Alberghi in svendita

di Martina Bacchetta

Acqua, sapone e olio di gomito: questi sono gli ingredienti necessari che un albergatore deve avere per ottenere il successo”, suggeriva nel secolo scorso il grande albergatore e imprenditore Conrad Hilton. Peccato che oggi, nel 2022, questi tre semplici elementi sembrano non essere sufficienti a mantenere solidamente in piedi un hotel. Complici sicuramente la pandemia da Covid-19 – che ha posto in ginocchio numerosissime strutture turistiche – e la crisi economica e sociale nella quale il nostro Paese, come molti altri, versa a causa anche dell’attuale guerra in corso tra Russia e Ucraina, il quadro è questo: un’importante quantità di hotel, bed&breakfast e pensioni turistiche hanno chiuso i battenti e sono al momento in vendita. Le vetrine espositive dei siti di agenzie immobiliari brulicano dei gioielli turistici che ben caratterizzano la Riviera Romagnola, meta preferita per le vacanze da molti italiani e non. Se ne trovano di tutti i tipi: vecchi, recentemente ristrutturati, vicino al mare, a breve distanza dal centro, stellati, piccole pensioncine storiche, con fasce di prezzo variabili e flessibili. La domanda che sorge spontanea è dunque solo una: perché? Accanto ai motivi già sopra citati, se ne affiancano, molto frequentemente, altri di tipo logistico. Spesso gli offerenti sono proprietari anziani che non hanno più la disponibilità o la forza di continuare la gestione e, in più, non hanno parenti vicini e prossimi a cui affidarla. E dunque qui si apre un altro interrogativo: le nuove generazioni che ruolo giocano in questa caduta al ribasso nel mercato di strutture ricettive e turistiche? Molti sono i giovani che magari vogliono intraprendere altre strade, forse non ancora battute dai padri, nonni e zii, e questa può comunque essere una scelta lecita. Strade che sembrano non passare per una hall di un albergo né tantomeno tra i corridoi delle sue stanze. Ma non è solo questo il punto. A volte è proprio l’imprenditore stesso, il fondatore o i fondatori, che rimanda di anno in anno il passaggio generazionale ai figli o nipoti, non considerandoli – il più delle volte erroneamente – non ancora pronti o sufficientemente preparati. Ma questa mancata preparazione può essere frutto di una gestione accentrata da parte del proprietario o ‘anziano’ – che non è capace o non vuole delegare – di atteggiamenti di potere decisionale rivendicato anche nelle questioni più banali e semplici. Lo mostrano anche i numeri. Secondo recenti indagini, a fine 2021 l’età media dei titolari in provincia di Rimini è pari a 52.8 anni, valore superiore sia di quello regionale (52.6), che di quello nazionale (51.4). “La maggior presenza di leader anziani nelle nostre aziende, soprattutto nelle realtà medio-piccole, indica che sono guidate dagli stessi fondatori e se oggi questo è sinonimo di stabilità e coesione, domani potrà essere un problema, quando si affronterà il passaggio generazionale” commenta Roberto Albonetti, segretario generale della Camera di commercio della Romagna. È dunque necessario un tempestivo affronto del problema, per esempio con un effettivo e progressivo passaggio di responsabilità, non solo formale ma sostanziale; fornire al successore tutti gli strumenti in grado di agevolare il passaggio generazionale fino alla vera e propria delega. Certo, ci sono anche esempi di alberghi a conduzione famigliare che resistono allo scorrere del tempo e delle generazioni, che restano in piedi grazie anche alla solidità dei legami affettivi che ben si prestano anche alla fiducia di affido manageriale e di controllo. Possiamo citarne molti, solo qui a Rimini: Hotel Eden (tre generazioni); Hotel Aurora (quattro generazioni), Hotel Cosmopolita (dal 1959) e tanti ancora.

Insomma le facce della medaglia sono sempre due.

I dati sicuri, sconcertanti e – a questo punto – anche discordanti sono che: alcune decine e decine di hotel sono in vendita e, di contro, si ha anche un innalzamento della percentuale di giovani imprenditori riminesi (come da indagini condotte da Infocamere-Movimprese) che di quell’”olio di gomito” di cui parlava Conrad Hilton ne hanno eccome. Le due cose non potrebbero conciliarsi?

Rimini è da sempre una città la cui economia è basata in larga misura sul turismo e l’accoglienza, quindi siamo difronte a un mancato spirito d’intraprendenza o paura degli investimenti?

Le strutture iniziano ad avere i loro anni e costa molto metterle a posto – chiosa Stefano Rabaiotti, dell’agenzia immobiliare Pianeta HotelPrincipalmente vi è un’impennata dei costi dei lavori e non so quanto valga la pena imbarcarsi in quest’impresa al giorno d’oggi. Insomma, quanto conviene ristrutturare un albergo per poi ricevere un ritorno di guadagno magro rispetto a quello cospicuo speso? È questa la domanda che temo si facciano numerose persone, soprattutto giovani imprenditori che probabilmente sono spaventati da un progetto del genere, che non dà molte certezze. Esiste un problema anche a livello amministrativo, però. Bisognerebbe concedere più spazio alla creatività e alla logistica: gli edifici, per quanto vecchi, si possono solo ristrutturare così come sono, non possono scostarsi molto dall’uso di attività alberghiera. Non parlo certo di hotel in prima linea e hanno ragione d’essere, ma di quelli magari posti in quarta e quinta fila che potrebbero diventare anche altro. È un dibattito che sta avvenendo di questi tempi. Il problema c’è in cima, ma anche a valle”.