Il costo della crisi e l’equità che non c’è

Quando i conti non tornano, che in buona sostanza vuol dire che si sta spendendo più di quanto si incassa,  riequilibrare le entrate con le uscite è inevitabile.  Ma a due condizioni: a) che sia chiaro per responsabilità di chi i conti sono andati in rosso;  b) che ciascuno sia chiamato a fare la sua  parte in ragione delle proprie  possibilità. 

Ora è abbastanza evidente che a causare questa pesante crisi non sono stati certamente i giovani e le donne precari o disoccupati, i pensionati al minimo, gli insegnanti meno pagati d’Europa, i dipendenti pubblici a poco più di mille euro al mese, gli operai in cassa integrazione a 800 euro oppure a 1.200/1.300 euro quando prendono il salario pieno, le mamme costrette a restare a casa per carenza di asili, gli immigrati che raccolgono la frutta in condizioni bestiali, per non dire schiavistiche,  per poche decine di euro a giornata.

Se, come molti pensano, non sono questi i veri responsabili della crisi,  non si capisce allora perché debbano essere i primi ed unici a pagare, mentre niente viene chiesto ai settori più ricchi della società, molti dei quali (esempio i banchieri, ma non solo) hanno ripreso come prima ad auto assegnarsi stipendi milionari.

Quando poi tra gli intoccabili, almeno fino a questo momento, ci sono anche i membri del Parlamento, della Camera e del Senato, che pur figurando tra i più pagati d’Europa, mentre non risulta che l’Italia sia la nazione più ricca, anzi è in via di impoverimento, si sono guardati bene di fare qualche rinuncia, la complicità risulta preoccupante. Certo, il loro numero è limitato (i Senatori sono 315 e i Deputati 630) e il risparmio, tagliando anche molti privilegi, potrebbe non essere consistente. Questo è vero, ma è giusto deliberare sacrifici per i cittadini-elettori che stanno sicuramente peggio, chiudere enti di ricerca, culturali, ecc.,  e invece lasciare invariati i  privilegi  degli eletti (che così risultano ancora meno giustificati) ?   Crediamo che questo  non sia né moralmente, né socialmente giusto.  E questa mancanza di equità può finire per  togliere  autorevolezza e  perfino legittimità alla manovra stessa. C’è ancora tempo per rimediare. Altrimenti il Governo italiano sarebbe l’unico in Europa a scaricare la crisi unicamente sui settori più deboli della società, scegliendo una politica chiaramente classista.

 Stipendi parlamentari