Innovazione targata Rimini

di Laura Carboni Prelati

Due stabilimenti, uno a Serravalle, l’altro a Pennabilli, 240 dipendenti nelle due sedi, 30 addetti alla ricerca, un fatturato pari a 50 mln di euro nel 2012. Questa è Valpharma, un’azienda che, da 37 anni, produce farmaci conto terzi per le più importanti multinazionali mondiali della salute.

-Quali prodotti escono da Valpharma?-“Produciamo farmaci (capsule/compresse) in forma“ritardo”o rilascio controllato-dice la Dottoressa Alessia Valducci, Assistente A. D-Il paziente ha il vantaggio di assumere una sola compressa al dì invece di tre perché il principio attivo viene assorbito lentamente dall’organismo”

-Avete studiato e progettato voi questa tecnica così innovativa?-“Fu mio padre Roberto che apprese queste nuove tecnologie in America; lui per primo portò in Italia queste novità”

-Per quali patologie sono indicati questi farmaci?-“Sono medicinali antiipertensivi e antidolorifici (in forma ritardo) ma la novità importante oggi è un antiulceroso, già in produzione, molto richiesto dal mercato. Il suo principio attivo, l’esomeprazolo, è in grado di ripristinare le pareti dello stomaco dopo l’assunzione di antibiotici o altri farmaci ed è indicato anche per lesioni da ulcere”

-Valpharma ha la possibilità di formulare una nuova medicina?-

“Si, abbiamo un reparto di ricerca costituito da una parte produttiva e da un laboratorio di analisi; qui lavorano circa 30 persone laureate in chimica farmaceutica e farmacia, inoltre abbiamo tecnici di laboratorio che imparano facendo pratica”-Sono giovani?-“Si, l’età media è 30/35 anni, distribuita in equa percentuale fra uomini e donne”

-Quante risorse vengono investite per la ricerca?-“Dedichiamo quasi il 40% del nostro fatturato (50 mln€ nel 2012); già molti anni fa siamo partiti dal presupposto che, per il nostro lavoro, non poteva esserci innovazione senza ricerca. La richiesta di nuovi farmaci da parte delle multinazionali della salute ci ha sempre stimolato in questo senso, quindi, per stare sul mercato, per essere competitivi, dobbiamo attuarle entrambe ”

-Vi servite di collaborazioni esterne o centri-ricerca universitari?-“Svolgiamo ricerca esclusivamente all’interno dell’azienda. All’esterno facciamo testare il nostro nuovo prodotto confrontandolo con quello esistente (bioequivalenze soprattutto sui generici) che facciamo prevalentemente in Sud Africa”

-Quanto tempo e quante risorse occorrono per un nuovo farmaco?-

“Occorrono anni. Ammettiamo che si possa sviluppare un prodotto in un anno (poco probabile) per registrarlo nei vari ministeri occorrono 2/3 anni, quindi da quando parte l’idea a quando il prodotto viene immesso sul mercato passano circa 5 anni. In Italia occorrono 10 anni, ma per fortuna noi possiamo registrare anche all’estero”

-I vostri nuovi prodotti serviranno a conquistare nuove fette di mercato nazionale ed estero?-“Certo, essendo terzisti e non andando sul mercato col nostro marchio siamo molto versatili”-A quanto ammonta la fetta di mercato estero?-“In Italia abbiamo il 5%, il restante 95% appartiene al mondo: il nostro maggior cliente è il Giappone, il secondo l’Inghilterra, il terzo la Germania…” 3110

 

