“Cara” acqua

L’ultima volta che ci siamo occupati di acqua è stato per sottolineare l’aumento, tra il 2012 e il 2014,  delle perdite della rete, che sono salite, in provincia di Rimini, dal 20,8 al 23,9 per cento dell’acqua immessa nelle condutture (fonte Istat).  Stiamo parlando, tanto per rendere meglio l’idea,  di perdite giornaliere per abitante che sono passate da 74,8 a 79,6 litri.  In totale, solo nel 2014, sono andati persi 4,2 milioni di metri cubi d’acqua, per un costo superiore a tre miliardi di euro.  Tenere presente che perdite di questa consistenza (anche se in talune località, non solo del Sud, si supera il 50 per cento) sono molto più elevate di quanto si registra in Europa.

In ogni caso un costo, perché raccogliere, potabilizzare e distribuire l’acqua non avviene a costo zero, che inevitabilmente si ripercuote sulle bollette che ogni famiglia si trova a dover pagare.   Bollette che in genere tendono ad aumentare, piuttosto che diminuire, come illustra l’indagine di Federconsumatori  sugli importi, nella città capoluogo, del Servizio Idrico Integrato (SII), che riunisce  tre servizi: acquedotto, la parte più consistente,  fognatura e depurazione, cui si aggiunge, di solito, una quota fissa (ex nolo del contatore).

A Rimini, dove il costo del SII, per un consumo medio di 150 metri cubi (1 mc=1000 litri), si trova in una posizione intermedia, tra le città più e meno care, ogni famiglia di tre persone ha speso, nel 2015, l’importo di 319 euro, il 7 per cento in più di un anno prima, quando l’inflazione si è fermata allo 0,1 per cento.   Questo vuol dire che se nel 2010 un metro cubo costava  1,64 €, nel 2015 è salito a 2,1 €: con un aumento, in cinque anni,  di ben il 48 per cento.

Il SII, come si desume dal bilancio 2015 del Gruppo Hera, che ha in carico il servizio,  ha contribuito al 26 per cento del MOL (Margine Operativo Lordo, in sostanza l’utile al lordo delle imposte  e oneri finanziari) della Società,  che è stato complessivamente di 884 milioni di euro, con un utile netto per gli azionisti di 180 milioni (il 9,5% in più sul 2014).   Sarà pur vero che molti di questi denari tornano sul territorio perché azionisti sono i Comuni, ma di fatto questo sistema tariffario sembra fatto per prelevare denaro dalle famiglie e giralo ai soci-azionisti.

Il Rapporto Federconsumatori si sofferma anche su taluni aspetti riguardanti gli impegni di Hera in merito alla gestione dei servizi: la cosiddetta Carta dei servizi.   Da cui si deduce, per Rimini,  che tra la firma del contratto a l’attivazione della fornitura passa un massimo di 7 giorni (media nazionale 9 giorni); mentre tra una richiesta scritta da parte degli utenti (tipo reclami) e la risposta  della società il tempo richiesto è di 30 giorni (media nazionale 26 giorni).   In sintesi: servizi leggermente sopra la media, ma ben pagati.