Aree produttive, il punto

di Alessandra Leardini

 Quando i tempi della burocrazia non coincidono con quelli più frenetici dell’economia. Un esempio lampante arriva da questioni che anche nella nostra provincia si trascinano da anni tra protocolli d’intesa, accordi di programma, piani regolatori e varianti, senza aver portato ancora a risultati concreti. TRE torna ad accendere i riflettori sulle tre grandi aree produttive, le Apea (aree produttive ecologicamente attrezzate) previste a Santarcangelo, Sant’Andrea in Casale (San Clemente) e Raibano fin dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale del 1999, per l’insediamento di attività artigianali e industriali. Un totale di quasi 3 milioni di metri quadrati di spazi per una spesa di oltre 50 milioni di euro, peccato che nessuna di queste aree sia ancora in fase di realizzazione. Perché?

Ognuna di queste aree ha avuto una storia e un iter burocratico a sé stante. Ognuna di queste oggi viene gestita (seppure ancora solo sulla carta) da una società a sé stante. Se per il Triangolone, l’area prevista tra Rimini Nord (Tolemaide) e Santarcangelo, è stata scelta la via, grazie ad un protocollo d’intesa con il Comune clementino, della gestione diretta da parte delle quattro associazioni di categoria coinvolte (Confindustria, Confapi, Confartigianato e Cna), per le altre due aree sono state costituite delle società private a partecipazione pubblica.

 Triangolone, avanti adagio

Proprio il Triangolone appare ad oggi e nonostante il lungo periodo di stallo subito per via della crisi economica, l’area un po’ più avanti con i tempi. Al primo bando pubblicato per l’assegnazione dei lotti nel settembre 2008, in appena un mese fecero richiesta decine e decine di aziende, complice anche il basso costo contrattato dalle associazioni con il Comune: 43 euro al metro quadro. Si parlò in quell’occasione di una vera e propria caccia ai terreni. Le associazioni di categoria si mostrarono preoccupate di non riuscire a soddisfare tutte le richieste. Parteciparono in 108. “Almeno nel primo comparto – venne detto allora – ci sarà posto solo per la metà”. L’impressione, dunque, era che non sarebbe rimasto nemmeno un metro quadrato invenduto dei 600mila previsti nella zona (di cui 140mila edificabili). Un mese dopo, con lo scoppio della crisi economica e finanziaria, molte di queste imprese dovettero rinunciare al grande investimento. Le associazioni di categoria, di concerto con il Comune, dovettero riporre temporaneamente tutto nel cassetto.

A maggio 2010, ai primi cenni di ripresa, è uscito il secondo bando con scadenza il 31 luglio 2010. Le imprese interessate questa volta sono 32 per i lotti destinati all’artigianato. Di queste, quelle disposte a firmare con Cna e Confartigianato sono 15. E’ comunque soddisfatto Odoardo Gessi di Cna: “Con queste adesioni concrete potremo almeno muoverci per il primo stralcio – dichiara – che riguarda 150mila metri quadrati. Le prossime mosse? Raccogliere i contratti, contattare i proprietari dei terreni e preparare il progetto complessivo, speriamo entro il 2011”.

La parte interessata al primo stralcio è quella più a ridosso della Statale 16 e di certo il progetto dovrà tenere conto anche del tracciato della nuova Adriatica. Inoltre, sul piano burocratico e amministrativo, non poco inciderà sui tempi la questione del nuovo Piano Strutturale Comunale di Santarcangelo sul quale la Provincia ha chiesto al Comune clementino di apporre qualche aggiustatina.

Anche questa Apea, così come le altre due previste nel territorio provinciale, potrebbe usufruire dei contributi regionali destinati alle Aree ecologicamente attrezzate. “La Provincia – spiega Gessi – ha chiesto a tutte le società che gestiscono le tre aree di sottoscrivere la convenzione con la Regione per l’assegnazione dei 6,5 milioni di euro complessivi. Per quanto riguarda il Triangolone, noi abbiamo chiesto una proroga di altri sei mesi per decidere”.

Il contributo regionale previsto per quest’area secondo la spartizione della Provincia è di 2 milioni di euro. “Piuttosto che impegnare risorse pubbliche che poi verrebbero spese per nulla o solo in parte, vogliamo accertarci che ci siano almeno 15-20 aziende disposte a partire con il primo stralcio. I termini per decidere e raccogliere altre adesioni concrete, scadono a giugno. Avremo poi tempo fino al 2013 per spendere queste risorse pubbliche”.

Per quanto riguarda le altre aziende, Confindustria Rimini non ha richieste al momento in quest’area mentre Confapi ha raccolto per ora l’adesione di tre aziende ma dalla metratura cospicua. Si parla di 22mila metri quadrati di capannoni. Rimane però piuttosto scettico il direttore Roberto Bartoli: “In questo momento la crisi non aiuta – afferma il direttore di Confapi Rimini -. Se da una parte ci sono aziende che temono di affrontare l’investimento, dall’altra chi ha bisogno di spostarsi in fretta non può permettersi di aspettare. Con la chiusura di diverse aziende si stanno liberando degli spazi, anche nelle aree confinanti la Superstrada di San Marino. Dunque a differenza del passato il problema della mancanza di lotti non c’è più”.

