I Quartieri meritano più attenzione

In vista del prossimo appuntamento elettorale  TRE ha voluto compiere un viaggio tra alcuni quartieri di Rimini, che a volte sono delle piccole città, per constatarne lo stato di fatto ed ascoltare i desiderata dei residenti, attraverso la voce di informatori privilegiati.

Il quadro che emerge offre diversi spunti di riflessione, che potrebbero essere utili per  futuri interventi. 

Il primo è che troppo spesso i nostri quartieri  sono territori anonimi e privi di qualsiasi elemento di identità. Voi potreste essere da qualsiasi parte, perché niente vi dice che siete in un luogo speciale. Identità, chiamiamola anche riconoscimento, che potrebbe essere rappresentata da una bella piazza, edifici e servizi importanti e di pregio e altro. Luoghi, anche per eventi pubblici, che spesso diventano punti naturali di ritrovo e aggregazione. Una funzione che attualmente viene svolta dai  bar o i parchi, quando ci sono, soprattutto per i giovani. Oppure la Parrocchia.

Una seconda mancanza significativa, piuttosto palpabile, che non contribuisce certo ad avvicinare i cittadini alle istituzioni locali, è la quasi totale assenza di qualsiasi punto di riferimento che rimandi all’Amministrazione comunale. E’ vero, in qualche, pochi, quartieri ci sono uffici decentrati. Ma se non sono chiusi, funzionano a scartamento ridotto e sono così malridotti, anche esteticamente, da non essere proprio un modello di attrazione.

Una lontananza, tra residenti e governo locale, rafforzata  anche dall’assenza di qualsiasi modalità di rappresentanza degli interessi di quartiere. Il ruolo che un tempo svolgevano i Consigli di quartiere. Magari la forma di rappresentanza era da rivedere, a cominciare dalla formazione stessa dei quartieri (troppo grossi e disomogenei). Tante volte somigliavano a piccoli consigli comunali, con molto meno potere. Quindi, una loro riformulazione era necessaria. Ma la totale abolizione, cosa che non è capitato nei vicini comuni di Cesena e Forlì, è stato sicuramente un errore.

Certo, i Consigli di quartiere erano una spina nel fianco del governo comunale di turno. Ma servivano a rappresentare gli intessi locali e rendere accesa la partecipazione. Oggi, se un quartiere non ha un comitato, una pro loco o qualcuno che si prende, volontariamente, a cuore i problemi del posto, non c’è modo di far arrivare certe richieste all’Amministrazione.   

Ultima questione: il deserto culturale dei quartieri. Le poche biblioteche, un paio, che erano state aperte sono chiuse o semichiuse e gli unici eventi culturali che si svolgono sono organizzati dalle Parrocchie o da organizzazioni di quartiere che trovano in queste la loro base operativa.

Questa è una mancanza grave. Si parla tanto di investire nella cultura, ma si dimentica che c’è un centro (teatro, museo, ecc.) e una periferia. Una moderna biblioteca di quartiere può diventare un luogo dove tanti ragazzi, ma non solo, potrebbero riunirsi per leggere buoni libri, guardare film e documentari, fare i compiti, ascoltare conferenze e molto altro.  Sarebbe un aiuto alla crescita e alla elevazione culturale di molti. Soprattutto per i giovani e le famiglie più svantaggiate.  Un investimento che dovrebbe figurare tra le massime priorità.