Dove trovare lavoro (o almeno provarci)

A conferma che il lavoro è sempre un tema di grande attualità, non solo sul piano nazionale ma anche locale, ci sono di dati delle ore autorizzate di cassa integrazione in provincia di Rimini, che nei primi sei mesi di quest’anno sono aumentate, sullo stesso periodo dell’anno prima, dell’11 per cento. Una media tra quella ordinaria, cresciuta  del 56 per cento, e quella straordinaria del  35 per cento, mentre scende quella in deroga, probabilmente per esaurimento fondi.  Tra i settori più colpiti ci sono l’edilizia, il meccanico, il commercio, l’abbigliamento e il legno.  Per essere più chiari, l’ammontare delle ore di cassa integrazione autorizzate (superiori a 3 milioni) equivalgono a circa 2 mila posti di lavoro su base annua.

Ma accanto alle perdite dei posti di lavoro, o quanto meno al rischio,  ci sono anche assunzioni che rappresentano nuove opportunità.  Secondo l’indagine trimestrale Excelsior, che indaga sulle intenzioni di assumere del settore privato, nei primi nove mesi del 2012, le offerte di nuovi posti  (stagionali e non) in provincia di Rimini sono state circa 12 mila,  di cui più della metà nel trimestre turistico (il secondo, di aprile-giugno).

La crisi dell’industria  si riflette anche sulle assunzioni, appena 470, che non raggiungono il 4 per cento del totale. E’ invece il turismo, con 7 assunzioni su dieci,  a fare la parte del leone. Ma questo,  non è una novità, ha anche un riflesso sulla durata dei contratti,  per oltre il 90 per cento a tempo determinato (quando in Emilia Romagna lo stesso dato si ferma al 75 per cento,  e sul piano nazionale ancora meno).

Nel terzo trimestre (luglio-settembre), il periodo che può interessare di più giunti a questo punto dell’anno, le figure professionali più gettonate riguardano: professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi  (2.470 offerte), operai specializzati (170), impiegati (120),  professioni tecniche (70) e professioni non specializzate (730).

Delle nuove assunzioni previste, stando alle risposte fornite dalle imprese, meno di 7 su  cento sono di difficile reperimento (ma salgono a 22 su cento tra le professioni tecniche)  e c’è disponibilità ad assumere  anche personale immigrato, fino ad un massimo di uno ogni dieci.

Limitando il campo alle assunzioni non stagionali (in totale 1.010), a Rimini  la laurea è richiesta per 7 assunzioni su cento, nel 52 per cento dei casi basta il diploma, per il 20 per cento è sufficiente una qualifica professionale e per una quota uguale non è richiesta nessuna formazione specifica.

In provincia di Bologna invece,  le assunzioni previste in cui viene richiesta la laurea  sono il 14 per cento (il doppio di Rimini), quando la media regionale è del 16 per cento e quella nazionale del 18 per cento.

Per Rimini si ripropone l’annoso problema,  precedente la crisi, della bassissima capacità della sua economia di assorbire forza lavoro qualificata, soprattutto laureata.  Quasi niente il turismo e ristorazione, mentre i laureati raggiungono (per esempio a Bologna) il 68 per cento nei servizi avanzati e il  44 per cento in quelli finanziari.

Se, come scrive la Banca d’Italia nell’ultimo  report sull’economia dell’Emilia Romagna  “La quota di giovani lavoratori in possesso di laurea, ma impiegati in mansioni che richiedono un grado di istruzione inferiore è rimasto su livelli elevati”,  non osiamo pensare cosa potrà essere per Rimini.