Fuga dal turismo

Stagione nuova, vecchie lamentele. Il turismo, all’approssimarsi della nuova stagione estiva, di nuovo non riesce a trovare personale. Per una tra le principali attività economiche del territorio è quasi un paradosso. Il turismo è tanto celebrato, quanto tenuto alla larga, almeno come possibilità d’impiego, dai locali.

Eppure tutto sembrerebbe concorrere ad una atteggiamento diverso. Siamo la provincia, in Emilia Romagna, dove meno persone che potrebbero farlo lavorano, la disoccupazione è maggiore e le persone, in maggioranza donne, che dichiarano di essere immediatamente disponibili al lavoro superano le cinque mila unità (erano otto mila nel 2019).

Applicando la massima, cui spesso si ricorre, del meglio pochi mesi di lavoro che niente, l’offerta non dovrebbe mancare. Eppure non è così. Alcuni azzardano, senza eccessivi riscontri, dare la colpa al reddito di cittadinanza che terrebbe lontano dal mercato del lavoro un buon numero di interessati. Senza negare che qualche caso ci possa essere, non è questa una spiegazione convincente. Perché lo stesso fenomeno si riscontra in Spagna, dove il reddito non c’è.  Quindi gli ostacoli sono altri.

E si chiamano: turni pesanti, orari prolungati, giorni di riposo settimanale come optional, paghe decisamente basse. La retribuzione media giornaliera nel nostro turismo (alloggio&ristorazione) è 58 euro, contro 95 euro della manifattura. Questo fa un salario annuale, anche con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, che non arriva a 15 mila euro lordi, a fronte di 28 mila di una lavoratore dell’industria (fonte Inps).  C’è una bella differenza.

Ma chi può contare con un contratto stabile è già un privilegiato: perché su 33 mila dipendenti del turismo (dato 2019), in una stagione normale, ben 27 mila sono a tempo determinato. Vuol dire che lavora con contratti brevi, a volte brevissimi

Aggiungiamo che su cento dipendenti del turismo, 58 sono donne, che non prendono più di 55 euro giornalieri.  

A questo punto si alzerà il coro di chi dice che questo è la parte regolare, poi c’è il nero. Come per dire che la realtà è meno negativa di quanto appare. Vero anche questo. Ma non pare che tale modalità goda di un elevato livello di gradimento, visto la fuga dal turismo.

In verità il turismo è una attività che paga poco in tutto il mondo. Quindi quello riminese non è una eccezione. Poi ci sono le specificità locali che sicuramente giocano un ruolo, abbassando ulteriormente il livello: in particolare la stagionalità e la dimensione ancora ridotta degli alberghi, che non contribuiscono al raggiungimento di una produttività elevata. Base anche per salari migliori.