Cassa integrazione ancora in salita

Sarà pur vero che la produzione ha ripreso a crescere, ma siccome la maggioranza delle persone vive del proprio lavoro, se questo non aumenta, anzi continua a diminuire, non c’è molto da gioire. Questa considerazione vale per l’Italia ma anche per Rimini, dove la cassa integrazione è aumentata del 46% nei primi sette mesi di quest’anno, rapportata allo stesso periodo dell’anno scorso.  Vuol dire che per il lavoro la crisi non ha esaurito il suo corso.   Miglioramenti, con una diminuzione della CIG,  ci sono stati  nell’alimentare, meccanico, tessile, acque minerali e trasporto,  subito però  compensati da peggioramenti nel legno, metallurgico, abbigliamento, pelli e cuoio, carta, edilizia e commercio, dove al contrario si è registrato un aumento della cassa integrazione.

Come sempre è il settore industriale, con oltre i due terzi delle ore complessive di cassa integrazione,  a soffrire di più (anche perché nel commercio sono poche le attività che possono usufruire della CIG).

 Ma se è possibile le cose sono peggiorate non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi. Perché se nel mese di gennaio 2010 la cassa integrazione straordinaria (quella per intenderci che precede a volte la chiusura di un’azienda) rappresentava il 31% del totale, a luglio è salita al 64%.

In altri termini, mentre la cassa integrazione ordinaria, nei primi sette mesi dell’anno, è cresciuta di cinque volte, quella straordinaria è lievitata di ben tredici volte.  Questo vuol dire che sono aumentate le situazioni a rischio chiusura o ristrutturazioni, che in genere non portano buone notizie per l’occupazione.  

Solo la  CIG di luglio (353 mila ore tra ordinaria e straordinaria) corrisponde a 2.200 unità di lavoro a tempo pieno equivalenti (un monte ore equivalente, cioè, a quello 2.200 di lavoratori a tempo pieno).