Garattoni: living innovation

di Simone Santini

Una realtà a conduzione familiare, ma con lo sguardo rivolto a un orizzonte internazionale. Queste poche parole basterebbero per raccontare l’identità e lo spirito che muove la Garattoni Living Innovation, azienda riminese specializzata nel settore della protezione solare. Un’azienda nata e cresciuta sul territorio (dal 2017 è situata a Santarcangelo, nella nuova sede) ma che nella sua storia ultradecennale (nel 2020 ha soffiato 40 candeline) ha impresso la propria impronta anche oltreconfine, divenendo azienda riconosciuta per l’innovazione ed esportando in Europa e nel mondo la metà dei propri prodotti. Il tutto grazie a un processo di internazionalizzazione sostenuto e valorizzato dalla positiva sinergia instaurata con la CNA di Rimini. Una realtà raccontata in prima persona da Maura Garattoni, collaboratrice familiare dell’azienda.

“Tutto è cominciato nell’agosto del 1980, grazie all’intuizione di mio padre Dario, con il supporto, come sempre, di mia madre Irene. All’inizio la produzione si concentrava solo sulle zanzariere, acquistando i materiali da altri produttori del settore. Una svolta l’abbiamo avuta negli anni ’90, quando abbiamo cominciato la nostra linea prodotti: mi piace sempre ricordare una vacanza di famiglia fatta in montagna nel 1990, durante la quale vedevo mio babbo disegnare fino ad arrivare al ‘bozzetto’ della nostra prima matrice. Da lì, con gli anni, la nostra realtà è cresciuta: ci siamo specializzati nel mondo della zip e oggi possiamo vantare 5 brevetti e 90 matrici, che corrispondono a 15 linee di prodotto”.

Un’attività per la quale è fondamentale la ricerca.

“Sì. Ne facciamo molta, e si tratta di ricerca che portiamo avanti interamente a livello interno. Ricerca che viene condotta seguendo quelle che percepiamo come le principali esigenze di mercato e che, negli anni, ha visto anche un incremento del livello tecnologico. Ci siamo dotati, ad esempio, di una stampante 3D, che ci consente di dare fisicità ai disegni, permettendo così di capire in modo più diretto se un progetto può funzionare oppure no”.

Una realtà locale e familiare. Ma anche un’azienda che negli anni è cresciuta fino a intraprendere un vero e proprio percorso di internazionalizzazione. Ci può raccontare?

“Nei primi anni l’azienda si riferiva esclusivamente al mercato locale, ma col tempo siamo cresciuti molto, tanto da cominciare a guardare anche alle possibilità dell’export. Nello specifico, l’intuizione iniziale è arrivata da un nostro dipendente che per sua formazione ed esperienza come rappresentante aziendale era abituato a lavorare con l’estero e che, di conseguenza, ha applicato nella nostra realtà questo tipo di visione. All’inizio era lui che si occupava interamente di questo processo. Poi, col tempo, il percorso si è sviluppato e lo abbiamo proseguito noi, anche grazie alla preziosa collaborazione della CNA di Rimini, con la quale manteniamo un grande rapporto di sinergia. Un’importante svolta da questo punto di vista è arrivata circa un decennio fa, quando ci siamo lanciati partecipando a ‘R+T’ a Stoccarda, la fiera principale del nostro settore a livello internazionale. Un appuntamento che per noi è diventato irrinunciabile, perché nonostante la sempre maggiore importanza della digitalizzazione, rimane la vetrina principale attraverso la quale far nascere rapporti con nuovi clienti e, allo stesso tempo, darsi appuntamento per rafforzare il legame con quelli storici. E questo costante rapporto con Stoccarda ha portato i suoi frutti: nonostante si tratti di una grande fiera internazionale, nella quale ci troviamo di fronte a veri e propri giganti del settore, col tempo siamo diventati conosciuti e riconosciuti per quanto riguarda l’innovazione. Molto spesso, infatti, i nostri prodotti hanno anticipato tendenze di mercato che poi sono state seguite. Un rapporto con l’estero che oggi, ormai, è parte integrante della nostra azienda: esportiamo dal 40 al 50% della produzione, concentrandoci sia sul mercato europeo sia extra UE, come a Singapore, in Libano e in Nuova Zelanda”.

Un tema “caldo” in questo periodo storico è quello del personale. In molti settori si registra, probabilmente anche a causa degli sconvolgimenti portati dalla pandemia, una generale difficoltà nel mettere in contatto domanda e offerta di lavoro. È una situazione che state vivendo anche voi?

“La nostra situazione non è molto indicativa, perché non siamo in cerca di nuovi dipendenti. Ma, in linea generale, nel settore si percepisce una richiesta di lavoro pressoché nulla. E questo, a mio parere, è il risultato di una tendenza sempre più marcata a livello formativo: la sensazione è che oggi, nelle scuole, il lavoro manuale non sia più valorizzato come dovrebbe essere. Le professioni artigianali e tecniche vengono considerate come mestieri di serie b ed è una criticità importante, perché va a togliere interesse e, di conseguenza, manodopera a un settore che in molte parti d’Italia, compreso il territorio romagnolo, rappresenta un’eccellenza. Anche oltre confine”.