 Sant’Andrea in Casale

Più complicata la vicenda dell’area ubicata nella piccola frazione di San Clemente. Oltre 700mila metri quadrati (230mila di capannoni) suddivisi in una cinquantina di lotti industriali già disegnati. Al 28 agosto 2009 risale l’adozione in consiglio comunale del Pua. “C’è un piano urbanistico attuattivo, c’è un accordo di programma tra Provincia e Comune, crediamo quindi che prima di Raibano si possa indire una gara per la realizzazione delle prime opere strutturali come i canali di scolo” spiega il dirigente della Provincia Alberto Rossini che sui tempi è ottimista: “Siamo nelle condizioni per bandire la gara e avere un vincitore entro il 2011, in modo da poter partire entro il 2012”. Il contributo regionale previsto per questo comparto, che ospita anche il nuovo stabilimento della Ghigi, è di 900mila euro.

 Raibano “sotto commissariamento”

Quella di Raibano è l’area sulla carta più ambiziosa: oltre un milione di metri quadrati con una previsione di 350mila adibiti a capannoni, vicino al casello di Riccione. Peccato che sia l’area oggi più in difficoltà logistica anche a causa del “terremoto” politico causatosi a Coriano dopo le dimissioni del sindaco Luigina Matricardi. “Bisognava solo procedere con i lavori, ma chi si prende la responsabilità di investire nella Apea in una situazione come quella di Coriano?” si domanda il neopresidente di Apea Raibano Srl. Maurizio Martini. Era già tutto pronto per procedere con il Pua (Piano Urbanistico Attuattivo) ma con il commissariamento di Coriano (di cui Raibano fa parte) è facile prevedere che la situazione di stallo si prolungherà nel tempo. Attualmente la società di gestione dell’Apea è costituita dai Comuni di Coriano (38%), Misano (38%) e Riccione (24%). “Ma il comune riccionese partecipa solo per sistemare la viabilità” puntualizza Martini nello spiegare il maggiore coinvolgimento di Coriano e Misano. Coinvolgimento che implica una spesa pubblica non di poco conto: 2,5 milioni di euro per trent’anni da parte di ogni Comune, quasi 8 milioni di euro solo per il primo stralcio. Se mettere insieme tre amministrazioni comunali è già difficile, ancora di più lo è di fronte a delle opposizioni che, specie a Misano, hanno più volte fatto muro sul nuovo polo produttivo. Il pensiero che il centrodestra misanese, ma anche Sinistra Critica, hanno più volte sollevato è che i Comuni, con questa partita, si sarebbero esposti troppo. Aggiungendo che si potevano lasciare i relativi oneri ai privati che si insedieranno invece di indebitare i Comuni.

“Con il Pua si dividerà l’area in comparti e si andrà a decidere quale tipo di imprese  andranno ad insediarsi” aggiunge Martini che, al momento, non può rilasciare altre dichiarazioni: l’assemblea dei soci che era stata fissata al 19 aprile, due giorni prima dell’arrivo del commissario di Coriano Maria Virginia Rizzo, è stata rinviata. “La nostra missione – conclude Martini – è di realizzare la viabilità principale e di mettere insieme le regole per l’insediamento. Ma probabilmente verrà sospeso tutto in attesa che passi il commissariamento”.

“Siamo in presenza di un programma sottoscritto dal consiglio provinciale e dai tre consigli comunali coinvolti e con la Regione Emilia Romagna resta solo da sottoscrivere la convenzione per il finanziamento che ammonta in questo caso a 3,5 milioni di euro” spiega dalla provincia Alberto Rossini facendo notare che al di là dei ritardi non si sta con le mani in mano.

 Concludendo…

Ad ogni modo, a detta delle associazioni interpellate, l’area del Triangolone sembra l’unica su cui continua a concentrarsi la richiesta, seppure limitata rispetto a qualche anno fa. Su Sant’Andrea in Casale e Raibano la rassegnazione, almeno da parte delle imprese che aspettano di insediarsi, sembra farla da padrone. Il dirigente provinciale che da anni segue le tre partite è chiaro a questo proposito: “Sarebbe un grave errore rinunciare a queste aree. Ci sono a disposizione 6 milioni e mezzo di euro per realizzare aree all’avanguardia con importanti servizi” sottolinea Rossini facendo riferimento alle opere previste per l’accessibilità, mense aziendali, servizi di trasporto pubblico ed infrastrutture adibite al risparmio energetico. E conclude: “Chi ha deciso semplicemente di affidare i capannoni alle imprese, penso a modelli come il Veneto, ora sta facendo i conti con diversi problemi e chiusure. Attrezzare queste aree di servizi innovativi è un valore aggiunto di cui le imprese non potranno non tenere conto”.