Artigiani-artisti, talenti in ombra

di Laura Carboni Prelati

Esistono ancora persone in grado di esprimere armonia e bellezza nei saperi e nella cultura di un territorio? Si, sono gli artigiani artisti; ognuno di loro ci tramanda un sentimento ed un’emozione particolare per l’arte. Al giorno d’oggi questi artigiani così “speciali” sono divenuti rarissimi, ma ne abbiamo incontrati alcuni in Valmarecchia, luogo dove ancora riescono a creare manufatti incredibilmente belli, elaborati con antiche tecniche, naturale passione e indispensabile talento.

 

La Liuteria Migani di Ferdinando, Pierluigi e Tarcisio di Spadarolo (Rimini)

Una continua ricerca, un’innata maestria, ma ciò che fa la differenza di un vero artista è l’umiltà di saper ascoltare e confrontarsi, anche dopo 30 anni e più di mestiere. E poi provare, correggere, modificare, perfezionare, rifinire, ritoccare. Così sarà stato per quel tocco sapiente nel definire le proporzioni o quell’accurata ricerca nei materiali (abete rosso della “foresta dei violini” di Paneveggio in Val di Fiemme) assieme agli antichi codici dei più insigni maestri cremonesi, che i fratelli Ferdinando, Pierluigi e Tarcisio Migani hanno intrapreso insieme un “mestiere” particolare; costruire violini, viole e violoncelli, condividendo lo stesso sentimento per l’arte e la musica ereditato dal padre organista. Capolavori che hanno richiamato in valle anche famosi musicisti, come Angelo Branduardi e Franco Battiato.

A quale modello vi siete ispirati?

“Sia allo Stradivari che al Guarneri del Gesù – racconta Tarcisio– ma abbiamo apportato col tempo qualche piccola modifica, nella struttura, ispirandoci anche al Maestro Capicchioni, più contemporaneo”.

Quanti pezzi conta un violino?

“Circa 70, compresi gli accessori. Occorrono mesi per crearlo, e altro tempo per verniciarlo (15/20 mani); dipende dal tipo di vernice e dalla stagione”.

La vostra Liuteria è una “scuola” artistica rinomata, avete allievi?

“Mio figlio Luca aveva iniziato, però ora lavora come grafico; questo tipo di lavoro va a rilento”.

Quanto tempo occorre per costruire un violino?

“Qualche mese, ma non si fanno 8 ore al giorno. In un anno ne fabbrichiamo 5/6”.

Qual è il costo?

“Un violino si aggira sui 6/8.000euro, un violoncello 12/15.000”.

Forse è per questi costi che trovano mercato i violini cinesi; con 200/300 euro sono corredati da custodia e archetto, ma che suono fanno?

“No comment; alle volte ce li portano seminuovi da aggiustare; si stacca il manico o il ponticello, ma il costo della riparazione è superiore al costo di uno nuovo!”.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

“Collaboriamo con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini per un’esposizione, nei locali del Museo della Città, che si terrà dal 16 maggio al 18 giugno. All’evento parteciperanno l’Associazione Liuteria Artistica (ANLAI) di Cremona e l’Istituto G.Lettimi; si prevede l’esposizione di pregevoli strumenti, nonchè legni, semilavorati e manufatti e le fasi costruttive di un violino assieme ad attrezzi, resine e vernici. Sarà un forte richiamo su un’arte bellissima che purtroppo si stà esaurendo”.

 

Mario Cesari, orafo di Pennabilli

Ha girato il mondo, incontrando centinaia di artisti di differenti culture. Mario Cesari infatti è membro della Goldsmiths’Hall, l’associazione degli orafi inglesi; ha lavorato a Londra, a Kathmandu (Nepal), negli USA. Ha insegnato all’Università in Georgia, ha realizzato strumenti scientifici per musei, ha tradotto per Hoepli il trattato Metalwork, testo di riferimento per generazioni di orafi ed ha creato, da perfetto comunicatore, il più ampio e ricco sito italiano sulla lavorazione del metallo: pennabilli.org.

Cos’è l’arte per lei?

“Arte è una di quelle parole come amore e progresso, difficili da definire, ognuno l’intende in modo diverso”.

E creare?

“Creare è un’attività connaturata all’uomo che corrisponde ad un bisogno profondo di dar forma a idee e intuizioni originali. L’artigiano è colui che crea, che si riconosce all’interno di una tradizione, custode di un patrimonio di conoscenze, e riesce con le proprie mani e i giusti attrezzi a trasformare la materia in prodotto artistico”.

Ha lasciato i suoi saperi, le sue tecniche a qualche allievo?

