Fotovoltaico, un percorso ad ostacoli tutto riminese

Mentre in America il Presidente Obama fa di tutto per promuovere le energie pulite, da cui  si aspetta 800 mila nuovi posti di lavoro, la provincia di Pesaro dichiara di puntare sulla “economia verde” per tamponare la perdita di posti di lavoro e per fare questo è decisa a snellire e velocizzare al massimo tutte le procedure, a Rimini sembra prevalere la regola opposta, lungo le strade più tortuose. Certamente la legislazione non aiuta,  se accanto ad una legge che dichiara una cosa sono subito pronte linee guida che dicono esattamente il contrario. Ma un occhio al cittadino e all’impresa dovrebbe consigliare comunque e sempre la via più breve. 

Dovrebbe essere così, anche perché con 2,21 chilowatt di potenza installata ogni 100 abitanti,  la provincia di Rimini è solo quinta in regione per diffusione del fotovoltaico, preceduta da Forlì-Cesena con 3,32 Kw, da Bologna con 2,95 Kw, poi a seguire Ravenna e Piacenza.   

Ma il dato provinciale non è omogeneo e nasconde marcate differenze comunali, che vanno  dai 57,6 Kw di potenza installata ogni 100 abitanti di Sant’Agata Feltria  ad  appena 1,0 Kw  di Novafeltria, l’ultimo dei ventisette comuni.  Rimini, il Capoluogo, si ferma ad 1,2 Kw ogni cento residenti,  veramente poco per essere di esempio.

Che la situazione sia piuttosto ferma lo testimoniano anche gli ultimi dati  relativi all’incremento della potenza fotovoltaica installata nell’ultimo trimestre (luglio-settembre): Ravenna è in testa con un + 42%,  Rimini è in coda con + 7,6% (dati Ubisol di giugno e ottobre 2010).

Sulle ragioni di questo ritardo pesa in modo sempre più determinante, oltre alla contraddittorietà della normativa, l’incertezza e il costo (in tempo e ripetizione delle pratiche) della burocrazia comunale, che in molti casi, a cinque anni del primo conto energia (il conto che concede incentivi per l’installazione degli impianti),  non è ancora riuscita a darsi procedure autorizzative chiare ed univoche, per ciascuna tipologia di impianto. 

Il  caso recente che vi presentiamo, riferito al Comune di Rimini,  è emblematico di questa situazione di incertezza e confusione. Alcuni privati, per un investimento che supera i 2 milione di euro,  chiedono l’autorizzazione per realizzare impianti fotovoltaici a terra (diffusi in tutti i paesi europei).  Per lo Sportello dell’edilizia, d’accordo con quello dell’Energia, non essendoci niente da costruire,  basta una DIA (Dichiarazione di Inizio Attività). L’impresa incaricata prepara e consegna la documentazione necessaria, regolarmente accettata e  protocollata. Tempo per rispondere, altrimenti scatta il silenzia assenso, trenta giorni. Ma proprio allo scadere, siamo a metà agosto, quando la pratica viene girata allo Sportello Unico delle Attività Produttive, si scopre che la DIA non basta, ci vuole il permesso per costruire (anche se non ci sarà traccia di cemento).  Tutto da rifare quindi,  ed  altri 60 giorni circa di attesa (così siamo già a 90 giorni  per una realizzazione che richiederà meno di un mese di lavoro), fino alla convocazione di una Conferenza dei servizi (una riunione dove, attorno allo stesso tavolo, siedono tutti gli Uffici e gli Ente interessati) che darà finalmente, a metà ottobre, il via libera.   Fanno  così tutti i Comuni ?

No. Infatti è richiesta solo la DIA per impianti a terra fino a 1 MWp (Mega watt = 1.000.000 di watt), nel nostro caso sono molto meno, nei  Comuni di Savignano, Sogliano, Borghi e numerosi altri, per rimanere tra i più vicini. Perfino a Saludecio, per gli impianti a terra fino a 100 Kw è sufficiente la DIA.

La cosa ironica poi è che la DIA, cioè un semplice avviso di inizio lavori,  pare sia  stata, invece,  sufficiente  per  l’impianto fotovoltaico sul parcheggio di Fiabilandia,  con potenza superiore a 1,8 MW.

 E tutto questo percorso ad ostacoli nonostante sia intervenuta pure una legge recente (Lgs. n.96 del giugno 2010),  la quale  nel suo art. 17  invita espressamente a “semplificare ….i procedimenti di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili..”.

 Ma per prendere le leggi che snelliscono, e non ripararsi dietro quelle che complicano, ci vuole pure un minimo di  “coraggio” e di buona volontà.