Entro il 2039 la sostituzione della rete idrica

di Martina Bacchetta

Ci si accorge di aver sete proprio quando l’acqua finisce e, ad oggi, è quasi così davvero. Il terreno arido, arso e sofferente grida e reclama sollievo. Il caldo torrido dell’estate appena conclusa ha inevitabilmente trascinato con sé un indicibile peggioramento di una situazione ambientale già poco rosea. Sì, perché secondo gli esperti dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) tra il ventennio 1920-1950 e il trentennio in cui viviamo, la disponibilità dell’acqua in Italia è calata del 19% con il rischio di sfiorare il 90% nel 2100. È tempo di agire. Repentinamente.

Il 7 luglio scorso, il sindaco di Rimini ha firmato un’ordinanza comunale che prevede delle limitazioni nell’utilizzo dell’acqua di rete a partire dal giorno successivo alla firma e fino al 21 settembre, salvo eventuali proroghe. L’ordinanza predispone il divieto su tutto il territorio comunale di prelievo dalla rete idrica di acqua potabile nella fascia oraria compresa tra le 8 e le 20 per: l’innaffiamento di orti, giardini e prati; il lavaggio di aree cortilizie e piazzali; il lavaggio domestico di veicoli a motore. E ancora: chiusura delle fontane ornamentali senza sistema di ricircolo ad accezione di quelle storico-monumentali; nonché delle fontanelle di erogazione di acqua potabile prive del rubinetto di arresto. Per altri utilizzi come ad esempio il riempimento delle piscine private ad uso domestico è consentito solo con previo accordo con il gestore della rete di acquedotto. In caso di mancato rispetto delle sopradescritte regolamentazioni sono previste delle sanzioni amministrative da euro 25.00 ad euro 500.00 da parte degli organi di vigilanza.

In provincia di Rimini sono stati inoltre finanziati 4 interventi per 390 mila euro: di questi, 100 mila per assicurare l’acqua a fini idropotabili in vari comuni dell’Appennino che servono a finanziare i viaggi delle autobotti nel caso in cui ve ne fosse la necessità e nelle aree montane comprese tra San Leo, Novafeltria, Sant’Agata Feltria e Talamello. Tra le opere anti-siccità rientrano: il potenziamento dei pozzi Secchiano/Campiano a Novafeltria (70 mila); una nuova interconnessione tra sistemi idrici critici a Molino di Bascio, a Pennabilli (100 mila) e la realizzazione di un nuovo pozzo con la relativa condotta a Pietracuta di San Leo (120 mila). E tanti altri sono gli interventi tra le opere urgenti sull’idropotabile e misure di assistenza alla popolazione, realizzabili con i primi 10.9 milioni di euro assegnati dal Governo all’Emilia-Romagna a seguito del riconoscimento dello Stato di emergenza nazionale per la siccità.

Dati gli importanti problemi concernenti l’acqua e la sua salvaguardia, quali sono altri piani di recupero e/o di soluzione che verranno messi in campo sul nostro territorio? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Rapone, amministratore unico di AMIR, l’azienda pubblica di riferimento per la rete idrica in larga parte della provincia di Rimini:

AMIR SpA è un’azienda patrimoniale a totale partecipazione pubblica (definita anche “società degli asset”), i cui soci sono i Comuni della nostra Provincia (il solo Comune di Rimini detiene il 75% delle quote). La nostra funzione primaria consiste nel finanziare le opere del Servizio Idrico Integrato del territorio di competenza, ad integrazione di quanto già previsto dal gestore Hera. Il SII include Acquedotto, fognatura e depurazione. La lotta alla dispersione idrica attiene alla parte acquedottistica. Il nostro budget annuale consiste in 2 milioni di euro di investimenti per manutenzione (oltre a quelli pluriennali) di cui, per l’anno in corso ed il prossimo, circa 600 mila dedicati al tema della dispersione idrica. Come Amir, insieme al gestore, stiamo lavorando infatti sulla sostituzione delle reti, perché con un’età media di 26 anni, circa un terzo delle tubature hanno superato i trent’anni di vita. Questo è uno degli interventi principali per limitare le dispersioni idriche, che registrano nel nostro territorio una media del 20% circa a fronte di una media del 40% su base nazionale”. Recentemente vi è stata, da parte di Amir, una distribuzione ai soci dell’indennizzo ‘Fondo Ripristino Beni Terzi’, destinato a delle infrastrutture che saranno necessarie per il miglioramento delle funzionalità del sistema idrico: “Tali risorse economiche sono ormai nella disponibilità dei comuni soci, che le utilizzeranno in base alle rispettive priorità – ci spiega ancora Rapone – In termini generali, il tema della valutazione delle performance delle reti e delle politiche di sostituzione delle reti stesse è considerato nel Piano d’Ambito, il documento ufficiale elaborato dall’Autorità regionale Artesir ed approvato dal Consiglio d’Ambito, che è l’organo di governo del sistema, a cui partecipano i comuni attraverso i propri rappresentanti. Il Piano d’Ambito aggiornato al 2018 prevede che il 20% della rete riminese venga sostituito entro il 2039, mantenendo il sistema complessivamente in relativa sicurezza”. E per quanto riguarda le problematiche dell’immediato presente? “Alla luce dei recenti problemi evidenziatisi questa estate è comunque maturata una convinzione diffusa che sia necessario intensificare il tasso di sostituzione delle reti, motivo per cui il Piano d’Ambito verrà aggiornato nei tempi e con i contenuti che verranno opportunamente deliberati. A tal proposito si sta lavorando anche per intercettare risorse del PNRR”.

Sarà sufficiente? Neanche gli ultimi temporali, nonostante abbiano contribuito a stabilizzare le portate del fiume Po, hanno effettivamente migliorato la situazione e lo stato di ‘grave siccità’ permane e, con lui, anche lo stato di allerta.