Albergatore, una razza in via d’estinzione

di Marzia Caserio

Solo ristrutturati e con almeno tre stelle. Se questo può essere un buon primo passo per affittare un albergo in Riviera, non vuol dire che sia una garanzia. Anzi. Il mercato immobiliare turistico da tempo subisce una forte battuta d’arresto, riducendo le richieste d’affitto e ancora meno quelle di acquisto. La crisi del comparto – sembra ormai retorico dirlo – si sente, eccome. Non solo in termini di presenze nella stagione estiva, ma di un’offerta di infrastrutture non all’altezza dei tempi che cambiano. “E’ un mercato fermo e molto critico – fa sapere Alessandro Giorgetti, presidente regionale di Federalberghi – perché non si capisce cosa vuole diventare questa Riviera. Purtroppo mancano l’appeal, strutture di qualità e voglia d’investire. Dall’altra poi c’è l’aumento dell’Iva, la tassa di soggiorno, la poca capacità di finanziamento delle banche e tante altre preoccupazioni per colpa delle quali la gente fa fatica a pensare di affittare un albergo”. Se poi la struttura è una vecchia pensione datata anni Sessanta, la sfida si fa davvero ardua. E per Rimini e provincia è una scommessa continua, visto che di alberghi di questa tipologia, ce ne sono a centinaia sul territorio. Non a caso dal Riminese sono arrivate alla Regione Emilia-Romagna ben 28 domande sulle 53 totali, per l’accesso ai contributi previsti per gli interventi di ristrutturazione alberghiera.

“Le attività ricettive riminesi sono per lo più fuori mercato – spiega Gianluca Pagliettini, affiliato di Tecnocasa (Rivazzurra) – magari a una o due stelle, nelle vie secondarie e per di più non ristrutturate e di piccole dimensioni. Nessuno vuole acquistarle né venderle. Così si rischia che rimangano lì per anni o che vengano svendute”. E’ più facile che restino colonie abbandonate “visto che i tempi di trattativa sono davvero lunghi – sottolinea ancora l’affiliato Tecnocasa -. Le cifre proposte inizialmente si possono definire virtuali perché poi, quando si arriva al dunque, i prezzi calano notevolmente”. Si parla di 2/3mila euro a camera per la struttura più antiquata  – fino a 45mila, sempre a camera, nelle zone in prima linea o centrali e in complessi dalle 4 stelle in su, ristrutturati e dotati di tutti i comfort. “Per quest’ultimo tipo è più facile trovare clientela interessata e pronta a investire – commenta Gianfranco Nini dell’agenzia Mediazioni immobiliari alberghiere di Riccione – ma di strutture di questo genere ce ne sono poche. Il 90% è tutto di basso livello e non soddisfa. Alcuni proprietari hanno rinnovato, ma ci vorrebbe maggiore aiuto da parte del Comune e delle banche per avviare insieme un piano di ristrutturazione”. Secondo Nini, il nocciolo della questione sta tutto nel restyling. “Il Comune di Riccione, ad esempio, dovrebbe eliminare almeno il 30% delle vecchie strutture e cambiarne la destinazione in hotel di alto di livello. Nel 2013 è impensabile che una camera non abbia l’aria condizionata o il box doccia”. Ma è ancora più impensabile pensare di crescere “offrendo camere a 24 euro”. “E’ questo il nostro male – aggiunge -. Siamo al collasso e moriremo piano piano senza accorgercene”. Un male, quello dei mancati rinnovi, che “infetta” allo stesso modo tutte le località sulla costa: da Cattolica a Bellaria Igea Marina. Nonostante ciò, visto le condizioni economiche sempre più nere, qualcuno tenta il salto alla scoperta dell’Eldorado romagnolo. Non gente del Sud Italia, come avveniva di frequente fino a pochi anni fa, ma famiglie e imprenditori del Nord Italia in cerca di fortuna. Lombardia, Piemonte, Veneto: queste le regioni da cui partono la maggiori richieste d’affitto. “Si tratta di famiglie con più figli, con dei risparmi da parte e l’esigenza di cambiare vita – raccontano dall’agenzia Casoli di Cattolica -. Fanno tappa qui da noi, visionano alcune strutture e poi fanno una botta di conti. C’è chi preferisce puntare su Rimini o Riccione e chi magari vuole tentare su Cattolica, dove c’è un turismo più familiare”. Si stipula un contratto di uno o due anni e si incrociano le dita. “Molti rinunciano spesso dopo un primo tentativo, visto che non tutti sono del mestiere. Altri tentano di fidelizzare la clientela e non far affondare la nave”.