Il riciclo del denaro poco pulito

La recente polemica sulla “pericolosità” dell’uso del contante,  che favorirebbe il riciclaggio di denaro di provenienza illecita, tesi tutta da dimostrare (se fosse vero, dal giorno della riduzione a mille euro dell’uso del contante, deciso dal Governo Monti nel 2011,  ci dovrebbe essere stata una forte  diminuzione dell’evasione e del riciclaggio), ha riacceso i riflettori sulla ripulitura, nella economia legale, dei proventi di  attività illecite.

Il problema indubbiamente esiste, soprattutto al Sud e nel ramo del commercio, ma è lo strumento indicato per contrastarlo a suscitare qualche perplessità, visto anche che nella maggioranza dei paesi europei non si da corso a nessuna limitazione.

Per esempio Rimini, nel recente passato, è salita agli onori della cronaca per l’abbondante circolazione di biglietti da 500 euro (un taglio che non esiste in nessun’altro paese…negli USA il pezzo più grosso è di 100 $), che hanno destato più di un sospetto. A cosa servissero  tanti biglietti lo ha rivelato un articolo apparso sul settimanale  L’Espresso del 19 gennaio 2012 dove si poteva leggere: “A Bologna…..tiravano fuori dal bagagliaio della Maserati Gran Turismo sacchi stracolmi di banconote: i banchieri di San Marino venivano a prelevarli in città per trasportarli nei caveau del Titano…”.  C’era già la limitazione del contante, ma circolavano a sacchi.  E le banche  non facevano troppo domande sull’origine.

Per contrastare il fenomeno, da qualche tempo la Banca d’Italia raccoglie le segnalazioni di sospetto riciclaggio che gli provengono dalla periferia, in stragrande maggioranza (95%) da istituti finanziari, soprattutto banche e poste, e solo in minima parte (il 3%) da professionisti (commercialisti, notai, avvocati, ecc.).  Anzi, dai commercialisti, che dovrebbero saperne abbastanza, sono arrivate, nel 2014, appena 148 segnalazioni in tutta Italia (lo 0,2%). L’anno prima ancora meno.

In sei anni, dal 2009 al 2014, questo genere di  segnalazioni sono triplicate sul piano nazionale e regionale, ma sono solo raddoppiate a Rimini (+ 98%), luogo dove, pur circolando sacchi di denaro, sono aumentate di meno (da 222 del 2009 a 439 nel 2014).  In Emilia Romagna quasi una anomalia.  Segnalazioni fatte dai professionisti riminesi, fino al 2012: zero. Poi questo dato non è stato più rilevato  a livello provinciale dalla Banca d’Italia, ma visto l’andamento nazionale  è difficile credere che a Rimini le cose siano cambiate molto.  Sempre in questa provincia, nel primo semestre 2015 le segnalazioni sono state 242, poche unità in più dell’anno scorso.