Adria Artigianato: dai pannelli al digitale

Nella terra del turismo, che qualcuno cominci ad esercitare il suo spirito imprenditoriale con un albergo e un ristorante, poi l’abbandoni per passare alla manifattura, è piuttosto raro, ma capita.

Così è nata, nel 1976, a Riccione, Adria Artigianato. Il padre dell’attuale Amministratore Delegato Conti Wilson, seconda generazione, finita la stagione, d’inverno si dedicava a lavori di falegnameria. In questo giro capitò, conversando al bar, che un amico dovette lasciare una rivendita di legname, cui subentrò iniziando così la commercializzazione di pannelli semilavorati per mobili. L’attività prese piede, e da marginale finì per diventare la principale, voltando le spalle al turismo.

Nel tempo poi, la linea dei pannelli semilavorati si è arricchita di altre linee di produzione, cui corrispondono altrettante  divisioni aziendali. 

Col marchio Pintura si è sviluppata la linea degli articoli per le belle arti, cioè tutto quello che occorre  per dipingere: telai, cavalletti, pannelli telati, ecc.

Poi è arrivata la linea Pintdecor, complementi per mobili, cioè oggetti di design per arredare gli ambienti con originalità,  totalmente dipinti a mano. Collezione che comprende  pannelli design, specchiere, lampade, orologi, tavoli e tavolini, porta-CD, librerie ed altri complementi di arredo unici..  Oggetti che sono “pensati” e disegnati dal Centro stile aziendale.  

Infine, ed è solo la più recente, Digital print, supporti per la stampa digitale. Con questa nuova linea, Adria Artigianato parteciperà per la prima volta, a maggio, alla fiera del settore, che si tiene a Monaco (Germania).

La produzione si fa parte in azienda e parte fuori,  potendo contare con  una rete di artigiani collaboratori, presenti tra Misano e Pesaro, fino ad arrivare a Parma.

Esclusi i pannelli, che sono venduti solo sul mercato nazionale, tutto il resto va in Italia e all’estero, dove l’azienda esporta il 40% del fatturato.

 “La crisi, ci spiega Conti Wilson,  c’è stata e si è cominciata a sentire, sul mercato nazionale e internazionale, nel secondo semestre 2008. In un primo momento non gli abbiamo dato molta importanza, perché ci sembrava una delle solite crisi cicliche, che ogni tanto arrivano. Venivamo da un decennio di crescita media intorno al 15% annuo, quindi non eravamo particolarmente preoccupati. Invece le cose sono durate più a lungo. Nel 2009, nonostante gli investimenti fatti e le fiere frequentate, la domanda è stata debole. Abbiamo dovuto applicare la cassa integrazione a una parte dei dipendenti, che da 120 del 2007 si sono ridotti agli  85 di oggi. Nello stesso periodo anche il fatturato ne ha risentito, scendendo da 12 a 7 milioni di euro.

Però, e questa è una nota positiva, gli sforzi, che hanno comportato anche una riorganizzazione interna, compreso la rinuncia a due dei sei capannoni dove era dislocata la produzione, stanno cominciando a dare il loro frutti. A febbraio 2010 abbiamo notato segnali di ripresa, e pensiamo che per noi la crisi si stia chiudendo. Stiamo aprendo nuovi canali di vendita in Italia e all’estero, e siamo ottimisti. Solo in Italia contiamo con sei mila clienti (grossisti, industria del mobile, stampatori, ecc.).  Di clienti che non pagano ne abbiamo avuti pochi, anche perché quando vediamo il rischio preferiamo rinunciare alla commessa.

Come nascono le nuove idee ?  Nascono sempre quando ti trovi in un vicolo cieco. Anche Pintdecor è nato, cinque anni fa, come risposta ad un momento di difficoltà. Insomma, le novità nascono dall’istinto di sopravvivenza. Bisogna pensare sempre, anche di notte.

 Le banche sono un capitolo delicato. Effettivamente nel 2009 hanno chiuso i rubinetti, un po’ presi dal panico anche loro. Oggi, piano-piano si sta tornando alla normalità.

 Sul personale bisogna dire che non ci sono problemi a trovare ragionieri e commercialisti, è invece più difficile assumere operai specializzati, da adibire, per esempio, alle macchine a controllo numerico. Per i canali di ricerca il passaparola è invece sempre il più efficace, anche se non l’unico”.