Alta formazione: brusca frenata per i buoni (voucher)

Stride un po’ la pagina pubblicitaria acquistata dalla Regione Emilia Romagna a fine  novembre 2009 (La Repubblica, edizione regionale del 29/11/2009) per annunciare che “l’Emilia Romagna programma opportunità di formazione rivolte a occupati e disoccupati di ogni età, per accrescere le competenze di ognuno..” e il taglio drastico dei finanziamenti per l’Alta formazione operato tra il 2008 e il 2009,  periodo in cui la spesa  da 4,8 milioni di euro è scesa a 2,8 milioni, con un taglio netto del  42%.

Certo la crisi c’è anche per le Regioni e i conti in qualche modo bisogna farli tornare. Ma dimezzare la spesa per l’Alta formazione proprio mentre c’è  l’urgenza di rilanciare la competitività delle imprese e di dare a tante persone rimaste senza lavoro, compresi numerosi giovani che attendono di entrarci, una opportunità per migliorare la propria spendibilità sul mercato dell’occupazione, non pare proprio una misura coerente con gli annunci e con le necessità del momento.

Prova ne sia che mentre i fondi scendevano,  le domande provenienti da tutta l’Emilia Romagna raddoppiavano per i disoccupati con laurea (da 766 a 1.597)  e quasi triplicavano per gli occupati e i lavoratori con diploma in cassa integrazione (da 1.536 a 3.686).

Con il risultato finale che le domande di voucher (buoni) complessivamente finanziate sono passate dal 70% di quelle ammissibili del 2008, ad un misero 13% del 2009.  Illudendo in questo modo tante persone, che  pur avendo i requisiti sono rimaste tagliate fuori per mancanza di fondi. 

Forse la Regione, oltre agli importi messi a disposizione, dovrebbe rivedere anche il costo  riconosciuto, quindi pagato, a tanti corsi che appaiono francamente fuori mercato (nel senso che se fossero a pagamento ne venderebbero pochissimi). Senza nulla togliere alla professionalità di tanti Enti di formazione, è però un fatto che un Master o Corso specialistico da loro offerto non può costare quanto una formazione equivalente di una  Università prestigiosa come la LUISS, come è capitato di costatare.

Ai  laureati disoccupati e ai lavoratori diplomati a rischio di perdere il lavoro della provincia di Rimini sono andati rispettivamente 30 e 33 “borse di formazione” (voucher), un numero veramente  irrilevante. Non sappiamo, perché non è stato possibile reperire questo dato,  quante siano state le domande, ma se il comportamento dei locali ha ricalcato le orme regionali (una domanda accolta ogni sette ritenute ammissibili) dovrebbero essere state non meno di quattrocento.

Questa volta, e questo è forse l’unico dato positivo, Rimini ha avuto qualcosa in più della media regionale: 2,1 domande finanziate per disoccupati ogni 10 mila appartenenti alla forza lavoro, preceduto solo da Bologna con 2,2;  2,4 domande finanziate per occupati ogni 10 mila occupati, dietro solo a Modena con 2,9.  Insomma, nella scarsità, Rimini ha ottenuto qualcosa in più. Ma, come abbiamo visto, stiamo parlando di pochi numeri.