Fondazione Fellini, la “saga” continua

di Marzia Caserio

La saga Fondazione Fellini continua. Con molti se, molti ma e poche certezze. Sembra lontano il giugno 2009 quando venne annunciato il nome di Dante Ferretti come responsabile del progetto del nuovo museo dedicato al regista riminiese, ovvero del Fulgor come sede per rinnovare la memoria di Federico Fellini. Da quel momento in poi i colpi di scena non sono mancati: dall’uscita di scena della nipote del regista, Francesca Fabbri Fellini, che rappresentava la famiglia nel consiglio di amministrazione (ultimo atto di un rapporto a dir poco conflittuale con l’ente) alle dimissioni del vicepresidente Giuseppe Chicchi,  fino ai 300mila euro di buco nel bilancio (poi aumentati). E per finire, l’annuncio del presidente Pupi Avati pronto a lasciare l’incarico per la presenza di troppe tensioni interne e per la mancanza, secondo quanto dichiarato dal regista alla stampa di una reale volontà di risanamento del debito, e con una ricaduta anche sullo stesso direttore Vittorio Boarini, che potrebbe seguirlo.
Nonostante i capovolgimenti interni, le soluzioni di risanamento sono arrivate da più ambiti: Massimo Pasquinelli, neopresidente della Fondazione Carim e socio di quella intitolata a Fellini, non ha perso tempo e ha subito incontrato le istituzioni per decidere le modalità di ripresa  per l¹organizzazione che dovrebbe essere il simbolo forte della città.
Non bisogna dimenticare il contributo da parte della Regione: a Bologna, fino a qualche tempo fa, avevano sostenuto la causa con fermezza, promettendo di non lasciare sola la Fondazione e promettendo 180mila euro in tre anni. Poi, sono arrivate le nomine nel consiglio di amministrazione – ancora non confermate – del regista Marco Bertozzi e del semiologo Paolo Fabbri. Candidature, queste, mirate a riportare una ventata di freschezza ad un organismo pronto ad essere svecchiato al più presto. Entrambi confermano la loro disponibilità nell¹offrire il loro contributo purché, come dice lo stesso Fabbri “la barca venga rimessa a galla”.
Ma al di là di questioni organizzative ed economiche rimane il Fulgor, la sala cinematografica amata da Fellini che ora aspetta di essere ristrutturata per tornare a nuova vita: proprio qui, prenderanno posto il museo, la sede della Fondazione e la cineteca comunale. Tre, dall’inizio dell’anno, si chiede se al di là di polemiche, questa nuova struttura possa diventare un futuro luogo di lavoro per giovani talenti con la passione del cinema, una sorta di piccolo centro studi mirato alla creazione di nuove professionalità ma anche un luogo che possa assorbire i giovani troppo spesso costretti ad andare via.

Una scuola? Idea illustre ma “bocciata”

Una scuola dei mestieri del cinema era già stata annunciata. Sì, appena una manciata di anni fa e proprio da parte di uno dei più grandi registi italiani nonché presidente uscente della Fondazione Fellini, Pupi Avati.
“Mi sta chiedendo se in un futuro il Fulgor può trasformarsi in un centro per giovani che vogliono fare cinema? Questa proposta la feci io circa 4/5 anni fa ed era proprio quella di una scuola dei mestieri del cinema”.
Pupi Avati al riguardo sembra piuttosto disilluso. Al di là delle solite “polemiche interne” come lui stesso le aveva definite, oggi Pupi Avati scrolla la testa di fronte a un progetto al quale si era interessato in prima persona.
“Quest’ idea fu accolta con grande entusiasmo come succede per queste cose e insieme alla Fondazione e all’allora assessore alla Cultura di Rimini, Stefano Pivato, andammo a Roma, a palazzo Ghigi per parlare con l’allora attuale Ministro dei beni culturali, Rutelli”. Dopo i primi consensi e slanci di approvazione, dell’intera questione non se ne fece nulla: “Rimini è una città difficile, si fanno molte chiacchiere e pochi fatti – sostiene Avati – si perde tempo in tante parole piuttosto che nel reperire fondi e risorse per questo genere di iniziative. Magari si potrà riconsiderare, se ci sarò ancora, dopo la ristrutturazione del Fulgor… che tra le altre cose deve ancora partire con tutti i lavori”.  

Una fucina di idee?
Non solo docente di cinema all´università IUAV di Venezia. Marco Bertozzi, probabile new entry in rappresentanza del Comune di Rimini, del cda della Fondazione Fellini, è un regista affermato che nonostante i continui spostamenti non dimentica mai la sua Rimini. Le sue ultime pellicole sono “Il senso degli altri” e “Predappio in luce”.
“Con il rifacimento del Fulgor auspicherei un laboratorio d´idee dove produrre riflessioni, eventi e perché no, film. Partendo da Fellini ma migrando col pensiero aldilà dei suoi confini immaginifici e oltre una pur importante prospettiva museale. Mi vedo una officina attiva, con dei momenti di ibridazione del cinema con le altre arti”.
Ma come confermano molti suoi colleghi per fare del vero cinema poi, bisogna abbandonare la città…
“Ovviamente, se si parla di grandi produzioni è necessario spostarsi, ma se parliamo di laboratori d’idee, di utilizzo di nuove tecnologie e nuove reti distributive, di cinema a base d’archivio o di documentario di creazione, non è detto che non si possano realizzare ottimi progetti in una provincia ricca di stimoli come la nostra”.

Intraprendere l’attività? “E’ molto difficile”
Solo il tempo decreterà la vera natura del Fulgor e le sue possibili versioni. Parola di critico cinematografico. Paolo Pagliarani non si sbilancia. “E troppo presto per dire cosa ne sarà in futuro, io sono per la politica dei piccoli passi”. L¹esperto che più di tutti conosce il volto cinematografico riminese non può non riflettere sulla realtà odierna prima ancora di quella “immaginata”: “La situazione locale non è molto diversa da quella nazionale: oggi per giovani e meno giovani intraprendere questa attività è molto difficile. Si tratta di un sistema molto più complesso di quello che si crede”.
E pensare al Fulgor come ad un’ipotetica scuola dove studiare storia del cinema e magari formare delle figure professionali?
“II Fulgor nasce più con l’intenzione di rendere onore a Federico Fellini e se si vuole  studiare c’è la cineteca ricca di materiale dove si possono approfondire diversi argomenti ma di certo non parliamo di fare cinema”.
Per quello quindi bisogna lasciare Rimini?
³Qui si può fare a livello semi-professionale ma bisogna guardare anche fuori, fare esperienze altrove. Sappiamo bene che Rimini è stato il set per diversi film nazionali e che c¹è, tramite Tania Arcangeli, una buona società di casting che recluta attori, ma questo è solo un aspetto. Il cinema è molto altro. L’unica è aspettare e vedere come si svilupperanno le cose”.