistema di incentivi a disposizione e previsti dal “conto energia” scadrà il prossimo 31 dicembre. Per il 2011 non si sa. Circolano delle bozze ma, al momento, la Conferenza Stato Regioni deve ancora decidere. Una cosa è certa. Cambieranno. Probabilmente gli incentivi saranno ridotti. Poi c’è da dire che attivare un impianto solare in primavera-estate è una cosa, in autunno-inverno è decisamente un’altra. Proprio per effetto dell’intensità della radiazione solare. Poi ci sono i tempi tecnici per realizzare l’impianto. Insomma, forse, in questo caso è stato perso tempo prezioso. Forse no. All’impresa e al progettista dell’impianto va certamente il merito di aver perseguito con tenacia il raggiungimento dell’obiettivo e aver creato un precedente che potrà, si spera, agevolare la strada ai prossimi. Ai posteri l’ardua sentenza.