Astrit Kodra: storia di un imprenditore immigrato

di Laura Carboni Prelati

 Assistiamo frequentemente, in questi ultimi anni, ad un fenomeno insolito, diverso dalla normale logica, esempio di una realtà che sta interessando sempre di più Rimini; la nascita di imprese con titolari stranieri. La parte del leone la fanno le ditte di costruzioni, molte di queste sono individuali, altre in società. Operano nel settore edile sia in supporto che di complemento, interessandosi di tinteggiature, carpenteria, posa di manufatti.

Esistono anche imprese edili di proprietà di stranieri immigrati che sono in grado di appaltare opere complete di ristrutturazioni e nuove costruzioni. Si tratta di una vera classe imprenditoriale multietnica, non individuale, che ha iniziato lavorando nel settore delle ditte locali. Per una logica evoluzione lavorativa, le problematiche legate alla manovalanza, col tempo, si sono fatte sentire, perciò la ditta, da individuale, ha iniziato pratiche e procedure per diventare un’azienda in società, dove le maestranze sono rappresentate quasi sempre dalla stessa etnia. Abbiamo incontrato Astrit Kodra (detto Tito), albanese, titolare dell’impresa EdilTito Costruzioni di Rivazzurra di Rimini.

Sono dovuto fuggire dal Regime, pensavo sarebbe andata meglio di così…

-Vorrei sapere come si chiama?-“Sono Astrit Kodra, ma tutti mi chiamano Tito; da piccolo mi misero questo soprannome e ancora oggi tutti mi chiamano così”.

-Proveniendo dall’Albania,  aveva già, prima di partire, una professione o ha imparato qui un mestiere?-“Per parlare del mio lavoro attuale,devo tornare indietro nel tempo di circa 25 anni”.

-Certo, quanti anni ha e da quanto tempo è in Italia? -“Ho 46 anni,da 25 vivo in Italia”

-Ha un titolo di studio?-“In Albania frequentavo la Facoltà di Ingegneria Industriale, ma dovetti fuggire in seguito alla caduta del regìme; emigrai in Italia nel ’91, a 20 anni, e qui ricominciai tutto daccapo. Il mio primo lavoro (circa 1 anno) fu di fare il facchino in un albergo a Siena; 12-14 ore al giorno pesantissime, mai un giorno di riposo per 300.000 lire al mese. Sottostavo ad uno sfruttamento incredibile, ma ero”costretto” a rimanere, era l’unico lavoro che avevo trovato”

-Ha fatto dei corsi per imparare la lingua italiana?-“Molta pratica; l’Italiano è una lingua complessa, ma anche la nostra non è da meno, così alla sera, studiavo in camera, ma ero sempre molto stanco, però capisco e mi faccio capire bene”

-Il suo lavoro attuale (edilizia) gliel’ ha insegnato qualcuno in famiglia?-“No, l’ho imparato poco alla volta, facendo pratica. Da Siena andai a Cuneo e lì lavorai per 8/9 anni iniziando a fare il manovale. Acquisii molta esperienza e nel 2000 mi trasferii a Rimini; per 1 anno feci l’operaio, poi, visto che sapevo mandare avanti il cantiere da solo, pensai di aprire un’impresa per conto mio. Esperienza e pratica non mi mancavano. Un amico mi consigliò di aprire una piccola impresa e di appoggiarmi ad uno studio tecnico che ci avrebbe dato lavoro”

-Ha dipendenti?-”Tre anni fa avevo 6/7 dipendenti, ora ne ho 2”

-Lavora in zona?-“A Rimini e nei dintorni”

-Fate più edifici nuovi o ristrutturazioni?-“Non abbiamo lavoro come un tempo; se qualche anno fa si facevano 10 lavori, oggi se ne fanno 3”

-Quindi c’è ancora molta crisi nel settore…-“Non è proprio così; sono le tasse che opprimono le imprese, che ci ammazzano, non ci sono agevolazioni, oggi ci accontentiamo di sopravvivere. Il lavoro ci sarebbe. Su 100 euro che guadagno, ne pago 70 di tasse. In questa maniera ci faranno chiudere;  le piccole imprese, come la mia, fanno fatica a continuare, tentiamo di sopravvivivere. Intendiamoci, io le tasse le voglio pagare, ma tutti i cittadini devono contribuire al benessere dello Stato che però agevola sempre gli stessi, i“previlegiati” che di tasse ne hanno sempre pagate pochissime”.

-Ma voi lavorate perché fate un prezzo migliore?-“No, quando si apre un nuovo cantiere arrivano 15 preventivi, io non posso andare al di sotto di un certo tetto perché o non metto il materiale o frego la gente che mi fa lavorare…Non è onesto comportarsi così…”

-E’ l’unico titolare dell’impresa?-“No, ho mia moglie come socio”

-Ci sono delle regole, la burocrazia, le visite fiscali che ostacolano il lavoro?-“No, io sono in regola, non ho questi problemi”

-Ritornerebbe in Albania?-“Il governo là non è migliore di quello Italiano, la gente è molto sfiduciata nei confronti dell’operato dei politici; tutto sommato penso sia l’Europa che non vuole che lo stato Albanese si allinei agli altri stati più sviluppati, fa comodo così, lasciarci fra gli ultimi. Con 3 milioni di abitanti ed un mare meraviglioso e pulitissimo, le risorse naturali, non possiamo offrire strutture alberghiere adeguate e ospitalità, non ci siamo emancipati; siamo nel cuore dell’Europa, ma siamo all’ultimo posto, pur avendo un’identità e una collocazione geografica invidiabile, ma nessuno, in Europa, ci valuta obiettivamente”

-E’ soddisfatto del suo risultato ottenuto in Italia?-“Siamo sopravvissuti (dei superstiti), non è che abbiamo fatto fortuna; non facciamo lusso, io lavoro onestamente, ho una moglie e tre figli…Pensavo sarebbe andata meglio, molto meglio! Riesco a stento a mantenere la mia famiglia, è il minimo! Penso quali studi faranno i miei 3 figli, al loro futuro e tante volte medito di ritornare in Albania;se non fosse per loro, che sono nati qui in Italia, sarei già ritornato nella mia bella terra a piantare patate e pomodori…”

-Quali sono le motivazioni per rimanere in Italia?-“La famiglia, i miei figli; hanno amici, compagni di scuola, sono italiani! L’Italia è il paese che mi ha accolto quando, tanti anni fa, scappai dal regime Albanese, adesso tentiamo di andare avanti, è un momento critico per tutti…”

-Vorremmo sapere se l’esperienza maturata in Italia l’ha fatta progredire,  emancipare, sviluppare oppure è nelle medesime condizioni di quando era nel suo paese? -“Le persone che non sono italiane, di qualsiasi etnia, se si ingegnano, se si danno da fare, se ambiscono di crearsi un’impresa autonoma, non lo fanno solo per sopravvivere, ma per ottenere un certo benessere. Questo è ciò che pensavo io che sono venuto per lavorare, non per fare fortuna in fretta…Io mi sono dato anche troppo da fare, ma spesso noi stranieri siamo condannati dal pregiudizio”.