“Ogni volta che avevo un’allievo dovevo chiudere bottega. Per far sì che non vada persa gran parte dell’esperienza fatta in lunghi anni di lavoro, ho cercato di inserire molte notizie nel mio sito (foto e testi), ma apprendere direttamente è meglio. Penso che i giovani debbano fare esperienza, ma nel campo della lavorazione dei metalli, queste tracce risparmiano tempo in sperimentazione; il web è utile anche così. E’ sempre tramite internet che vedo lavori di altri artisti. Il confronto è anche selezionare maggiore funzionalità applicata ad un risultato estetico che valga”.

Qual è l’ultimo monile che ha creato?

“Ho eseguito una croce in argento con incastonatura di ametista in oro e 4 smeraldi sui bracci, che i sindaci della zona hanno donato all’ex vescovo di San Marino-Montefeltro”.

Lei dice che per creare qualcosa non bisogna risparmiare tempo. In che senso?

“Progettare, pensare, eseguire non va mai nel conto di ciò che determina il costo di un’opera. L’acquirente compera se c’è condivisione del gusto”.

Ha una necessità personale di plasmare i metalli?

“E’ un’esigenza degli umani, una cosa innata, un bisogno, una necessità cui gli uomini sono predisposti. Lavorare il metallo mi permette di operare una gamma di interventi che nessun altro tipo di arte possiede perché si può forgiare, fondere, lavorare con lo smalto, incidere, cesellare con una marea di tecniche e un’infinità di attrezzi. Noi artigiani pratichiamo una scelta estetica. Ogni oggetto è un pezzo unico che non rincorre la moda e non richiama a stili particolari; c’è uno stile, senza tempo, e un artista cerca di armonizzare estetica e funzionalità”.

 

Pierpaolo Giannini, ceramista di Pietracuta

E’ stato allievo di una grande scuola di ceramisti (Giò Urbinati) e scultori (Cucchiaro), ha incontrato designer (Serafini), architetti e poeti (Guerra) ognuno dei quali ha saputo dare una collaborazione fattiva alla sua formazione iniziata con l’Istituto d’Arte. Pierpaolo Giannini oggi ha 47 anni (25 dei quali dedicati alla passione per la ceramica). Ha “bottega” in Pietracuta, Località Pianacci 253/A dove realizza le sue opere.

Lei ama dare una forma particolare ad ogni oggetto?

“Si, le mie creazioni non sono fatte in serie”.

Come vengono realizzate?

“Sono tutte eseguite al tornio, con la ruota del vasaio, poi plasmate e decorate a mano. Ultimamente insegno ai bambini a scuola come si usa il tornio. Ne ho uno piccolo con pedale e quando faccio delle prove osservo il loro sguardo affascinato. Faccio fare qualcosa anche a loro; veder plasmare la creta sembra facile; loro vogliono sperimentare, provano, poi mi dicono- sembri un mago, è difficile!”.

Cosa le hanno trasmesso i maestri contemporanei?

“Dieci anni fa, grazie al sodalizio con Tonino Guerra, sono nate ceramiche originali ed evocative. Le fantasie, i suggerimenti, le indicazioni che Guerra condivideva con me a tavolino, facendo degli schizzi, mi hanno portato a realizzare ‘Boccaletti’ per acqua e vino, bicchieri dalle forme singolari, grandi piatti decorati, lampade, portafiori, vasellame, zuccheriere, portacandele, tutti oggetti funzionali e da arredo. Questo suo mondo fantastico mi è stato di grande stimolo, assieme al suo innato entusiasmo. Un piccolo difetto sapeva trasformarlo in punto di forza, questa era la sua saggezza”.

Quali locali hanno adottato questo stile?

“La Sangiovesa a Santarcangelo, il Raggio a Sogliano, La Grotta a Pietracuta e fuori zona a Bergamo e Treviso”.

Cos’altro ha realizzato?

“Bassorilievi su lastre, piastrelle decorative per ambienti, targhe storiche, commemorative e pannelli per personaggi ed eventi pubblici (Inno ai lavoratori a Talamello), ma sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo”.

Come va il mercato?

“Sono anni di crisi, di rinunce e sono molto sfiduciato. Anche l’arte esige serenità se vuoi creare qualcosa di bello per sopravvivere. Non ho operai,quando accendo un forno a 1200 gradi per cuocere la porcellana, deve essere pieno, perché l’energia costa parecchio, ma se non vendo? Le spese rimangono…”

C’è nella sua produzione, un richiamo alla contemporaneità?

“Io creo oggetti funzionali, accattivanti, dai colori intensi; ho necessità di esprimermi per seguire i miei percorsi interiori”.