Crisi di un sistema e buona imprenditoria

La Banca più importante della provincia (la Carim) finita nel mirino degli ispettori della Banca d’Italia “per gravi irregolarità nell’amministrazione e violazioni normative, gravi perdite patrimoniali..”. Non è la prima ispezione (leggere il dossier all’interno), ma  è la prima volta che si arriva al commissariamento, cioè all’estromissione, in blocco, del  gruppo dirigente. Non un gruppo qualsiasi, ma chi aveva in mano il grosso della borsa del credito e del risparmio in provincia di Rimini.

In un suo comunicato la Carim ricorda che “l’istituto è un patrimonio di tutti i riminesi”, ma a maggior ragione questo avrebbe dovuto consigliare il rispetto delle regole e una gestione più accorta.

Altre due banche del territorio hanno subito la stessa sorte.  Tre banche che hanno richiamato l’attenzione delle Autorità di controllo, in una provincia ad alta densità bancaria, ma tutto sommato abbastanza piccola, non è proprio normale.  Una situazione, quella del sistema bancario locale,  che mal si concilia, in un momento così difficile per l’economia, con le necessità delle imprese di avere accesso la credito.

 Ma queste, per certo non buone notizie, sono le ultime, ma non le uniche. La Fondazione Fellini, che avrebbe dovuto gestire un patrimonio che quasi si vende da solo, ha trovato il direttore, ma ancora non riesce a convincere nessuno a fare il presidente.  I lavori di ristrutturazione dell’ex colonia Novarese, a carico di Coopsette   (la stessa, per intenderci, che ha realizzato, poi venduto, il centro commerciale Le Befane), dove dovrebbe sorgere il “polo del benessere”,  hanno già accumulato un anno di ritardo (l’inaugurazione era prevista per il gennaio del 2010). L’opera è sospesa e non si sa quando riprenderà.

Del TRC (il Trasporto Rapido Costiero, la metropolitana di costa che dovrebbe unire Rimini e Riccione ed i cui lavori sarebbero dovuti iniziare i primi anni duemila) e del Teatro Galli è meglio non parlare, perché è difficile aggiungere qualcosa senza scadere nel ripetitivo. Poi sono arrivati i ritardi nell’inaugurazione del nuovo Palacongressi di Rimini, che quanto meno hanno messo in evidenza una carenza di controlli nell’esecuzione delle opere, che spettano al committente.

Un quadro, come si può vedere,  non certo idilliaco e con un punto in comune: in tutte queste situazioni, indagate, mai partite  o interrotte, è spesso la politica che governa  e i blocchi di interessi locali ad avere (avuto) un peso determinante. Se questo è vero, vuol allora dire che stiamo assistendo ad una crisi di legittimità (perché hanno perso credibilità) di una parte importante del blocco pubblico-privato del potere locale, più trasversale di quanto si creda.

 Va tutto male allora ? Per fortuna no. Perché  accanto ad un sistema che appare bloccato, incapace di decidere  e di agire, e diciamolo pure di rinnovarsi, girando per il territorio si scoprono aziende e imprenditori che silenziosamente, senza chiedere favori a nessuno, se non le normali autorizzazioni ad esercitare (spesso dopo anni), investono, acquistano nuovi macchinari, realizzano nuovi prodotti, si aprono a nuovi mercati, non temono di andare a vendere in Cina, anzi la ritengono una opportunità, assumono, magari meno di quello che potrebbero perché spesso non trovano le professionalità giuste.  Questa parte così intraprendente e vitale della nostra economia,  competitiva non perché paga bassi salari ma perché investe e innova, ha un solo difetto: lavora molto ma ha scarsa voce pubblica. Un po’ dipende da loro, ma in parte anche dalle loro rappresentanze,  che non ne mostrano a sufficienza la qualità del lavoro che svolgono.  Sarebbe utile ripartire da qui.