Imprenditorialità giovanile in ritirata

Dall’inizio della crisi a metà 2012, secondo Datagiovani, Centro studi di Padova, l’Italia  ha perso 50 mila giovani imprenditori, che corrisponde ad un calo del 13,5 per cento in quattro anni.

Ad essere maggiormente colpito dalla “moria” delle imprese giovani è il Nord Italia e in particolar modo il Nordest (-18 per cento) in cui il ricambio generazionale nell’imprenditoria appare a rischio. Emilia Romagna e Veneto sembrano essere le regioni meno “fertili” per l’imprenditoria giovanile.

Nonostante sia difficile operare un confronto diretto tra i dati del 2008 con quelli del2012, inseguito al cambiamento delle classificazioni intervenute, si può comunque stimare con buona approssimazione una flessione intorno al 42 per cento di titolari ed amministratori giovani nelle imprese manifatturiere,  a favore di una maggiore tenuta dei servizi, in primo luogo con l’alloggio e la ristorazione nel turismo, che si mantengono infatti stabili.

Il ridimensionamento dell’imprenditorialità giovanile, nonostante si mantenga tra le prime venti province d’Italia, colpisce anche Rimini, dove tra l’altro si è appena aperto un nuovo bando di selezione per Nuove Idee Nuove Imprese (www.nuoveideenuoveimprese.org).

Dal 2007, inizio della crisi, a fine2011, inprovincia di Rimini, gli imprenditori giovani con meno di trent’anni, nonostante l’innesto dell’Alta Valmarecchia,  in assoluto sono scesi da 3.344 a  2.632  e in termini relativi  dal 5,6 al 4,4 per cento dell’imprenditoria totale.

Un trend negativo che è continuato anche nel primo semestre 2012,  dove poco più di 48 giovani su mille della stessa fascia d’età si dedicano a qualche attività imprenditoriale, con un calo del 4 per cento sullo stesso periodo dell’anno prima, che non ha però impedito a Rimini di essere la terza provincia dell’Emilia Romagna, dopo Reggio Emilia e Ferrara,  e la ventesima in Italia.

Gli imprenditori giovani di questa provincia sono attivi: uno su quattro nell’industria, con predominio assoluto  delle costruzioni, quasi tre su quattro nei servizi, soprattutto nel commercio, turismo e attività immobiliare, e una piccolissima frazione nell’agricoltura.  La suddivisione ricalca la divisione caratteristica dell’economia locale e tiene conto anche del fatto che è relativamente più facile creare una impresa nel terziario e nelle costruzioni (dove molti sono giovani immigrati) che nel manifatturiero.