Ambulanti e non solo: tutti gli immigrati della stagione

(Articolo pubblicato su TRE del giugno 2009)

 Puntuale come sempre, con l’avvicinarsi dell’estate si torna a scrivere e parlare di immigrati, in particolare dei venditori ambulanti sull’arenile, enfatizzandone l’abusività, anche quando, uno su dieci,  sono muniti di regolare permesso. Questa maggiore sensibilità estiva per il fenomeno si percepisce leggendo i giornali locali, ma è anche confermata da una indagine sull’Abusivismo commerciale di un gruppo di cittadini immigrati a Rimini, commissionata dal Comune capoluogo e condotta dall’Università di Forlì, in cui si fa notare come l’88% degli articoli su abusivismo commerciale, commercio abusivo e commercio etnico (parificato all’abusivismo), si concentri proprio nel lasso temporale compreso fra aprile e settembre.

Il fatto è anche comprensibile visto che il fenomeno diventa più evidente durante l’estate, ma una manipolazione dei numeri e una eccessiva enfatizzazione di alcuni aspetti critici corrono il rischio  di fornire una visione poco aderente alla realtà, e perfino autolesionista per la  Riviera.

A cominciare dai numeri: la ricerca infatti, che ha indagato i 15 chilometri della spiaggia di Rimini, durante la passata stagione estiva, non ha contato più di 500-510 immigrati venditori ambulanti, con un numero di presenze quotidiane oscillanti tra i 250 e i 400,  per tre quarti concentrati nella zona centro-sud dell’arenile.  E si badi bene, il numero è rimasto costante negli ultimi dieci anni, nonostante la popolazione immigrata residente in  provincia di Rimini sia aumentata da 6 mila del 1999 a 26 mila nel 2009 (di cui  la metà nel comune Capoluogo), cioè dal 2,2% all’8,6% del totale dei residenti. In pratica siamo passati da un venditore di spiaggia  ogni 12 immigrati residenti, ad uno ogni 52.  In larga parte poi, coloro che vendono in spiaggia non sono residenti nel comune di Rimini né talvolta in Emilia Romagna.  Ed abusivo non vuol poi dire irregolare,  perché la stragrande maggioranza è provvisto di regolare permesso di soggiorno.

 In tutto il litorale romagnolo, da Cervia a Cattolica, una precedente indagine regionale risalente al 1997 aveva contato un numero di venditori ambulanti immigrati oscillante tra un minimo di 1.603 ad un massimo di 2.023. Anche allora si dava il fenomeno in regresso, o al massimo in assestamento, ma non in aumento.

Ma la cosa forse interessante è che i turisti, interrogati, risposero che la presenza di ambulanti abusivi in spiaggia era gradita o comunque per loro non rappresentava un problema (4 su 10 avevano effettuato acquisti, e gli stranieri più degli italiani) e in alcun modo avrebbe pesato sulla loro eventuale decisione di tornare sulle stesse spiagge. Risultò inoltre che la percentuale di quanti

avevano acquistato da venditori ambulanti aumentava con l’età.

 Ma l’eccessiva enfasi sugli immigrati ambulanti in spiaggia non deve occultare un altro fenomeno, che riguarda la crescente presenza di immigrati tra gli imprenditori del commercio (ingrosso e al dettaglio) regolare in provincia di Rimini: erano 539 nel 2000, sono diventati 1.274 a fine 2008, passando dal 4 al 10% dell’imprenditoria commerciale totale,  dimostrando così  maggior dinamismo dei locali. Percentuale che può perfino arrivare al 20% nelle attività commerciali più affini a quelle di spiaggia.

 Ma c’è un’altra presenza ben più consistente e senza la quale molte attività turistiche rischierebbero semplicemente di chiudere: è quella degli immigrati  lavoratori stagionali. Nel 2008, le persone di nazionalità straniera avviate al lavoro (in tutti i settori) in provincia di Rimini sono state più di 18 mila, in prevalenza donne, rappresentando il 27% del totale (66 mila gli avviati complessivi). Il peso degli immigrati non arrivava al 9% nel 2000.  La metà circa degli immigrati, 9 mila quindi, sono avviati al lavoro negli alberghi e nella ristorazione, dove rappresentano il 30%  di tutti gli avviati del settore (stimati in 30 mila). Ciò vuol dire che senza il contributo degli immigrati  si troverebbero nell’impossibilità di aprire o di affrontare i picchi di lavoro stagionale quasi un terzo delle attività turistiche.

 Si tenga anche presente, cha dal 2005 al 2008, l’imprenditoria straniera nel settore alberghi e ristorazione è aumentata da 354 a 408 unità, raggiungendo il 6% circa del totale settoriale.

 BOX

 Provenza (Francia) 1893:  caccia grossa ai maccaronis (italiani)

 La cittadina mediovale di Aigues-Mortes è situata a pochi chilometri dalle saline di Paiccais, di proprietà della compagnia delle Salins du Midì. Ogni estate, sul finire del XIX secolo, fra i 1.500-1.800 operai, di cui una buona fetta italiani, si andavano a sommare agli appena 2.200 abitanti per partecipare ai lavori di battitura prima e trasporto poi.

Quest’ultimo in particolare era un lavoro duro e logorante……La paga, a cottimo, era quel che attraeva gli stagionali…..Per il reclutamento la compagna si affidava a degli intermediari….All’alloggio provvedeva la compagnia: baracche di legno al cui interno veniva steso uno strato di paglia che doveva bastare per tutta la stagione.

…. Non era raro che (nella salina) si creassero tensioni….Un episodio….fece da scintilla: un italiano avrebbe lavato la sua camicia in un secchio d’acqua potabile, bene assai prezioso in quelle zone, attirando l’ira di un collega francese…(un nuovo capitolo) passò di bocca in bocca la notizia che tre operai fossero morti per mano degli italiani!  Si diede il via alla caccia all’italiano!  La folla mise letteralmente sotto assedio il rifugio (un forno) degli sfortunati, dal quale nessuno poté uscire per ventotto ore consecutive. Il giorno seguente gli italiani furono scortati dai gendarmi alla stazione per essere caricati sul primo treno diretto a Marsiglia (dalla tesi di laurea di Francesca Capece e Nicola Mastrangelo pubblicata sul supplemento Alias de Il Manifesto del 17 aprile 2010).