LUCCHI ELETTROMECCANICA: L’ELICOTTERO ELETTRICO AGUSTA WESTLAND

E’ avveniristico, vola come un jet, non inquina. E’il nuovo elicottero a batterie Agusta Westland, una delle ultime creature generate col contributo di Lucchi Elettromeccanica, presentato lo scorso Giugno alla manifestazione aerospaziale più importante del pianeta, il salone di Le Bourget, Parigi. Questo gioiellino della Agusta Westland (società del gruppo Finmeccanica) è un convertiplano (un ibrido tra un elicottero e un velivolo a reazione) “per il quale ci siamo impegnati a fondo, ottenendo un prestigioso 1° premio per Innovazione, un altro per la Meccanica, ed un terzo anche dal Centro Nazionale Ricerche – dice l’Ing. Giorgio Lucchi- Accanto a elicotteri più affermati, ha preso il volo anche lo straordinario“progetto zero” (emissioni).-In fatto di progettazione quindi non siete secondi a nessuno!-“Certo: questo apparecchio, alimentato con batterie elettriche, è un concentrato di soluzioni innovative. La struttura, in fibra di carbonio, è leggerissima. Le pale, due, inserite nell’ala, scompaiono in fase di decollo e si rialzano quando la navigazione diventa orizzontale. I rotori sono controllati individualmente e questo consente una manovrabilità molto più elevata degli elicotteri tradizionali. Inoltre l’energia utilizzata è elettricità pura, grazie a batterie ricaricabili la cui autonomia è “top secret”. A trazione elettrica è anche il carrello per spostarsi sul suolo in maniera meno inquinante e rumorosa, tutto all’insegna della sostenibilità”

-Questa meraviglia è stata creata col contributo di diversi paesi europei?-

“Il progetto zero menzionato prima fa parte di un’ iniziativa tecnologica congiunta di interesse europeo chiamata Clean Sky (Cieli Puliti) volta a realizzare miglioramenti ambientali con attività comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico sulla conversione di parte degli aeromobili in settori elettrici per diminuire l’inquinamento atmosferico; noi siamo partner anche dell’università di Bristol, partecipa anche Bucarest che opera un particolare studio, ma abbiamo anche il contributo dell’ateneo La Sapienza (Roma 3),di Bologna, La Spezia, Genova, Milano, Politecnico di Torino, il Federico II di Napoli, Catania, Boston…è un mondo che ci gira intorno! Sono 30 anni che, in azienda, facciamo ricerca ed innovazione, non ci siamo mai fermati. Viviamo di ricerca perché la missione dell’azienda è quella di rendere l’idea subito operativa. Ciò che abbiamo fatto la settimana scorsa fa già parte del passato, per questo noi dobbiamo correre avanti, è così che rimarremo competitivi e sul mercato. Siamo stati in grado di inventare un motore talmente innovativo che l’elettronica non è riuscita al stare al passo con noi e abbiamo dovuto rallentare i nostri processi produttivi”-Quindi sono rimasti indietro rispetto a voi?-“Certo. Noi serviamo un settore, l’elettromeccanica, che è in continua evoluzione e se non stai al passo, se non implementiamo sempre qualcosa di nuovo, siamo tagliati fuori”

-Quanti dipendenti?-“Una ventina, età media 30/35 anni, di questi una metà (7/8) opera in innovazione; siamo in stretta sinergia con diversi istituti di ricerca. Abbiamo ingegneri in meccanica, in elettronica e tecnici altamente specializzati alcuni dei quali formati all’interno dell’azienda. Di loro c’è chi fa progettazione, chi integrazione, chi esegue materialmente dei lavori con versatilità e capacità straordinarie, chi segue tutto l’iter produttivo. Noi facciamo il prodotto che ci viene richiesto dalla progettazione alla prototipizzazione; prima si fanno dei mock-up(creazione di un prototipo ad uso dimostrativo), poi si passa all’integrazione fino ad arrivare all’industrializzazione del prodotto. Nella maggioranza dei casi vendiamo il progetto ad aziende molto più grandi di noi,(Gruppo Finmeccanica- Ansaldo- Breda, General Motors, Magneti Marelli, Iveco, Franchini Yacht, Gruppo Carraro) quindi sviluppiamo l’idea e la realizzazione pratica di un’innovazione specifica, per quel certo settore merceologico”.

– C’è ancora tanto da fare per Lucchi Elettromeccanica?-“Dalla fine degli anni ’70 ad oggi la mia azienda, un po’atipica, è sempre stata proiettata nel futuro, nella ricerca avanzata, è per questo che ci vengono a cercare sia le università che le multinazionali se vogliono un prodotto che non esiste sul mercato; ce lo ordinano con quelle particolari funzioni, con certe prerogative e noi valutiamo la soluzione migliore”

-Qualche altra novità?-“Certo, alla Fiera di Hannover per Agritechnica (salone meccanica agricola) sarà presentato il 1° trattore completamente elettrico della New Holland. Abbiamo altre novità, ma sono top secret, riguardano l’ambito militare”.