Concessioni balneari: un altro punto di vista

Una categoria economica che numericamente non supera, familiari compresi, le cinquanta mila unità (le concessioni per stabilimenti balneari sono, in Italia, poco più di undici mila) e che per sedici anni (la direttiva europea sulle gare risale al 2006) riesce a tenere in scacco tutti i partiti, tanto che è difficile distinguere il colore politico delle dichiarazioni che vengono rilasciate, ha sicuramente dell’eccezionale. Merito ovviamente della loro capacità legittima di fare pressione. Una capacità da manuale.

Ma non sarà sfuggito che nel dibattito su gare si, gare no, è quasi totalmente assente l’interesse pubblico, dello Stato, ma anche dei bagnanti e frequentatori della spiaggia. Cioè della maggior parte dei vacanzieri (in riviera di Rimini arrivano, ogni anno, più di tre milioni di turisti).

E’ assente l’interesse dello Stato perché, nonostante sia titolare del debito pubblico più alto d’Europa, dalle concessioni degli arenili incassa la miseria cifra di cento milioni di euro, a fronte di un volume d’affari, dei concessionari, stimato in 15 miliardi di euro. Cioè meno dell’uno per cento.

Debito pubblico che come è noto pagano tutti gli italiani, future generazioni comprese.

Ma è assente anche l’interesse dei vacanzieri, dispersi e non organizzati come gruppo di pressione, i quali si ritrovano, una volta arrivati sul posto, privati della libertà di scegliere se andare in un bagno con servizi, giustamente pagando, oppure preferire la spiaggia (un bene pubblico) libera. Una libertà che viene fortemente condizionata, per non dire negata, dal numero veramente ridotto di spiagge libere da concessionari.

Lungo la costa della Romagna, da Cervia a Cattolica, le spiagge libere, frequentabili e balneabili, non raggiungono il nove per cento del litorale (su 51 km di lunghezza). 

Un riassetto dell’arenile deve allora prevedere non solo concessioni con gare pubbliche, perché un bene collettivo non può essere ereditato come fosse privato, ma contemplare anche un consistente aumento delle spiagge libere. Perché senza spiagge libere non c’è nemmeno la libertà di scegliere come stare in spiaggia. Ed anche questo è un fattore di competitività. Lungo la costa barcellonese (Spagna) la spiaggia è normalmente libera e le concessioni, i famosi chiringuito, una eccezione.